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Inammissibilità ricorso: quando i motivi sono generici

La Corte di Cassazione dichiara l’inammissibilità del ricorso di un imputato condannato per furto. I motivi sono stati ritenuti generici e non specifici, in particolare riguardo alla richiesta di applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, negata per la presenza di precedenti illeciti che indicavano un comportamento abituale. L’imputato è stato condannato al pagamento delle spese e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 18 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità Ricorso: Le Conseguenze di Motivi Generici e Ipotetici

L’ordinanza in esame della Corte di Cassazione offre un chiaro esempio di come la precisione e la specificità dei motivi siano cruciali per l’ammissibilità di un ricorso. Quando un’impugnazione non si confronta adeguatamente con la decisione del giudice precedente, il rischio di una dichiarazione di inammissibilità del ricorso diventa concreto. Questo caso, riguardante un’accusa di furto aggravato, illustra perfettamente i principi che governano il giudizio di legittimità e le condizioni per l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto.

Il Caso in Esame: Un Ricorso Respinto

Un individuo, condannato in primo e secondo grado per il delitto di furto aggravato (artt. 624 e 625 n. 2 c.p.), ha proposto ricorso per Cassazione contro la sentenza della Corte d’Appello di L’Aquila. Il ricorrente ha basato la sua difesa su due motivi principali: una presunta violazione delle norme sulla condanna dell’imputato e la mancata applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, prevista dall’articolo 131-bis del codice penale.

La Corte di Cassazione, tuttavia, ha analizzato entrambi i motivi e li ha ritenuti infondati, giungendo a una declaratoria di inammissibilità.

I Motivi dell’Inammissibilità del Ricorso

La decisione della Suprema Corte si fonda su una valutazione rigorosa dei requisiti di ammissibilità previsti dalla legge. Vediamo nel dettaglio perché ciascun motivo è stato respinto.

Primo Motivo: La Genericità della Censura

Il primo motivo di ricorso lamentava la violazione dell’articolo 533 del codice di procedura penale. La Corte ha osservato che l’imputato non ha formulato una critica specifica e puntuale agli argomenti della sentenza impugnata. Al contrario, si è limitato a prospettare una ricostruzione alternativa dei fatti, con affermazioni generiche e ipotetiche, senza collegarle concretamente agli elementi del caso. La giurisprudenza costante della Cassazione stabilisce che un motivo di ricorso è inammissibile se non si confronta con la ratio decidendi della decisione precedente, ma propone semplicemente una lettura diversa degli eventi.

Secondo Motivo: La Mancata Applicazione della Tenuità del Fatto

Anche il secondo motivo, relativo alla mancata applicazione dell’art. 131-bis c.p., è stato giudicato privo di specificità. La Corte d’Appello aveva negato questo beneficio basandosi su un’attenta valutazione della gravità di illeciti simili, commessi poco tempo prima dall’imputato. Questi precedenti indicavano un comportamento non occasionale, ma abituale, condizione che osta all’applicazione della particolare tenuità del fatto. Il ricorso non ha contestato in modo efficace questa motivazione, limitandosi a denunciare l’omessa valutazione senza argomentare specificamente contro le ragioni addotte dalla corte territoriale. In pratica, non è sufficiente lamentare la mancata applicazione di una norma, ma è necessario smontare punto per punto il ragionamento del giudice che l’ha esclusa.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte ha ritenuto che entrambi i motivi di ricorso fossero manifestamente infondati e privi della specificità richiesta dalla legge. Per la Cassazione, non è compito del giudice di legittimità riesaminare i fatti, ma solo verificare la corretta applicazione della legge e la coerenza logica della motivazione della sentenza impugnata. Proporre una diversa interpretazione dei fatti o criticare genericamente una decisione, senza coglierne il nucleo argomentativo, conduce inevitabilmente a una declaratoria di inammissibilità del ricorso.

La Corte ha inoltre sottolineato che la valutazione sulla tenuità del fatto deve tenere conto di una serie di indicatori, come la natura e la gravità degli illeciti, le modalità esecutive, le motivazioni e le conseguenze. La presenza di reati della stessa indole, anche se unificati dal vincolo della continuazione, può essere un forte indice di un comportamento abituale, precludendo così il beneficio. Il ricorrente non ha fornito argomenti validi per confutare la valutazione operata in tal senso dalla Corte d’Appello.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Decisione

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale: l’impugnazione deve essere un atto tecnico preciso, non una generica lamentela. L’esito del caso è stato la dichiarazione di inammissibilità del ricorso, con la conseguente condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende. Tale sanzione pecuniaria è prevista dall’art. 616 c.p.p. proprio per i casi in cui l’inammissibilità è evidente, a sottolineare la necessità di un uso responsabile dello strumento processuale del ricorso per Cassazione. La decisione serve da monito: un ricorso superficiale e non argomentato non solo non ha possibilità di successo, ma comporta anche ulteriori conseguenze economiche per l’imputato.

Perché un ricorso in Cassazione può essere dichiarato inammissibile?
Un ricorso viene dichiarato inammissibile quando i motivi presentati sono generici, ipotetici o non si confrontano specificamente con le ragioni logico-giuridiche (la ratio decidendi) su cui si fonda la sentenza impugnata. In pratica, non basta proporre una diversa lettura dei fatti, ma è necessario criticare in modo puntuale la decisione precedente.

Quando non si applica la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.)?
Secondo la sentenza, la particolare tenuità del fatto non si applica quando il comportamento dell’imputato è ritenuto abituale. La presenza di altri illeciti della stessa indole, commessi anche poco tempo prima, può essere un indicatore di tale abitualità, impedendo il riconoscimento del beneficio, anche se i reati sono unificati dal vincolo della continuazione.

Cosa succede se il ricorso viene dichiarato inammissibile?
In caso di inammissibilità del ricorso, come stabilito dall’art. 616 del codice di procedura penale, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali. Inoltre, se l’inammissibilità è dovuta a colpa del ricorrente (ad esempio per la palese genericità dei motivi), il giudice lo condanna anche al pagamento di una sanzione pecuniaria in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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