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Inammissibilità ricorso: quando è rivalutazione dei fatti

La Corte di Cassazione dichiara l’inammissibilità del ricorso di un’imputata, ribadendo che non è possibile richiedere in sede di legittimità una nuova valutazione delle prove già esaminate dal giudice di merito. La decisione sottolinea come i motivi del ricorso debbano basarsi su vizi di legge e non su una diversa interpretazione dei fatti, confermando la condanna e le statuizioni della Corte d’Appello, inclusa l’esclusione della causa di non punibilità per la lieve entità del fatto.

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Pubblicato il 26 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità del Ricorso in Cassazione: Il Divieto di Rivalutare i Fatti

La Corte di Cassazione svolge un ruolo fondamentale nel nostro ordinamento: non è un terzo grado di giudizio per riesaminare i fatti, ma un organo che garantisce l’uniforme interpretazione e la corretta applicazione della legge. Una recente ordinanza ha ribadito questo principio, dichiarando l’inammissibilità del ricorso presentato da un’imputata, poiché le sue argomentazioni miravano a una nuova valutazione delle prove, attività preclusa alla Suprema Corte.

Il caso in esame: un appello basato su una nuova analisi delle prove

Una donna, condannata nei primi due gradi di giudizio, ha presentato ricorso per Cassazione. I motivi del suo appello, tuttavia, non contestavano presunti errori di diritto commessi dalla Corte d’Appello, ma si concentravano su una diversa interpretazione degli elementi probatori. In particolare, la ricorrente contestava la valutazione della sua responsabilità, l’offensività del fatto, l’elemento psicologico del dolo e l’irrilevanza dei suoi “motivi”.

Inoltre, la difesa aveva sollevato la questione della non punibilità per particolare tenuità del fatto, ai sensi dell’art. 131-bis del codice penale, e aveva invocato, seppur in modo generico, lo stato di necessità. Si trattava, in sostanza, di un tentativo di ottenere dalla Cassazione un nuovo giudizio sul merito della vicenda, chiedendo ai giudici di legittimità di sostituire la propria valutazione a quella già compiuta, e motivata, dalla Corte d’Appello.

La decisione della Corte sull’inammissibilità del ricorso

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. I giudici hanno chiarito che i motivi presentati non erano “consentiti dalla legge in sede di legittimità”. Questo perché si trattava di “doglianze volte ad ottenere una rivalutazione del compendio probatorio su punti comunque adeguatamente vagliati e disattesi con corretti argomenti giuridici dal giudice di merito”.

Di conseguenza, la ricorrente è stata condannata al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende, una sanzione pecuniaria prevista proprio per i casi di ricorsi inammissibili.

Le motivazioni della Corte: i limiti del giudizio di legittimità

L’ordinanza si sofferma su punti cruciali che definiscono i confini del giudizio in Cassazione.

La richiesta di rivalutazione probatoria

Il cuore della decisione risiede nel divieto per la Corte di Cassazione di riesaminare le prove. I giudici hanno sottolineato come la Corte d’Appello avesse già ampiamente e correttamente motivato la sua decisione riguardo alla responsabilità penale, all’offensività del fatto e al dolo. Chiedere alla Cassazione di rivedere questi punti equivale a sollecitare un’attività che non le compete.

L’esclusione della non punibilità per particolare tenuità del fatto

Anche la richiesta di applicare l’art. 131-bis c.p. è stata respinta. La Corte ha evidenziato che i giudici di merito avevano già escluso questa possibilità basandosi sulle “modalità concrete della condotta”, che non permettevano di considerarla di minima offensività. Anche su questo punto, il ricorso si limitava a proporre una diversa valutazione, senza evidenziare un vizio di legge nella decisione impugnata.

L’infondatezza dello stato di necessità

Infine, le argomentazioni relative allo stato di necessità sono state giudicate “manifestamente infondate”, “aspecifiche e generiche”. La difesa, infatti, non aveva fornito alcun elemento concreto a supporto di tale tesi, rendendo impossibile per qualsiasi giudice valutarne la fondatezza.

Le conclusioni: implicazioni pratiche

Questa ordinanza è un importante monito per chi intende presentare ricorso per Cassazione. È essenziale comprendere che non si può utilizzare questo strumento per tentare di ottenere una terza valutazione dei fatti di causa. I motivi di ricorso devono essere rigorosamente giuridici, incentrati sulla violazione o errata applicazione della legge o su vizi di motivazione logica e non su una semplice divergenza rispetto alla ricostruzione operata dai giudici di merito. L’inammissibilità del ricorso non è solo una sconfitta processuale, ma comporta anche conseguenze economiche significative per il ricorrente.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi presentati non contestavano errori di diritto, ma miravano a ottenere una nuova valutazione delle prove e dei fatti, un’attività che non rientra nelle competenze della Corte di Cassazione.

La Corte di Cassazione può riesaminare le prove di un processo?
No, la Corte di Cassazione è un giudice di legittimità, non di merito. Il suo compito è verificare la corretta applicazione della legge da parte dei giudici dei gradi precedenti, non riesaminare testimonianze, documenti o altre prove per ricostruire i fatti.

Cosa succede quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Quando un ricorso viene dichiarato inammissibile, la decisione impugnata diventa definitiva. Inoltre, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende, come avvenuto nel caso di specie con una condanna al pagamento di tremila euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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