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Inammissibilità ricorso: quando è generico e ripetitivo

La Corte di Cassazione dichiara l’inammissibilità del ricorso presentato da due imputati condannati per resistenza a pubblico ufficiale. La decisione si fonda sulla genericità dei motivi, che si limitavano a riproporre censure già esaminate e respinte in appello, senza confrontarsi specificamente con la logica argomentativa della sentenza impugnata. La Corte ha inoltre confermato la gravità del fatto, escludendo l’applicazione della causa di non punibilità per tenuità e la concessione delle attenuanti generiche.

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Pubblicato il 20 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità del Ricorso: La Cassazione e i motivi generici

L’accesso alla Corte di Cassazione, ultimo grado di giudizio, è governato da regole precise che mirano a garantire l’efficienza della giustizia. Una recente ordinanza della Suprema Corte ci offre un chiaro esempio di come la mancata osservanza di tali regole porti a una declaratoria di inammissibilità ricorso. Questo accade quando i motivi presentati sono generici, ripetitivi e non si confrontano criticamente con la decisione impugnata. Analizziamo insieme un caso concreto per capire meglio.

I Fatti del Caso

Due soggetti, condannati in primo e secondo grado per il reato di resistenza a pubblico ufficiale (art. 337 c.p.), decidevano di presentare ricorso per Cassazione. I fatti originari concernevano una pericolosa fuga a bordo di un ciclomotore, durante la quale gli imputati avevano anche tentato di investire i militari che intimavano loro l’alt.

Le doglianze presentate alla Suprema Corte erano diverse:
1. Il primo ricorrente contestava in modo generico l’affermazione della sua responsabilità penale, limitandosi a riproporre questioni già valutate e respinte dalla Corte d’Appello.
2. Il secondo ricorrente, invece, lamentava il mancato riconoscimento della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (ex art. 131-bis c.p.) e la mancata concessione delle attenuanti generiche, con conseguente eccessività della pena.

L’Analisi della Corte e l’Inammissibilità del Ricorso

La Corte di Cassazione ha esaminato entrambi i ricorsi, giungendo alla medesima conclusione: l’inammissibilità. Per il primo ricorrente, i giudici hanno sottolineato come i motivi fossero mere enunciazioni riproduttive di censure già vagliate, senza un reale confronto con l’apparato logico-argomentativo della sentenza d’appello. In pratica, l’atto mancava di quella specificità necessaria per consentire alla Corte di valutare la presunta violazione di legge.

Anche per il secondo ricorrente, l’inammissibilità ricorso è stata la conseguenza inevitabile della sua impostazione difensiva. La Corte ha ritenuto che il motivo relativo all’art. 131-bis fosse una semplice riproposizione di argomenti già correttamente disattesi. I giudici di merito, infatti, avevano adeguatamente motivato la gravità del fatto, evidenziando elementi concreti come la pericolosità della fuga, il tentativo di investimento, la guida senza patente e un precedente specifico. Allo stesso modo, la censura sulla mancata concessione delle attenuanti generiche è stata giudicata priva di specificità, poiché non si confrontava con i criteri puntualmente esposti dai giudici nei gradi precedenti.

Le Motivazioni della Decisione

La decisione della Corte si fonda su un principio cardine del processo penale: il ricorso per Cassazione non è un terzo grado di giudizio sul merito dei fatti. Il suo scopo è verificare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione della sentenza impugnata. Per questo motivo, è onere del ricorrente formulare censure specifiche, che evidenzino un vizio concreto della decisione e non si limitino a riproporre la stessa versione dei fatti o le stesse argomentazioni già respinte.

In questo caso, entrambi i ricorsi sono stati ritenuti “aspecifici”, ovvero incapaci di mettere in discussione il percorso logico-giuridico seguito dalla Corte d’Appello. La conseguenza di tale vizio procedurale è la declaratoria di inammissibilità, che non solo rende definitiva la condanna, ma comporta anche la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende.

Conclusioni: L’importanza della specificità nel ricorso

Questa ordinanza ribadisce una lezione fondamentale per chiunque intenda adire la Corte di Cassazione: la precisione e la specificità dei motivi di ricorso sono requisiti imprescindibili. Limitarsi a manifestare un generico dissenso o a riproporre le medesime argomentazioni difensive senza un’analisi critica della sentenza impugnata conduce inevitabilmente a una declaratoria di inammissibilità ricorso. Ciò comporta non solo la chiusura definitiva della vicenda processuale con la conferma della condanna, ma anche un aggravio di spese per il condannato.

Perché un ricorso in Cassazione può essere dichiarato inammissibile?
Un ricorso viene dichiarato inammissibile quando i motivi presentati sono generici, si limitano a riprodurre censure già esaminate e respinte nei gradi precedenti e non si confrontano in modo specifico con le argomentazioni logico-giuridiche della sentenza che si intende impugnare.

Quando non si applica la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.)?
Secondo la decisione in esame, tale causa di non punibilità non si applica quando il fatto, seppur rientrante nei limiti di pena previsti dalla norma, è ritenuto di particolare gravità. In questo caso, la gravità è stata desunta da elementi come la pericolosità della fuga in ciclomotore, il tentativo di investimento dei militari, la guida senza patente e un precedente specifico dell’imputato.

Quali sono le conseguenze della dichiarazione di inammissibilità di un ricorso?
La dichiarazione di inammissibilità comporta che il ricorso non venga esaminato nel merito, la sentenza di condanna diventa definitiva e il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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