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Inammissibilità ricorso: quando è generico e infondato

La Suprema Corte di Cassazione dichiara l’inammissibilità di un ricorso contro un’ordinanza di sequestro societario. Il ricorso è stato giudicato generico per non aver presentato argomenti nuovi e decisivi. La sentenza ribadisce il principio di autonomia tra procedimento penale e procedimento di prevenzione, chiarendo che la mancata confisca in una sede non invalida il sequestro nell’altra. L’inammissibilità del ricorso è stata quindi confermata, con condanna del ricorrente alle spese.

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Pubblicato il 9 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità Ricorso: la Cassazione sul Sequestro e l’Autonomia dei Procedimenti

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 12678 del 2024, ha affrontato un caso cruciale in materia di misure cautelari reali, confermando l’inammissibilità del ricorso presentato da un imprenditore contro il sequestro di una società. La decisione offre spunti fondamentali sulla specificità richiesta nei motivi di impugnazione e ribadisce un principio cardine del nostro ordinamento: la netta autonomia tra il procedimento penale e quello di prevenzione. Analizziamo i dettagli di questa importante pronuncia.

I Fatti del Caso: Il Sequestro della Società

La vicenda trae origine dal ricorso di un imprenditore, amministratore unico di una società, avverso l’ordinanza del Tribunale che aveva confermato il sequestro preventivo della stessa. L’imprenditore era indagato per il reato di intestazione fittizia di beni in concorso con il proprio padre. Secondo l’accusa, la società era stata formalmente intestata al figlio per eludere le misure patrimoniali nei confronti del padre, a sua volta indagato per concorso esterno in associazione di tipo mafioso.

Il vincolo reale sulla società era stato apposto non solo per il reato di intestazione fittizia, ma anche in relazione al delitto di associazione mafiosa contestato al padre. L’ipotesi accusatoria era che la società fosse uno strumento asservito agli interessi di un’associazione criminale, finalizzato al controllo del settore degli appalti pubblici in un determinato territorio.

I Motivi del Ricorso e l’Inammissibilità

L’imprenditore ha basato il suo ricorso su diversi punti, sostenendo:

1. Una motivazione solo apparente del provvedimento di sequestro, priva di una reale esplicitazione del fumus commissi delicti e del periculum in mora.
2. La sproporzione e l’inadeguatezza della misura cautelare.
3. La mancata considerazione di un elemento nuovo (novum): una precedente decisione del Tribunale delle Misure di Prevenzione che, nel procedimento a carico del padre, non aveva disposto la confisca della medesima società.
4. La regolarità formale e sostanziale dell’attività societaria, supportata da documentazione difensiva.

La Corte di Cassazione, tuttavia, ha ritenuto tutti i motivi infondati, dichiarando l’inammissibilità del ricorso.

L’Inammissibilità del Ricorso e l’Autonomia dei Procedimenti

Uno degli argomenti centrali della difesa era che la mancata confisca della società nel procedimento di prevenzione a carico del padre dovesse essere considerata un fatto nuovo e decisivo. La Cassazione ha smontato questa tesi richiamando un principio consolidato: l’assoluta autonomia tra il procedimento penale e quello di prevenzione.

I giudici hanno chiarito che l’omessa richiesta di confisca da parte del Pubblico Ministero in sede di prevenzione, o la mancata adozione della stessa da parte del giudice, non costituisce un “accertamento giudiziario” in contrasto con il titolo cautelare penale. Le ragioni di tale omissione possono essere varie e non hanno alcuna rilevanza nel procedimento penale, che segue binari e presupposti autonomi.

La Genericità del Ricorso e il Principio del Giudicato Cautelare

La Corte ha inoltre qualificato le censure del ricorrente come inammissibili per altre due ragioni fondamentali. In primo luogo, le critiche relative alla regolarità dell’attività societaria erano censure di merito che, in assenza di profili di novità decisiva, si scontravano con il principio del cosiddetto “giudicato cautelare”, secondo cui una decisione cautelare non può essere continuamente rimessa in discussione sugli stessi elementi.

In secondo luogo, e in modo ancor più netto, la censura relativa alla proporzionalità e adeguatezza della misura è stata giudicata inammissibile per la sua genericità. Il ricorrente si era infatti limitato a richiamare il contenuto del precedente atto di appello, senza esplicitare alla Corte di legittimità i motivi specifici della sua doglianza. La giurisprudenza è costante nel ritenere inammissibile un ricorso che si limiti a un mero rinvio a motivi precedenti, poiché impedisce al giudice di legittimità di valutare la specificità e la pertinenza delle critiche mosse.

Le Motivazioni della Decisione

La Suprema Corte ha evidenziato come le argomentazioni difensive non cogliessero il punto centrale della contestazione. Il sequestro non si fondava solo sull’ipotesi di intestazione fittizia, ma anche sul ruolo della società come strumento al servizio degli interessi di un’associazione mafiosa. Pertanto, le prove sulla regolarità formale della costituzione societaria non erano decisive per escludere il fumus del reato. La decisione del Tribunale delle Misure di Prevenzione di non confiscare il bene è stata ritenuta irrilevante a causa della completa autonomia tra i due procedimenti. Infine, la genericità dei motivi relativi alla proporzionalità ha impedito alla Corte di entrare nel merito della questione, portando a una declaratoria di inammissibilità.

Le Conclusioni

Questa sentenza ribadisce l’importanza fondamentale della specificità e della novità degli argomenti nei ricorsi per cassazione contro le misure cautelari. Non è sufficiente contestare genericamente un provvedimento o fare riferimento a decisioni prese in altri e autonomi procedimenti. Per superare il vaglio di ammissibilità, è necessario formulare censure puntuali, pertinenti e, nel caso di riesame di decisioni già prese, basate su elementi effettivamente nuovi e decisivi. La decisione conferma la linea rigorosa della giurisprudenza, che sanziona con l’inammissibilità i ricorsi che non rispettano tali requisiti procedurali, condannando il ricorrente al pagamento delle spese e di un’ammenda.

La mancata confisca di un bene in un procedimento di prevenzione impedisce il suo sequestro in un separato procedimento penale?
No. La Corte di Cassazione ha ribadito che esiste una totale autonomia tra il procedimento penale e quello di prevenzione. L’omessa richiesta o disposizione di confisca in sede di prevenzione non costituisce un accertamento giudiziario che impedisce l’adozione di un sequestro in sede penale per lo stesso bene.

Quando un ricorso contro un provvedimento di sequestro viene considerato inammissibile per genericità?
Un ricorso è considerato generico e quindi inammissibile quando si limita a richiamare i motivi di un precedente atto di appello senza esplicitare e argomentare in modo specifico le censure mosse al provvedimento impugnato. È necessario presentare alla Corte di legittimità motivi specifici che le consentano di valutare la fondatezza delle critiche.

Quali sono le conseguenze della dichiarazione di inammissibilità di un ricorso in Cassazione?
Ai sensi dell’art. 616 del codice di procedura penale, la dichiarazione di inammissibilità del ricorso comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende. Nel caso di specie, la somma è stata fissata in tremila euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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