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Inammissibilità ricorso: quando è generico?

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’inammissibilità di un ricorso avverso il diniego parziale della liberazione anticipata. La decisione si fonda sulla genericità dei motivi, che non contestavano specificamente i comportamenti negativi alla base del diniego, e sul fatto che il ricorso sollevava questioni relative a un provvedimento non impugnato. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di un’ammenda.

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Pubblicato il 26 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità Ricorso: La Decisione della Cassazione su Motivi Generici

L’ordinanza in esame della Corte di Cassazione affronta un tema cruciale della procedura penale: l’inammissibilità ricorso. La Suprema Corte ha chiarito, ancora una volta, i requisiti di specificità che un’impugnazione deve possedere per superare il vaglio di ammissibilità, sottolineando come le contestazioni generiche siano destinate al rigetto. Questa decisione offre importanti spunti di riflessione sull’onere di precisione richiesto alla difesa.

I Fatti del Caso

Un detenuto presentava un reclamo avverso un’ordinanza del Magistrato di Sorveglianza che aveva dichiarato inammissibile la sua domanda di liberazione anticipata. Il Tribunale di Sorveglianza accoglieva parzialmente il reclamo, concedendo il beneficio per un semestre di detenzione. Tuttavia, rigettava la richiesta per un altro semestre, motivando il diniego con la presenza di comportamenti indicativi di una mancata adesione al trattamento rieducativo. Inoltre, dichiarava inammissibile l’istanza per un ulteriore periodo, poiché di durata inferiore al semestre previsto dalla legge.

I Motivi del Ricorso e l’Inammissibilità Ricorso

Contro la decisione del Tribunale di Sorveglianza, il detenuto proponeva ricorso per Cassazione, articolando due principali motivi di doglianza:

1. Motivazione incongrua: Si lamentava che la motivazione per il rigetto del beneficio per un semestre fosse inadeguata e sproporzionata rispetto ai comportamenti contestati.
2. Motivazione mancante: Si denunciava la totale assenza di motivazione per altri periodi di detenzione, che erano stati oggetto di una precedente ordinanza non notificata.

La Corte di Cassazione ha ritenuto entrambi i motivi infondati, giungendo a una pronuncia di inammissibilità ricorso.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha analizzato distintamente i due motivi, concludendo per l’inammissibilità di entrambi.

La Genericità dei Motivi

Con riferimento al primo motivo, la Corte ha osservato che il ricorso si limitava a una critica generica sulla sproporzione tra i comportamenti addebitati e la decisione di rigetto, senza però contestare specificamente la veridicità di tali comportamenti. Il Tribunale aveva compiuto la sua valutazione e il ricorrente non aveva fornito elementi concreti per metterla in discussione. Un’impugnazione che non si confronta puntualmente con le ragioni di fatto della decisione impugnata è considerata generica e, pertanto, inammissibile.

L’Effetto Devolutivo e le Questioni Estranee

Per quanto riguarda il secondo motivo, la Cassazione ha rilevato che le doglianze relative a periodi di detenzione diversi erano state trattate in un’altra ordinanza, che non era oggetto dell’impugnazione in esame. In virtù del principio devolutivo, il giudice dell’impugnazione può pronunciarsi solo sulle questioni specificamente devolute con l’atto di ricorso. Introdurre questioni estranee al provvedimento impugnato rende il motivo inammissibile.

Le Motivazioni

La Corte ha ribadito un principio fondamentale della procedura: l’onere della specificità dei motivi di ricorso. Non è sufficiente esprimere un generico dissenso con la valutazione del giudice di merito. È necessario, invece, che l’impugnazione si articoli in una critica puntuale e argomentata delle ragioni di fatto e di diritto esposte nel provvedimento impugnato. Nel caso di specie, il ricorrente non ha contestato i comportamenti che il Tribunale ha ritenuto ostativi alla concessione del beneficio, ma si è limitato a criticarne la valutazione in termini di proporzionalità. Questo approccio rende il motivo generico e, di conseguenza, inammissibile. Allo stesso modo, il richiamo a questioni decise in altre sedi viola il principio del tantum devolutum quantum appellatum, secondo cui l’ambito del giudizio di impugnazione è limitato ai punti della decisione che sono stati specificamente criticati.

Le Conclusioni

L’ordinanza conferma la rigorosa applicazione dei criteri di ammissibilità dei ricorsi in Cassazione. La decisione sottolinea l’importanza per i difensori di redigere atti di impugnazione precisi, che entrino nel merito delle argomentazioni del provvedimento contestato, evitando censure generiche o l’introduzione di temi estranei al giudizio. La declaratoria di inammissibilità comporta non solo l’impossibilità di un esame nel merito delle proprie ragioni, ma anche la condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria, con un evidente pregiudizio per l’assistito.

Perché un ricorso in Cassazione può essere dichiarato inammissibile?
Un ricorso può essere dichiarato inammissibile se i motivi sono generici e non contestano specificamente i fatti posti a base della decisione impugnata, oppure se solleva questioni che esulano dall’oggetto della decisione stessa (estranee al devolutum).

Cosa succede se un ricorso viene dichiarato inammissibile per colpa del ricorrente?
In base all’art. 616 del codice di procedura penale, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, se non vi sono elementi per escludere la sua colpa nella determinazione della causa di inammissibilità.

È sufficiente contestare la ‘sproporzione’ di una decisione per un ricorso valido?
No, secondo questa ordinanza non è sufficiente. Il ricorso deve contestare specificamente i comportamenti e le circostanze di fatto che il giudice ha considerato, non limitarsi a una generica critica sulla valutazione o sulla proporzionalità della decisione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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