Inammissibilità ricorso prescrizione: l’importanza del corretto calcolo dei termini
Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale in materia processuale: la corretta valutazione di tutti gli elementi che incidono sul decorso della prescrizione è essenziale per la validità di un ricorso. L’analisi del provvedimento evidenzia come un errore di calcolo possa determinare l’inammissibilità del ricorso per prescrizione, con conseguenze economiche significative per l’imputato.
Il caso: un reato e il calcolo della prescrizione
La vicenda trae origine da un reato commesso il 23 marzo 2016. Dopo la condanna in secondo grado, emessa dalla Corte d’Appello il 21 dicembre 2023, l’imputato proponeva ricorso per Cassazione. La tesi difensiva si fondava su un unico, decisivo punto: l’avvenuta prescrizione del reato. Secondo il ricorrente, il tempo massimo previsto dalla legge per perseguire quel reato era già trascorso prima della sentenza d’appello.
Tuttavia, questo calcolo si è rivelato errato.
Il ruolo cruciale della sospensione dei termini
L’elemento che ha cambiato le carte in tavola è stato un periodo di sospensione del decorso della prescrizione pari a 212 giorni. Nel diritto penale, la sospensione ‘congela’ il conteggio del tempo per l’estinzione del reato a causa di specifici eventi previsti dalla legge (ad esempio, rinvii del processo per legittimo impedimento dell’imputato o del difensore). Una volta cessata la causa di sospensione, il conteggio riprende da dove si era interrotto.
Nel caso in esame, il ricorrente non aveva tenuto conto di questi 212 giorni. Aggiungendoli al calcolo, la data di maturazione della prescrizione si spostava inevitabilmente in avanti, cadendo in un momento successivo alla pronuncia della sentenza della Corte d’Appello.
La decisione della Cassazione sulla inammissibilità del ricorso per prescrizione
Di fronte a questa evidente discrepanza, la Corte di Cassazione non ha potuto fare altro che dichiarare l’inammissibilità del ricorso. Il motivo posto a fondamento dell’impugnazione era, infatti, manifestamente infondato. La prescrizione, contrariamente a quanto sostenuto, non era ancora maturata al momento della decisione di secondo grado.
La Corte ha quindi condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro alla Cassa delle ammende, una sanzione pecuniaria prevista proprio per i casi di ricorsi inammissibili.
Le motivazioni
Le motivazioni della Suprema Corte sono lineari e si basano su un’applicazione rigorosa delle norme sulla prescrizione. Il ricorso è inammissibile quando si fonda su premesse errate in punto di diritto, come un calcolo sbagliato dei termini. La Corte non entra nel merito della vicenda, ma si ferma a una valutazione preliminare: se l’unico motivo di ricorso è palesemente infondato, l’impugnazione non può essere accolta. In questo caso, l’errore di calcolo sulla prescrizione, ignorando il periodo di sospensione, ha reso l’intera argomentazione difensiva priva di qualsiasi fondamento giuridico, portando inevitabilmente alla declaratoria di inammissibilità.
Le conclusioni
Questa ordinanza serve da monito sulla necessità di una diligenza assoluta nel calcolo dei termini processuali. La prescrizione è un istituto complesso e il suo computo deve tenere conto di ogni variabile, inclusi i periodi di sospensione e interruzione. Un errore in questa fase preliminare non solo vanifica la strategia difensiva, ma espone anche l’assistito a ulteriori oneri economici. La decisione riafferma che la giustizia richiede precisione e che gli errori procedurali hanno conseguenze concrete e non trascurabili.
Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché si basava su un errato calcolo della prescrizione del reato. Il ricorrente non aveva tenuto conto di un periodo di sospensione del termine di 212 giorni.
Cosa ha comportato l’errato calcolo della prescrizione?
L’errato calcolo ha fatto sì che la prescrizione del reato, secondo la Corte, non fosse ancora maturata al momento della sentenza d’appello. Di conseguenza, il motivo principale del ricorso era manifestamente infondato.
Quali sono state le conseguenze economiche per il ricorrente?
A seguito della dichiarazione di inammissibilità del ricorso, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 6108 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 7 Num. 6108 Anno 2025
Presidente: COGNOME NOME COGNOME
Relatore: COGNOME
Data Udienza: 13/12/2024
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
DE COGNOME NOME nato a BARI il 16/03/1998
avverso la sentenza del 21/12/2023 della CORTE APPELLO di BARI
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
MOTIVI DELLA DECISIONE
ritenuto che il ricorso di NOME COGNOME è inammissibile, perché, a differenza di quel che vi adduce il reato, commesso il 23 marzo 2016, stanti i 212 giorni di sospensione del decorso della prescrizione, la prescrizione sarebbe maturata dopo la emissione della sentenza della Corte di appello emessa il 21 dicembre 2023;
ritenuto, pertanto, che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile con la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di eurebila in favore della Cassa delle ammende.
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al Ogamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della cassa delle/ammende. Così deciso il 13 dicembre 2024
Il Consigl1 1e estensore
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Il esidente