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Inammissibilità ricorso prescrizione: la prova evidente

Un imputato, dopo aver ottenuto la dichiarazione di prescrizione per un capo d’accusa, ha presentato ricorso in Cassazione per ottenere un’assoluzione piena. La Corte ha dichiarato l’inammissibilità del ricorso per prescrizione, sottolineando che per superare la prescrizione è necessaria una ‘prova evidente’ di innocenza, che deve emergere ‘ictu oculi’ dagli atti. Argomentare una mera insufficienza probatoria, come nel caso di specie, non soddisfa questo rigoroso requisito.

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Pubblicato il 5 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità ricorso prescrizione: quando la prova di innocenza non è “evidente”

La recente sentenza della Corte di Cassazione, Sezione Penale, n. 19863/2025, offre un importante chiarimento sui limiti del ricorso contro una sentenza che dichiara la prescrizione di un reato. La decisione ribadisce il principio secondo cui, per ottenere un’assoluzione nel merito al posto della prescrizione, non basta eccepire una generica debolezza probatoria, ma è necessaria una prova di innocenza ‘evidente’. Questo caso evidenzia la netta distinzione tra insufficienza di prova e prova di innocenza, un tema cruciale che porta all’inammissibilità del ricorso per prescrizione se non correttamente argomentato.

I Fatti del Caso: Un Percorso Giudiziario Complesso

Il caso trae origine da una condanna per plurime fattispecie legate agli stupefacenti. Dopo un primo ricorso in Cassazione, la sentenza era stata annullata con rinvio alla Corte di Appello per un vizio di motivazione relativo a un specifico capo di imputazione (il capo 30), che contestava tre distinti episodi di cessione di sostanze.

In sede di rinvio, la Corte di Appello ha agito su un doppio binario:
1. Ha dichiarato l’estinzione per intervenuta prescrizione del primo dei tre episodi.
2. Ha assolto l’imputato per i due episodi rimanenti, ritenendo che il ‘vulnus motivazionale’ non potesse essere sanato e che la prova logica, basata sui soli rapporti tra l’imputato e l’acquirente, fosse insufficiente.

Di conseguenza, la pena complessiva è stata ricalcolata al netto della sanzione relativa a quel capo d’imputazione.

Il Ricorso in Cassazione e l’Inammissibilità del Ricorso per Prescrizione

L’imputato ha proposto un nuovo ricorso in Cassazione, non per contestare le assoluzioni, ma per la gestione dell’episodio dichiarato prescritto. La difesa sosteneva che, poiché la Corte di Appello aveva assolto per insufficienza di prove negli altri due episodi basandosi sugli stessi elementi logici, avrebbe dovuto fare lo stesso per il primo episodio, pronunciando un’assoluzione nel merito ai sensi dell’art. 129, comma 2, del codice di procedura penale, anziché limitarsi a dichiarare la prescrizione. L’argomento centrale era che esisteva una ‘prova evidente di innocenza’ che imponeva una decisione più favorevole.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendolo ‘estrinsecamente aspecifico’. La decisione si fonda su un consolidato orientamento giurisprudenziale: per ottenere una sentenza di assoluzione nel merito in presenza di una causa di estinzione del reato come la prescrizione, l’imputato deve dimostrare che la prova della sua innocenza sia ‘evidente’ e percepibile ‘ictu oculi’ (a colpo d’occhio).

La Corte ha specificato che non è sufficiente dedurre la stessa insufficienza di prova che ha portato all’assoluzione per altri episodi contestati. L’onere del ricorrente è molto più gravoso: deve indicare elementi specifici e incontrovertibili, già presenti agli atti, che dimostrino palesemente che:
– Il fatto non sussiste.
– L’imputato non lo ha commesso.
– Il fatto non costituisce reato.

Nel caso di specie, il ricorrente si è limitato a un’argomentazione logica, estendendo il giudizio di insufficienza probatoria all’episodio prescritto, ma senza allegare alcun elemento fattuale concreto che dimostrasse, in modo evidente, la sua innocenza. Questo approccio non soddisfa lo standard richiesto dall’art. 129, comma 2, c.p.p., che prevede il proscioglimento nel merito solo quando l’innocenza sia palese e non richieda complesse valutazioni.

Le Conclusioni

La sentenza consolida un principio fondamentale in materia di inammissibilità del ricorso per prescrizione. La declaratoria di prescrizione prevale sull’assoluzione per insufficienza di prove. Per ribaltare questa gerarchia, l’imputato ha l’onere di superare una soglia probatoria molto alta, indicando elementi di prova positivi e inconfutabili della propria innocenza. La mera critica alla tenuta dell’impianto accusatorio non è sufficiente. Questa pronuncia serve da monito: un ricorso che mira a ottenere un’assoluzione nel merito su un reato prescritto deve essere fondato su basi fattuali solide e immediatamente percepibili, altrimenti è destinato all’inammissibilità, con conseguente condanna alle spese processuali e al pagamento di una somma in favore della Cassa delle ammende.

È possibile ottenere un’assoluzione nel merito per un reato già dichiarato prescritto?
Sì, è possibile, ma solo a condizione che dagli atti emerga una prova ‘evidente’ dell’innocenza dell’imputato. L’art. 129, comma 2, c.p.p. stabilisce infatti che il giudice deve pronunciare una sentenza di assoluzione se risulta evidente che il fatto non sussiste, che l’imputato non lo ha commesso o che il fatto non costituisce reato.

Cosa intende la Cassazione per ‘prova evidente’ ai fini dell’assoluzione per un reato prescritto?
Per ‘prova evidente’ (definita anche ‘ictu oculi’, cioè a colpo d’occhio) si intende una prova che emerge in modo chiaro, immediato e inconfutabile dagli atti processuali, senza la necessità di un’analisi complessa o di un’ulteriore attività istruttoria. Non è sufficiente una semplice insufficienza o contraddittorietà della prova d’accusa.

Perché il ricorso in questo caso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché l’imputato non ha fornito la ‘prova evidente’ della sua innocenza richiesta dalla legge. Si è limitato a sostenere che la stessa insufficienza di prova che aveva portato all’assoluzione per altri episodi dovesse applicarsi anche a quello prescritto, ma non ha indicato elementi concreti e palesi che dimostrassero l’insussistenza del fatto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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