LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Inammissibilità ricorso per vizio di motivazione

La Corte di Cassazione dichiara l’inammissibilità di un ricorso avverso una condanna per furto aggravato. Le ricorrenti lamentavano la mancanza di una pagina nella sentenza di primo grado, ma la Corte ha qualificato il difetto come una mera omissione nel calcolo della pena, emendabile e non causa di nullità. Questa ordinanza ribadisce i rigorosi criteri per l’inammissibilità ricorso e le conseguenze economiche per impugnazioni manifestamente infondate.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 18 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità Ricorso: Quando un Errore Formale Non Invalida la Sentenza

L’ordinanza in esame offre un importante chiarimento sui confini dell’inammissibilità ricorso per Cassazione, specialmente quando si lamenta un vizio di motivazione. Il caso riguarda due persone condannate per furto aggravato che hanno visto il loro ricorso rigettato perché basato su un presupposto errato: la presunta mancanza di una pagina nella sentenza di primo grado, che si è rivelata essere una semplice omissione nel calcolo della pena.

I Fatti del Caso: Un Presunto Vizio Procedurale

Due imputate, dopo una condanna per furto aggravato confermata in appello, hanno presentato ricorso per Cassazione. L’unico motivo di doglianza era un presunto vizio di motivazione della Corte d’Appello. A loro dire, i giudici di secondo grado avrebbero errato nel determinare la pena a causa dell’assenza della pagina 4 della sentenza di primo grado. Questa mancanza avrebbe impedito una corretta ricostruzione del calcolo della sanzione.

La Decisione della Corte di Cassazione e l’Inammissibilità del Ricorso

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato e, di conseguenza, inammissibile. I giudici hanno stabilito che l’errore lamentato dalle ricorrenti non costituiva un vizio di motivazione, né tantomeno una causa di nullità della sentenza. La Corte ha potuto verificare, tramite l’accesso agli atti processuali, che nessuna pagina del provvedimento di primo grado era mancante; le pagine, semplicemente, non erano numerate. Il difetto riscontrato era unicamente una mancata esplicitazione del calcolo matematico per arrivare alla pena finale, un’omissione che non rientra nei casi tassativi di nullità previsti dalla legge.

Le Motivazioni della Corte

La Corte di Cassazione ha basato la sua decisione su principi consolidati della giurisprudenza. In primo luogo, ha sottolineato che denunciare un errore procedurale come ‘vizio di motivazione’ è tecnicamente scorretto. Quando si lamenta un vizio processuale, la Corte ha il potere di accedere direttamente agli atti del fascicolo per verificare la fondatezza della censura.

Nel merito, i giudici hanno chiarito che la Corte d’Appello aveva correttamente identificato il problema non come una pagina mancante, ma come una ‘mancata esplicitazione’ del calcolo della pena. Questo tipo di omissione non è contemplato tra le cause di nullità assoluta elencate nell’art. 604 del codice di procedura penale. Si tratta, invece, di un errore materiale che può essere corretto (emendato) dallo stesso giudice che lo ha commesso, come infatti era avvenuto nel giudizio di appello.

La Suprema Corte ha quindi concluso per la manifesta infondatezza del ricorso, da cui discende per legge l’inammissibilità ricorso. A causa della colpa delle ricorrenti nell’aver proposto un’impugnazione palesemente priva di fondamento, sono state condannate al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende, come previsto dall’art. 616 del codice di procedura penale.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche della Pronuncia

Questa ordinanza è un monito sull’importanza di qualificare correttamente i motivi di ricorso e di non confondere mere irregolarità o omissioni emendabili con vizi che possono invalidare una sentenza. La decisione ribadisce che l’inammissibilità ricorso è una sanzione severa per chi abusa dello strumento dell’impugnazione, presentando motivi pretestuosi o manifestamente infondati. Per gli operatori del diritto, ciò significa dover valutare con estrema attenzione la sussistenza dei presupposti per un ricorso in Cassazione, al fine di evitare non solo una pronuncia sfavorevole, ma anche significative conseguenze economiche per i propri assistiti.

Quando un’omissione nella motivazione di una sentenza ne causa la nullità?
Un’omissione nella motivazione causa la nullità della sentenza solo se rientra in uno dei casi tassativamente previsti dall’art. 604 del codice di procedura penale. Una semplice mancata esplicitazione del calcolo per determinare la pena finale, come nel caso di specie, è considerata un’irregolarità emendabile e non una causa di nullità.

Cosa succede se un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
In base all’art. 616 del codice di procedura penale, la parte che ha proposto il ricorso viene condannata al pagamento delle spese del procedimento. Inoltre, se l’inammissibilità è dovuta a colpa del ricorrente (ad esempio, per manifesta infondatezza dei motivi), la Corte lo condanna anche al pagamento di una somma in favore della Cassa delle ammende.

La presunta mancanza di una pagina in una sentenza è un valido motivo di ricorso?
Non necessariamente. Come dimostra questa ordinanza, la Corte di Cassazione può verificare direttamente gli atti. Se si scopre che nessuna pagina è mancante e che il problema è in realtà una diversa e meno grave irregolarità (come la mancata numerazione delle pagine o un’omissione nel testo), il motivo di ricorso verrà ritenuto infondato, portando all’inammissibilità ricorso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati