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Inammissibilità ricorso per spaccio: le attenuanti

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’inammissibilità del ricorso di un imputato condannato per spaccio di sostanze stupefacenti. La Corte ha ritenuto i motivi del ricorso una mera ripetizione di argomenti già respinti in appello, confermando la decisione dei giudici di merito di non concedere le attenuanti generiche a causa dei precedenti specifici dell’imputato e della gravità del reato.

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Pubblicato il 3 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità Ricorso: Quando i Precedenti Pesano sulla Pena per Spaccio

L’Ordinanza n. 8421/2024 della Corte di Cassazione offre un chiaro esempio di come i precedenti penali e la gravità oggettiva di un reato possano portare alla dichiarazione di inammissibilità del ricorso presentato dall’imputato. La decisione sottolinea il limitato margine di manovra in sede di legittimità quando i motivi di appello sono una semplice riproposizione di argomenti già vagliati e respinti dai giudici di merito.

I Fatti del Caso

Un individuo veniva condannato in primo grado, con rito abbreviato, per il reato di traffico di sostanze stupefacenti, previsto dall’art. 73, comma 1, del d.P.R. 309/1990. La sentenza veniva integralmente confermata dalla Corte d’Appello di Roma.

Contro la decisione di secondo grado, l’imputato proponeva ricorso per Cassazione, affidandosi a due principali motivi di doglianza:
1. Un vizio di motivazione riguardo alla mancata valutazione della sua condotta successiva al reato (post delictum) e al conseguente mancato riconoscimento delle circostanze attenuanti generiche.
2. Una critica al trattamento sanzionatorio, ritenuto eccessivo e non adeguato al reale disvalore della condotta, chiedendone una riduzione.

I Motivi del Ricorso e l’Inammissibilità secondo la Cassazione

La Suprema Corte ha esaminato entrambi i motivi, concludendo per una declaratoria di inammissibilità del ricorso. La decisione si fonda su argomentazioni precise che meritano di essere analizzate.

Primo Motivo: Mancata Concessione delle Attenuanti Generiche

La Corte ha ritenuto il primo motivo una mera riproduzione di censure già adeguatamente esaminate e respinte dalla Corte d’Appello. I giudici di merito avevano infatti giustificato il diniego delle attenuanti basandosi su elementi concreti e decisivi:
* Il dato ponderale: una quantità significativa di sostanza stupefacente.
* Il principio attivo: un elevato contenuto di principio attivo nella sostanza sequestrata.
* La personalità dell’imputato: definita ‘negativa’ in ragione di due precedenti penali specifici e recenti.

Secondo la Corte, questi elementi non erano isolati, ma indicavano l’inserimento dell’imputato in un più ampio contesto criminale dedicato al traffico di stupefacenti. La motivazione della Corte d’Appello è stata quindi ritenuta logica, corretta e immune da vizi.

Secondo Motivo: Trattamento Sanzionatorio

Anche il secondo motivo, relativo alla richiesta di una pena più mite, è stato giudicato inammissibile. La Cassazione ha osservato che la Corte territoriale aveva fornito una giustificazione adeguata sulla commisurazione della pena, definendola ‘congrua ed equa’. La valutazione si basava, ancora una volta, sulla gravità oggettiva del fatto e sulla personalità negativa dell’imputato. Pertanto, la decisione del giudice di merito rientrava pienamente nel suo potere discrezionale, esercitato in modo corretto e non sindacabile in sede di legittimità.

Le Motivazioni della Decisione

La decisione della Cassazione ribadisce un principio fondamentale del nostro ordinamento processuale: il giudizio di legittimità non è un terzo grado di merito. La Suprema Corte non riesamina i fatti, ma si limita a verificare la corretta applicazione della legge e la coerenza logica della motivazione delle sentenze impugnate. Presentare un ricorso che si limita a ripetere le stesse argomentazioni già respinte, senza evidenziare un vizio di legge o un’illogicità manifesta nella motivazione, porta quasi inevitabilmente a una declaratoria di inammissibilità.

Inoltre, la valutazione di elementi come la concessione delle attenuanti generiche o la quantificazione della pena rientra nell’ampia discrezionalità del giudice di merito. Tale discrezionalità può essere censurata in Cassazione solo se esercitata in modo arbitrario o se la motivazione a supporto è palesemente illogica, contraddittoria o del tutto assente, circostanze che in questo caso non sono state ravvisate.

Conclusioni

L’ordinanza in esame conferma che, per sperare in una riforma della sentenza in Cassazione, non è sufficiente dissentire dalla valutazione del giudice di merito. È necessario, invece, individuare specifici vizi di legittimità. La presenza di precedenti penali specifici e recenti, unita alla gravità del reato (in termini di quantità e qualità della sostanza), costituisce una solida base per negare le attenuanti generiche e per giustificare una pena ritenuta congrua, rendendo arduo un annullamento da parte della Suprema Corte. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma alla Cassa delle ammende.

Per quale motivo il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi proposti erano una mera riproposizione di argomenti già adeguatamente valutati e respinti dalla Corte d’Appello. Inoltre, la richiesta di una pena più mite è stata ritenuta infondata, dato che la sentenza impugnata aveva giustificato la sanzione in modo congruo.

Perché non sono state concesse le circostanze attenuanti generiche all’imputato?
Le circostanze attenuanti generiche non sono state concesse a causa della negativa personalità dell’imputato, dimostrata da due precedenti penali specifici e recenti. A ciò si aggiungevano la significativa quantità di sostanza detenuta e il suo elevato principio attivo, elementi che indicavano un inserimento dell’imputato in un contesto criminale più ampio.

Quali elementi ha considerato la Corte per giudicare la pena adeguata?
La Corte ha ritenuto la pena adeguata e congrua basandosi su due fattori principali: l’obiettiva gravità del fatto, desunta dalla notevole quantità e dall’alto principio attivo della sostanza stupefacente, e la personalità negativa dell’imputato, come evidenziato dai suoi precedenti penali.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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