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Inammissibilità ricorso per resistenza a p. ufficiale

La Corte di Cassazione dichiara l’inammissibilità del ricorso presentato da due imputati contro una condanna per resistenza a pubblico ufficiale. I motivi del ricorso sono stati ritenuti generici, assertivi e, soprattutto, errati, poiché facevano riferimento al reato di furto anziché a quello contestato. La decisione sottolinea che un ricorso in sede di legittimità deve essere specifico e pertinente. Gli imputati sono stati condannati al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 6 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità del Ricorso: Quando i Motivi Sono Generici e Impertinenti

L’ordinanza n. 10721/2024 della Corte di Cassazione offre un chiaro esempio di inammissibilità del ricorso per Cassazione, ribadendo principi fondamentali sulla corretta formulazione dei motivi di impugnazione. La decisione analizza il caso di due imputati condannati per resistenza a pubblico ufficiale, il cui ricorso è stato respinto per la sua genericità e l’errata indicazione del vizio lamentato. Questo caso serve come monito sull’importanza di redigere un atto di impugnazione specifico, pertinente e tecnicamente corretto.

I Fatti del Processo

La vicenda processuale ha origine dalla sentenza della Corte d’Appello di Bari, che aveva confermato la condanna di due soggetti per il reato previsto dall’art. 337 del codice penale, ossia resistenza a un pubblico ufficiale. Avverso tale decisione, gli imputati proponevano ricorso per Cassazione, lamentando un presunto vizio di violazione di motivazione da parte dei giudici di merito.

L’Analisi della Corte sull’Inammissibilità del Ricorso

La Suprema Corte, nell’esaminare l’impugnazione, ha immediatamente rilevato una serie di difetti che ne hanno determinato la secca declaratoria di inammissibilità del ricorso. I giudici hanno evidenziato come i motivi presentati fossero non solo generici e meramente assertivi, ma anche palesemente impertinenti. Gli appellanti, infatti, avevano costruito la loro argomentazione con riferimento al reato di furto, un’ipotesi delittuosa completamente diversa da quella per cui erano stati condannati. Questa discrepanza ha reso il ricorso privo di qualsiasi fondamento logico e giuridico, in quanto non contestava in modo specifico le ragioni della condanna per resistenza a pubblico ufficiale.

Principi Giuridici e il Ruolo della Cassazione

La Corte ha colto l’occasione per ribadire la sua funzione di giudice di legittimità. In questa sede, il suo compito non è rivalutare le prove o ricostruire i fatti, attività proprie dei giudizi di merito, ma verificare la corretta applicazione della legge e la coerenza logica della motivazione della sentenza impugnata. Un ricorso, per essere ammissibile, deve indicare con precisione il vizio di legge o di motivazione che inficia la decisione, correlandolo direttamente agli elementi del caso specifico. Le censure generiche o che si limitano a contrapporre una diversa valutazione delle prove a quella del giudice di merito sono destinate all’insuccesso.

Le motivazioni della decisione

Le motivazioni alla base della decisione della Corte sono state nette e inequivocabili. Il ricorso è stato giudicato inammissibile principalmente perché i motivi addotti erano generici e non consentiti dalla legge in sede di legittimità. La Corte ha sottolineato come la sentenza della Corte d’Appello fosse, al contrario, fondata su una “puntuale motivazione” riguardo alla condotta materiale e all’elemento psicologico del reato di resistenza a pubblico ufficiale. Tale motivazione si basava sull’analisi delle risultanze probatorie, in particolare sulle dichiarazioni dei verbalizzanti, che i ricorrenti avevano tentato di contraddire in modo del tutto generico e non specifico. L’errore fatale dei ricorrenti è stato quello di illustrare un presunto vizio di motivazione facendo riferimento a un reato, il furto, diverso da quello contestato, rendendo l’intera impugnazione irrilevante.

Conclusioni

La pronuncia in esame conferma che la redazione di un ricorso per Cassazione richiede massima precisione e rigore tecnico. Non è sufficiente affermare l’esistenza di un vizio, ma è necessario dimostrarlo con argomentazioni specifiche, pertinenti e coerenti con la decisione impugnata. La genericità, l’assertività e l’impertinenza dei motivi portano inevitabilmente a una dichiarazione di inammissibilità del ricorso, con la conseguente condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende, come avvenuto nel caso di specie.

Perché il ricorso presentato è stato dichiarato inammissibile?
La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile perché i motivi erano generici, meramente assertivi e, soprattutto, impertinenti, in quanto illustravano un presunto vizio di motivazione riferendosi al reato di furto, anziché a quello di resistenza a pubblico ufficiale per cui era intervenuta la condanna.

Qual è la conseguenza di una dichiarazione di inammissibilità del ricorso?
La conseguenza è la condanna dei ricorrenti al pagamento delle spese processuali e di una somma in denaro, in questo caso tremila euro, in favore della Cassa delle ammende. La sentenza impugnata diventa definitiva.

Cosa si intende quando si afferma che la Corte di Cassazione giudica in ‘sede di legittimità’?
Significa che la Corte non riesamina i fatti del processo né valuta nuovamente le prove, ma si limita a controllare che i giudici dei gradi inferiori abbiano applicato correttamente la legge e abbiano fornito una motivazione logica, coerente e non contraddittoria per la loro decisione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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