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Inammissibilità ricorso per motivi generici

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’inammissibilità del ricorso di un imputato condannato per furto. I motivi, incentrati sulla presunta assenza di querela e sul diniego delle attenuanti generiche, sono stati giudicati una mera ripetizione di argomentazioni già respinte in appello, prive di una critica specifica alla sentenza impugnata. L’ordinanza sottolinea come per un’impugnazione valida sia necessaria una critica argomentata e non la semplice riproposizione di tesi pregresse.

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Pubblicato il 11 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità Ricorso: Quando i Motivi sono Generici e Ripetitivi

L’ordinanza della Corte di Cassazione che analizziamo oggi offre uno spunto fondamentale sulla tecnica di redazione degli atti di impugnazione. Con una decisione netta, la Suprema Corte ha dichiarato l’inammissibilità del ricorso presentato da un imputato, condannato per furto, ribadendo un principio cardine: un ricorso non può essere una semplice fotocopia dei motivi d’appello, ma deve contenere una critica argomentata e specifica rivolta alla sentenza che si intende contestare.

I Fatti del Processo

Il caso nasce dalla condanna di un individuo da parte della Corte di Appello, che aveva riqualificato il reato contestato in furto ai sensi dell’art. 624 del codice penale. La pena era stata fissata in otto mesi di reclusione e 200 euro di multa. Insoddisfatto della decisione, l’imputato ha presentato ricorso per Cassazione, basando la sua difesa su due argomenti principali: la presunta mancanza di una condizione di procedibilità (l’assenza di una querela valida) e il mancato riconoscimento delle circostanze attenuanti generiche.

I Motivi del Ricorso e l’Inammissibilità

La Corte di Cassazione ha esaminato attentamente le censure mosse dall’imputato, arrivando a una conclusione drastica ma giuridicamente ineccepibile: l’inammissibilità del ricorso nella sua interezza. Vediamo nel dettaglio le ragioni che hanno portato a questa decisione.

La Carenza della Querela: un Motivo Apparente

Il primo motivo di doglianza riguardava un vizio procedurale: secondo la difesa, mancava agli atti una querela valida, elemento indispensabile per poter procedere per il reato di furto. La Corte ha liquidato rapidamente questa argomentazione, definendola “indeducibile”.

Il motivo, infatti, non faceva altro che riproporre le stesse identiche questioni già sollevate e correttamente respinte dalla Corte di Appello. Gli Ermellini hanno sottolineato che un motivo di ricorso è “apparente” quando omette di assolvere la sua funzione tipica, ovvero quella di una critica puntuale e motivata contro la sentenza impugnata. In aggiunta, la Corte ha specificato che la querela della persona offesa conteneva l’esplicita richiesta di punizione del responsabile, fugando ogni dubbio sulla sua validità.

Il Diniego delle Attenuanti Generiche e la corretta motivazione

Anche il secondo motivo, relativo al diniego delle circostanze attenuanti generiche, è stato giudicato manifestamente infondato. La difesa lamentava una carenza di motivazione da parte della Corte di Appello nel negare questo beneficio.

La Cassazione, al contrario, ha ritenuto la motivazione della corte di merito adeguata e sufficiente. I giudici d’appello avevano infatti basato la loro decisione su precisi indici di natura personale e fattuale che sconsigliavano la concessione di un trattamento di favore. Citando la propria consolidata giurisprudenza, la Corte ha ricordato che il giudice, nel negare le attenuanti generiche, non è obbligato a esaminare ogni singolo elemento favorevole o sfavorevole, ma può limitarsi a valorizzare quelli ritenuti decisivi.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

Il cuore della decisione risiede nel principio della specificità dei motivi di ricorso. La Suprema Corte ha ribadito che la “pedissequa reiterazione” di argomenti già esaminati e disattesi nel grado precedente rende il ricorso non specifico e, quindi, inammissibile. L’impugnazione deve instaurare un dialogo critico con la decisione impugnata, evidenziandone gli errori di diritto o i vizi logici, e non può limitarsi a riproporre le medesime tesi difensive. La mancanza di questa critica argomentata svuota il ricorso della sua funzione, trasformandolo in un atto meramente dilatorio.

Per quanto riguarda le attenuanti, la Corte conferma un orientamento pragmatico e funzionale: il giudice di merito ha un ampio potere discrezionale nella valutazione e, purché la sua decisione sia logicamente motivata sulla base di elementi concreti, essa è insindacabile in sede di legittimità. Pretendere un’analisi parcellizzata di ogni singolo dettaglio sarebbe contrario ai principi di economia processuale.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

L’ordinanza si conclude con una dichiarazione di inammissibilità e la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una cospicua somma in favore della Cassa delle ammende. Questa decisione invia un messaggio chiaro agli operatori del diritto: un ricorso per Cassazione deve essere un atto tecnicamente elaborato, che si confronta specificamente con le ragioni della sentenza impugnata. Insistere su motivi generici, ripetitivi o manifestamente infondati non solo è inutile ai fini del giudizio, ma comporta anche conseguenze economiche negative per l’assistito. La via per la Suprema Corte richiede argomenti nuovi, pertinenti e capaci di incrinare la tenuta logico-giuridica della decisione contestata.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i suoi motivi erano una mera e pedissequa reiterazione di argomenti già presentati e correttamente respinti dalla Corte di Appello, senza contenere una specifica critica argomentata contro la sentenza impugnata.

Come ha giustificato la Corte il diniego delle circostanze attenuanti generiche?
La Corte ha ritenuto che la Corte di Appello avesse adeguatamente motivato il diniego facendo riferimento a specifici indici di natura personale e fattuale. Ha ribadito che il giudice non è tenuto a esaminare tutti gli elementi, ma può basare la sua decisione su quelli ritenuti decisivi.

La presunta assenza di una querela valida era un motivo fondato?
No, la Corte ha ritenuto questo motivo infondato. Ha specificato che la querela presentata dalla persona offesa conteneva una chiara ed espressa richiesta di punizione del responsabile, elemento sufficiente a renderla pienamente valida ai fini della procedibilità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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