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Inammissibilità ricorso per furto senza querela

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 8544/2024, ha dichiarato l’inammissibilità del ricorso di un imputato condannato per furto aggravato. L’imputato sosteneva la non procedibilità del reato per mancanza di querela, secondo le novità introdotte dalla Riforma Cartabia. La Corte ha stabilito che la sopravvenuta procedibilità a querela non può superare una causa di inammissibilità del ricorso preesistente, confermando la condanna al pagamento delle spese e di un’ammenda.

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Pubblicato il 3 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità Ricorso per Furto: La Cassazione e l’Impatto della Riforma Cartabia

L’ordinanza n. 8544 del 2024 della Corte di Cassazione offre un importante chiarimento sull’interazione tra le norme procedurali e le modifiche sostanziali al diritto penale, in particolare quelle introdotte dalla Riforma Cartabia. Il caso riguarda l’inammissibilità del ricorso per un reato di furto aggravato, a fronte della sopravvenuta necessità della querela di parte per procedere. Questa decisione sottolinea un principio fondamentale: una causa di inammissibilità radicata non può essere superata da una successiva modifica delle condizioni di procedibilità del reato.

I Fatti del Caso

Un soggetto veniva condannato per il reato di furto aggravato dalla violenza sulle cose. A seguito della condanna in appello, proponeva ricorso per cassazione basando la sua difesa su un unico motivo: la mancanza di procedibilità del reato. Invocava l’applicazione del d.lgs. 150/2022 (c.d. Riforma Cartabia), che ha esteso la procedibilità a querela anche a diverse ipotesi di furto che prima erano procedibili d’ufficio.

La Questione Giuridica: Inammissibilità del ricorso e Sopravvenuta Procedibilità

Il nucleo della questione giuridica risiede nel conflitto tra due principi. Da un lato, il principio processuale che sancisce l’inammissibilità del ricorso quando questo è privo dei requisiti di legge. Dall’altro, una modifica legislativa sostanziale che, intervenendo dopo la sentenza di appello ma prima della decisione della Cassazione, ha cambiato le condizioni per perseguire il reato contestato, richiedendo ora la querela della persona offesa. La Corte era chiamata a decidere se la nuova norma potesse ‘sanare’ o rendere irrilevante l’originaria inammissibilità dell’impugnazione.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, basando la sua decisione su un consolidato orientamento giurisprudenziale. I giudici hanno chiarito che, nei giudizi pendenti in sede di legittimità, la sopravvenienza della procedibilità a querela non opera come un’ipotesi di abolitio criminis (abolizione del reato).

La differenza è cruciale: l’abolizione del reato estingue la rilevanza penale del fatto e travolge anche il giudicato. La modifica del regime di procedibilità, invece, non cancella il disvalore penale del fatto, ma subordina l’azione penale alla volontà della persona offesa.

La Corte ha stabilito che una causa di inammissibilità del ricorso, essendo un vizio originario dell’atto di impugnazione, preclude l’esame del merito e, di conseguenza, anche l’analisi di questioni sopravvenute come la modifica del regime di procedibilità. Citando precedenti pronunce, tra cui la sentenza a Sezioni Unite ‘Salatino’, la Cassazione ha ribadito che la mancanza della querela è una questione di fatto, soggetta ai limiti del giudizio di legittimità e non idonea a incidere sul cosiddetto ‘giudicato sostanziale’ quando il ricorso è ab origine inammissibile.

In sostanza, il ricorso ‘viziato’ non permette alla Corte di ‘aprire’ il fascicolo per applicare la nuova, più favorevole, disciplina sulla procedibilità.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

La decisione consolida un importante principio di procedura penale: i vizi che determinano l’inammissibilità del ricorso per cassazione hanno un effetto preclusivo che non può essere superato da modifiche legislative successive relative alle condizioni di procedibilità. Per gli operatori del diritto, ciò significa che la redazione di un ricorso deve essere impeccabile dal punto di vista formale e sostanziale, poiché un’eventuale inammissibilità non potrà essere ‘salvata’ da circostanze favorevoli sopravvenute. Questa ordinanza rafforza la rigidità delle regole processuali e il principio secondo cui la formazione del giudicato non può essere messa in discussione da eventi che non attengono alla liceità penale del fatto in sé.

Una modifica sulla procedibilità di un reato può sanare un ricorso in cassazione già inammissibile?
No. Secondo la Corte di Cassazione, la sopravvenienza di una nuova condizione di procedibilità, come la necessità della querela, non può superare una causa di inammissibilità preesistente del ricorso. L’inammissibilità preclude l’esame di qualsiasi altra questione.

Perché la nuova procedibilità a querela per il furto non è stata applicata in questo caso specifico?
Non è stata applicata perché il ricorso presentato dall’imputato era stato ritenuto inammissibile. Tale vizio processuale ha impedito alla Corte di esaminare nel merito la questione e, di conseguenza, di applicare la nuova e più favorevole disciplina sulla procedibilità introdotta dalla Riforma Cartabia.

Che differenza fa la Cassazione tra ‘abolitio criminis’ e una nuova condizione di procedibilità?
La Corte distingue nettamente i due istituti. L’abolitio criminis cancella il reato stesso e ha un effetto travolgente su tutti i procedimenti. Una nuova condizione di procedibilità (come la querela) non elimina il disvalore penale del fatto, ma subordina semplicemente l’esercizio dell’azione penale alla volontà della vittima. Per questo motivo, non ha la forza di prevalere sull’inammissibilità di un ricorso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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