LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Inammissibilità ricorso per droga: la Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’inammissibilità di un ricorso contro una condanna per stupefacenti, a causa della genericità e non autosufficienza dei motivi presentati. La Corte ha sottolineato come la correttezza della qualificazione giuridica dei fatti, inclusa l’aggravante della quantità ingente di cocaina (oltre 7 kg), fosse evidente dagli atti. L’ordinanza conferma che in casi di palese inammissibilità del ricorso per droga, la decisione può essere presa ‘de plano’, senza udienza, condannando il ricorrente al pagamento delle spese e di un’ammenda.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 27 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità ricorso per droga: quando l’appello è generico

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha ribadito un principio fondamentale in materia processuale: un ricorso deve essere specifico e autosufficiente per essere esaminato. La pronuncia riguarda un caso di inammissibilità del ricorso per droga a causa della genericità delle contestazioni mosse dal ricorrente contro una sentenza di condanna. Analizziamo insieme questa decisione per capire i criteri che guidano la Suprema Corte.

I Fatti del Caso

Un soggetto condannato dal GIP del Tribunale di Torino per un reato legato agli stupefacenti ha proposto ricorso per Cassazione. La contestazione principale riguardava la qualificazione giuridica dei fatti e la sussistenza di un’aggravante specifica prevista dall’art. 80 del D.P.R. 309/90, ovvero l’ingente quantità della sostanza sequestrata. Nello specifico, si trattava di cocaina per un quantitativo di principio attivo pari a 7732,229 grammi, una cifra enormemente superiore al limite di 1500 grammi fissato dalla giurisprudenza delle Sezioni Unite per far scattare l’aggravante.

La Decisione della Corte e l’inammissibilità del ricorso per droga

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. I giudici hanno evidenziato che le censure mosse dal ricorrente erano formulate in modo “aspecifico e non autosufficiente”. In altre parole, l’atto di impugnazione si limitava a denunciare una presunta violazione di legge senza argomentare in modo concreto e puntuale le ragioni, e senza che tale violazione fosse immediatamente riscontrabile dalla lettura della sentenza impugnata o dei capi di imputazione.

L’Aggravante dell’Ingente Quantità

Un punto centrale della decisione riguarda l’aggravante dell’ingente quantità. La Corte ha sottolineato come la sentenza di primo grado avesse correttamente applicato tale circostanza. L’enorme quantitativo di principio attivo, chiaramente indicato negli atti, rendeva l’aggravante palese e non seriamente contestabile. Il ricorso, non affrontando specificamente questo dato oggettivo, si è rivelato privo di fondamento.

La Procedura Semplificata “de plano”

La Corte ha inoltre specificato che la decisione è stata adottata con la procedura “de plano”, come previsto dall’articolo 610, comma 5-bis, del codice di procedura penale. Questa norma consente alla Cassazione di dichiarare l’inammissibilità di un ricorso avverso una sentenza di applicazione della pena (patteggiamento) senza formalità, ovvero senza udienza pubblica. Ciò avviene quando i motivi del ricorso sono manifestamente infondati o, come in questo caso, non rispettano i requisiti di specificità richiesti dalla legge.

Le Motivazioni della Corte

Le motivazioni della Corte si fondano su due pilastri. Il primo è il rispetto del principio di specificità dei motivi di ricorso: non è sufficiente lamentare genericamente un’errata applicazione della legge, ma è necessario indicare con precisione le parti del provvedimento che si contestano e le ragioni giuridiche a sostegno della propria tesi. Il secondo pilastro è la corretta valutazione del merito da parte del giudice precedente. Il Tribunale aveva correttamente qualificato i fatti, basandosi su un dato oggettivo e incontestabile come l’enorme quantità di sostanza stupefacente, la cui valutazione ai fini dell’aggravante è stata ritenuta immune da vizi.

Le Conclusioni

Questa ordinanza offre un’importante lezione pratica: l’accesso alla giustizia di legittimità richiede rigore e precisione. Un ricorso per Cassazione non può essere un tentativo esplorativo, ma deve basarsi su critiche concrete e ben argomentate. In caso contrario, il risultato non sarà solo il rigetto, ma anche una condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende, come avvenuto nel caso di specie con la condanna al pagamento di quattromila euro. La decisione rafforza la funzione nomofilattica della Cassazione, volta a garantire l’uniforme interpretazione della legge, scoraggiando impugnazioni palesemente infondate.

Quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Un ricorso viene dichiarato inammissibile quando è proposto per motivi non consentiti dalla legge, o quando i motivi presentati sono generici, aspecifici e non autosufficienti, cioè non contengono una critica argomentata e puntuale della decisione impugnata.

Cosa si intende per aggravante dell’ingente quantità di stupefacenti?
È una circostanza che aumenta la pena per i reati di droga e si applica quando la quantità di principio attivo supera una determinata soglia stabilita dalla giurisprudenza (per la cocaina, 1500 grammi). Nel caso di specie, la quantità era di oltre 7700 grammi, rendendo l’aggravante evidente.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità del ricorso per il ricorrente?
La dichiarazione di inammissibilità comporta non solo che la sentenza di condanna diventi definitiva, ma anche la condanna del ricorrente al pagamento delle spese del procedimento e di una sanzione pecuniaria (in questo caso, quattromila euro) da versare alla Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati