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Inammissibilità ricorso per cassazione: pena e art. 133

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’inammissibilità di un ricorso avverso una condanna per furto aggravato. L’imputato contestava la misura della pena, ma la Corte ha ritenuto la motivazione del giudice di merito congrua e conforme all’art. 133 c.p., chiarendo i limiti del sindacato di legittimità. La decisione sottolinea il principio di inammissibilità del ricorso per cassazione quando si tenta di ottenere una nuova valutazione dei fatti.

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Pubblicato il 26 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità Ricorso per Cassazione: Quando la Pena non si Può Ridiscutere

L’inammissibilità del ricorso per cassazione è un concetto fondamentale nel nostro sistema processuale penale. Non tutte le doglianze possono essere portate all’attenzione della Suprema Corte, specialmente quelle che mirano a una nuova valutazione dei fatti già decisi nei gradi di merito. Con l’ordinanza n. 2929 del 2024, la Corte di Cassazione ribadisce questo principio in un caso di furto aggravato, chiarendo i confini del sindacato sulla determinazione della pena da parte del giudice.

I Fatti del Caso

Un individuo, condannato per furto aggravato in primo grado e in appello, decideva di presentare ricorso per Cassazione. L’unico motivo di lamentela riguardava il trattamento sanzionatorio. Secondo la difesa, la Corte di Appello di Bologna non aveva motivato adeguatamente la misura della pena inflitta, violando così l’articolo 133 del codice penale, che elenca i criteri per la commisurazione della sanzione.

L’imputato, in sostanza, riteneva la pena eccessiva e chiedeva alla Suprema Corte una riconsiderazione, prospettando elementi di fatto che, a suo dire, avrebbero meritato un maggiore apprezzamento e una pena più mite.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. Di conseguenza, ha condannato il ricorrente non solo al pagamento delle spese processuali, ma anche al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende. La Corte ha ritenuto che la manifesta infondatezza del ricorso denotasse un profilo di colpa nell’impugnazione, giustificando così l’ulteriore sanzione pecuniaria.

Le Motivazioni: L’Inammissibilità del Ricorso sulla Misura della Pena

La Corte ha spiegato che la decisione del giudice di merito era tutt’altro che immotivata. La Corte di Appello aveva infatti indicato in modo congruo e conforme al diritto gli elementi dell’art. 133 c.p. posti a fondamento della sua decisione. Anzi, la pena inflitta era risultata addirittura inferiore al medio edittale, ovvero al punto intermedio tra il minimo e il massimo previsto dalla legge per quel reato.

Il punto centrale della motivazione della Cassazione è che il ricorso non può essere utilizzato per sollecitare una nuova e diversa valutazione dei fatti. La Corte di Cassazione è un giudice di legittimità, non di merito. Il suo compito non è quello di stabilire se la pena poteva essere più bassa, ma solo di verificare se il giudice che l’ha decisa abbia seguito un percorso logico-giuridico corretto e privo di vizi evidenti. Proporre una lettura alternativa degli elementi di fatto, come ha fatto la difesa, si traduce in una richiesta di riesame del merito, inammissibile in sede di legittimità.

Conclusioni: Le Conseguenze dell’Inammissibilità del Ricorso

Questa ordinanza offre un importante monito: l’appello alla Corte di Cassazione deve basarsi su vizi di legittimità (violazione di legge o vizio di motivazione palese) e non può diventare un terzo grado di giudizio sul merito della vicenda. Contestare la quantificazione della pena è possibile solo se la motivazione del giudice inferiore è inesistente, manifestamente illogica o contraddittoria. In caso contrario, come nel caso di specie, il ricorso è destinato all’inammissibilità del ricorso per cassazione, con conseguente condanna al pagamento delle spese e di una sanzione pecuniaria, rendendo la posizione del ricorrente ancora più gravosa.

Perché il ricorso dell’imputato è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché contestava la misura della pena proponendo una diversa valutazione degli elementi di fatto, un’operazione che non è consentita in sede di Cassazione. La Corte ha ritenuto che la motivazione della Corte di Appello fosse congrua, logica e conforme alla legge, avendo correttamente applicato i criteri dell’art. 133 del codice penale.

Quali sono le conseguenze economiche per chi presenta un ricorso inammissibile in materia penale?
Quando un ricorso penale viene dichiarato inammissibile per colpa del ricorrente (a causa della sua evidente infondatezza), l’imputato viene condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende. In questo caso, la somma è stata fissata in 3.000 euro.

È possibile contestare davanti alla Corte di Cassazione la quantità della pena decisa dal giudice di merito?
Sì, ma solo a condizioni molto specifiche. Non è possibile chiedere alla Cassazione di ricalcolare la pena perché la si ritiene semplicemente troppo alta. Si può contestare la pena solo se la motivazione del giudice di merito è inesistente, manifestamente illogica, contraddittoria o basata su una violazione di legge. Non si può censurare la scelta discrezionale del giudice se questa è adeguatamente giustificata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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