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Inammissibilità ricorso per cassazione: il caso

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’inammissibilità del ricorso di un imputato condannato per molteplici reati. Il ricorso lamentava un vizio di motivazione nella determinazione della pena. La Suprema Corte ha ritenuto il motivo manifestamente infondato, poiché la Corte d’Appello aveva correttamente applicato gli aumenti per la continuazione, giungendo a una pena inferiore a quella del primo grado. Di conseguenza, il ricorso è stato respinto con condanna alle spese e a un’ammenda.

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Pubblicato il 10 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità Ricorso per Cassazione: Quando la Motivazione è Infondata

L’inammissibilità del ricorso per cassazione è uno degli esiti più comuni nel giudizio di legittimità e sottolinea l’importanza di formulare censure precise e fondate. Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione offre un chiaro esempio di come un motivo di ricorso, basato su un presunto vizio di motivazione nella determinazione della pena, possa essere dichiarato manifestamente infondato, portando alla conferma della decisione impugnata e a sanzioni per il ricorrente. Analizziamo insieme i dettagli di questa decisione.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine da un ricorso presentato avverso una sentenza della Corte d’Appello. Quest’ultima aveva parzialmente riformato una condanna di primo grado per quattro distinte fattispecie di reato, di cui due comprendevano più episodi commessi in continuazione tra loro. La Corte territoriale aveva ricalcolato la pena, rideterminandola in un anno e quattro mesi di reclusione e 540 euro di multa.

L’imputato, non soddisfatto della decisione, ha proposto ricorso per Cassazione, lamentando un unico motivo: il vizio di motivazione in relazione alla quantificazione della pena. Secondo la difesa, i giudici d’appello non avrebbero adeguatamente giustificato il percorso logico seguito per arrivare a quella specifica sanzione.

L’Analisi della Corte e l’Inammissibilità Ricorso per Cassazione

La Suprema Corte ha esaminato il motivo del ricorso e lo ha liquidato come “manifestamente infondato”. Questo giudizio si basa su una constatazione molto chiara e lineare del lavoro svolto dalla Corte d’Appello. I giudici di legittimità hanno osservato che la corte di merito aveva seguito un procedimento del tutto corretto e trasparente.

Partendo dalla pena base stabilita dal giudice di primo grado per il reato più grave, la Corte d’Appello ha applicato nove distinti aumenti a titolo di continuazione. Questo numero deriva dal fatto che due dei capi di imputazione (b e c) comprendevano quattro episodi ciascuno, che, sommati agli altri due reati (a e d), portavano a un totale di dieci illeciti uniti dal vincolo della continuazione. Il risultato di questo calcolo, sorprendentemente per il ricorrente, è stato una pena complessiva inferiore a quella inflitta in primo grado.

Le motivazioni

La motivazione della Corte di Cassazione è lapidaria e ineccepibile. Il ricorso viene dichiarato inammissibile perché il presunto vizio di motivazione è inesistente. La Corte d’Appello non solo ha motivato la propria decisione, ma lo ha fatto seguendo un percorso logico-matematico corretto, partendo dalla pena base e applicando gli aumenti previsti per legge. L’esito finale, una pena più mite rispetto al primo grado, smentisce di per sé qualsiasi doglianza del ricorrente riguardo a un presunto trattamento sanzionatorio ingiustificato.

La manifesta infondatezza del motivo di ricorso comporta, come da prassi, la sua inammissibilità. Questo significa che i giudici non entrano nemmeno nel merito della questione, fermandosi a una valutazione preliminare che ne attesta la palese inconsistenza.

Conclusioni

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale: il ricorso per Cassazione non è una terza istanza di giudizio sui fatti, ma un controllo di legittimità sulle decisioni dei giudici di merito. Quando un ricorrente lamenta un vizio di motivazione, deve dimostrare una reale illogicità, contraddittorietà o carenza nel ragionamento del giudice, non una semplice divergenza di valutazione. In questo caso, il calcolo della pena era non solo logico ma anche favorevole al ricorrente. La decisione di dichiarare l’inammissibilità del ricorso per cassazione è stata quindi una conseguenza inevitabile, con la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle Ammende, a sanzione di un’impugnazione ritenuta temeraria.

Quando un ricorso per Cassazione può essere dichiarato inammissibile per vizio di motivazione?
Un ricorso viene dichiarato inammissibile quando il vizio di motivazione lamentato è manifestamente infondato, ovvero quando la motivazione della sentenza impugnata è in realtà logica, coerente e non contraddittoria, come nel caso di specie in cui la pena è stata calcolata correttamente e in modo trasparente.

Cosa significa che un motivo di ricorso è “manifestamente infondato”?
Significa che la censura sollevata dal ricorrente è palesemente priva di qualsiasi fondamento giuridico, tanto da non richiedere un esame approfondito nel merito. La sua inconsistenza appare evidente fin dalla prima lettura.

Quali sono le conseguenze della dichiarazione di inammissibilità del ricorso?
La dichiarazione di inammissibilità comporta non solo il rigetto del ricorso, ma anche la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria (in questo caso, 3.000 euro) da versare alla Cassa delle Ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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