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Inammissibilità ricorso per abitualità del reato

La Corte di Cassazione dichiara l’inammissibilità del ricorso di un imputato condannato per tentato furto. La decisione si fonda su più motivi, tra cui la carenza di interesse per un motivo sulla procedibilità e la manifesta infondatezza della richiesta di applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, esclusa a causa della ‘abitualità’ della condotta del reo, desunta dai suoi precedenti specifici.

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Pubblicato il 12 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità ricorso: l’abitualità del reato blocca la non punibilità

Con l’ordinanza n. 14200 del 2024, la Corte di Cassazione ha ribadito principi fondamentali in tema di impugnazioni, dichiarando l’inammissibilità del ricorso di un imputato. La decisione evidenzia come la presenza di precedenti penali specifici, che delineano una ‘abitualità’ nel comportamento, precluda l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, prevista dall’art. 131-bis del codice penale.

I Fatti di Causa

La vicenda processuale ha origine da una sentenza del Tribunale di Vicenza, che aveva condannato un soggetto per il reato di tentato furto in abitazione. In seguito, la Corte d’Appello di Venezia, accogliendo parzialmente le doglianze dell’imputato, aveva riqualificato il fatto in tentato furto semplice, pur confermando la condanna.

L’imputato proponeva quindi ricorso per Cassazione, articolando diverse censure volte a smontare l’impianto accusatorio e la pena inflitta. I motivi del ricorso spaziavano dalla presunta violazione delle norme sulla procedibilità del reato alla mancata esclusione della recidiva, fino all’erronea applicazione dell’art. 131-bis c.p. e alla quantificazione della pena.

L’Inammissibilità del Ricorso e l’Abitualità della Condotta

La Suprema Corte ha esaminato e rigettato ogni singolo motivo, dichiarando l’intero ricorso inammissibile. Le argomentazioni dei giudici di legittimità offrono spunti chiari su diversi istituti del diritto e della procedura penale.

Carenza d’Interesse e Questioni di Procedibilità

Il primo motivo, relativo al regime di procedibilità del reato, è stato giudicato inammissibile per carenza di interesse. L’imputato sosteneva che il reato fosse procedibile solo a querela, ma la Corte ha rilevato che agli atti era presente una regolare querela della persona offesa, con espressa richiesta di punizione. Di conseguenza, la discussione sul punto era diventata sterile e priva di effetti pratici favorevoli per il ricorrente.

Recidiva e Motivi Subordinati

Interessante è la gestione del secondo motivo, concernente la recidiva. La Corte ha osservato che tale doglianza era stata proposta in appello in via subordinata rispetto alla richiesta di riqualificazione del reato. Poiché la Corte d’Appello aveva accolto il motivo principale (la riqualificazione), il motivo sulla recidiva doveva considerarsi implicitamente rinunciato.

L’Ostacolo dell’Abitualità all’Applicazione dell’art. 131-bis c.p.

Il cuore della pronuncia risiede nel terzo motivo, dove la Corte respinge la richiesta di applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. La norma richiede due condizioni: l’offesa di particolare tenuità e il comportamento non abituale. Nel caso di specie, i giudici hanno evidenziato come l’imputato fosse gravato da ‘reiterati precedenti specifici’, un dato che integra il carattere dell’abitualità della condotta e che, per legge, impedisce l’applicazione del beneficio.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte di Cassazione ha motivato l’inammissibilità del ricorso sottolineando come le censure proposte fossero o prive di interesse concreto o manifestamente infondate. Sul tema della determinazione della pena, la Corte ha ricordato che il suo ruolo non è quello di ricalcolare la sanzione, ma di verificare che la motivazione dei giudici di merito sia logica e sufficiente. In questo caso, la motivazione sulla pena era stata ritenuta adeguata.

L’ordinanza si chiude con la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende, come conseguenza diretta dell’inammissibilità del suo ricorso.

Conclusioni

Questa pronuncia della Suprema Corte consolida alcuni principi cardine del processo penale. In primo luogo, un ricorso deve sempre mirare a un risultato pratico e favorevole per chi lo propone (principio dell’interesse ad agire). In secondo luogo, l’istituto della particolare tenuità del fatto non è un meccanismo per garantire l’impunità a chi delinque abitualmente. La presenza di precedenti penali specifici è un ostacolo insormontabile per accedere a tale beneficio. Infine, viene ribadito il limite del sindacato di legittimità, che non può invadere le valutazioni di merito, come la quantificazione della pena, se queste sono supportate da una motivazione congrua e non contraddittoria.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i suoi motivi erano in parte privi di interesse concreto (come quello sulla procedibilità, data la presenza di una querela), in parte implicitamente rinunciati in appello, e in parte manifestamente infondati, come la richiesta di applicare l’art. 131-bis c.p. nonostante i precedenti dell’imputato.

La particolare tenuità del fatto può essere applicata a chi ha precedenti penali?
No, secondo questa ordinanza e la normativa vigente (art. 131-bis c.p.), se i precedenti penali sono specifici e reiterati, configurano un ‘comportamento abituale’. Tale abitualità è una condizione ostativa che impedisce l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto.

La Corte di Cassazione può modificare la pena decisa dai giudici di merito?
No, la Corte di Cassazione non può entrare nel merito della determinazione della pena se questa è sorretta da una motivazione sufficiente e non illogica. Il suo compito è verificare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione, non sostituire la propria valutazione a quella dei giudici dei gradi precedenti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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