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Inammissibilità ricorso penale: quando l’appello è perso

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 15028/2025, dichiara l’inammissibilità di un ricorso penale presentato da due imputati condannati per lesioni in concorso. L’ordinanza conferma la decisione della Corte d’Appello, ritenendo le censure manifestamente infondate e condannando i ricorrenti al pagamento delle spese e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 7 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità Ricorso Penale: Le Conseguenze di un Appello Infondato

Quando si impugna una sentenza, specialmente in sede di Cassazione, è fondamentale presentare motivi di ricorso validi e pertinenti. Il caso che analizziamo oggi, deciso dalla Corte di Cassazione con l’ordinanza n. 15028/2025, è un esempio emblematico delle conseguenze derivanti dalla presentazione di un appello privo di fondamento giuridico, culminato in una declaratoria di inammissibilità del ricorso penale.

I fatti del caso

Due soggetti, condannati dalla Corte d’Appello per il reato di lesioni personali in concorso, decidevano di presentare ricorso per Cassazione. Le loro doglianze si concentravano su due punti principali: la presunta irrilevanza del loro contributo causale al reato e una supposta aggressione subita, che a loro dire avrebbe dovuto modificare la valutazione dei fatti. In particolare, uno dei ricorrenti contestava la sua partecipazione al reato e l’esclusione di un’attenuante specifica, mentre l’altro fondava le sue ragioni su un referto medico che attestava solo lievi escoriazioni a suo carico.

L’analisi della Corte sulla inammissibilità del ricorso penale

La Corte di Cassazione ha esaminato i ricorsi e li ha rapidamente liquidati come inammissibili. I giudici supremi hanno chiarito che le argomentazioni proposte non erano altro che una riproposizione di questioni già correttamente esaminate e decise dalla Corte d’Appello. Il tentativo di introdurre una diversa lettura dei fatti, come la valorizzazione di un referto medico per modeste escoriazioni, è stato ritenuto del tutto irrilevante ai fini della decisione. La Corte ha sottolineato come il ruolo della Cassazione non sia quello di riesaminare il merito delle vicende, ma di controllare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione della sentenza impugnata.

Le censure relative al concorso nel reato

Anche le critiche relative al concorso di persone nel reato e all’esclusione dell’attenuante prevista dall’art. 114 c.p. (contributo di minima importanza) sono state respinte. La Corte ha ritenuto che la valutazione operata dai giudici di secondo grado fosse coerente con i principi consolidati in materia di concorso di persone. Le memorie difensive prodotte non hanno aggiunto elementi nuovi o idonei a scalfire la correttezza, sia in fatto che in diritto, della sentenza impugnata. Di conseguenza, l’impugnazione è apparsa come un mero tentativo di ottenere una terza valutazione sul merito, preclusa in sede di legittimità.

Le motivazioni

La motivazione centrale della decisione risiede nella manifesta infondatezza dei motivi di ricorso. La Corte ha spiegato che, quando le censure si limitano a reiterare argomenti già vagliati e respinti dai giudici di merito, senza evidenziare vizi logici o errori di diritto, il ricorso non può essere accolto. L’inammissibilità è la sanzione processuale per chi abusa dello strumento dell’impugnazione, utilizzandolo per finalità dilatorie o per contestare l’insindacabile valutazione dei fatti compiuta nei gradi precedenti. La condanna alle spese processuali e al pagamento di una somma alla cassa delle ammende, prevista dall’art. 616 c.p.p., discende automaticamente da tale declaratoria, fungendo da deterrente contro ricorsi temerari.

Le conclusioni

Questa ordinanza riafferma un principio cruciale del nostro sistema processuale: il ricorso per Cassazione non è un terzo grado di giudizio. Non si possono rimettere in discussione i fatti così come accertati dalla Corte d’Appello, a meno che non si dimostri un vizio logico palese nella motivazione. La decisione di inammissibilità del ricorso penale non solo rende definitiva la condanna, ma comporta anche conseguenze economiche significative per i ricorrenti. Questo caso serve da monito sull’importanza di fondare le proprie impugnazioni su solidi argomenti giuridici, evitando di insistere su contestazioni fattuali già respinte.

Cosa succede quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Secondo l’art. 616 c.p.p., citato nel provvedimento, chi ha proposto il ricorso viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro in favore della cassa delle ammende, che in questo caso è stata fissata a 3.000 euro.

Perché i ricorsi sono stati ritenuti inammissibili in questo caso specifico?
La Corte ha ritenuto che le censure presentate fossero manifestamente infondate. Le argomentazioni, relative al concorso nel reato di lesioni e a una presunta aggressione subita, erano già state correttamente valutate dalla Corte d’Appello e non presentavano vizi logici o giuridici che potessero essere esaminati in sede di legittimità.

È possibile contestare la ricostruzione dei fatti davanti alla Corte di Cassazione?
Generalmente no. La Corte di Cassazione è un giudice di legittimità, non di merito. Come si evince dal caso, la Corte non riesamina i fatti, ma si limita a verificare la corretta applicazione della legge e la coerenza logica della motivazione della sentenza impugnata. Tentare di ottenere una nuova valutazione dei fatti porta all’inammissibilità del ricorso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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