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Inammissibilità ricorso penale: il caso Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’inammissibilità di un ricorso penale presentato contro una sentenza della Corte d’Appello di Firenze per un reato di spaccio. La decisione si fonda sulla valutazione che il fatto non fosse di ‘lieve entità’, data l’organizzazione nell’occultamento dello stupefacente. A seguito dell’inammissibilità, attribuita a colpa del ricorrente, quest’ultimo è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro alla Cassa delle ammende.

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Pubblicato il 24 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità Ricorso Penale: Analisi di una Decisione della Cassazione

L’ordinanza della Corte di Cassazione che analizziamo oggi offre spunti cruciali sul tema dell’inammissibilità del ricorso penale e sulle sue dirette conseguenze economiche per chi lo propone. La Suprema Corte, nel confermare la decisione di merito, ha ribadito principi consolidati in materia di valutazione della gravità dei reati legati agli stupefacenti, condannando il ricorrente al pagamento delle spese e di una sanzione pecuniaria. Approfondiamo i dettagli di questa pronuncia.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine da un ricorso presentato avverso una sentenza della Corte d’Appello di Firenze. L’imputato era stato condannato per un reato concernente sostanze stupefacenti. L’elemento chiave che ha guidato le corti di merito nel giudizio di colpevolezza e nella valutazione della gravità del fatto era la modalità organizzata con cui l’illecito veniva perpetrato. In particolare, è stato accertato che il ricorrente occultava la sostanza stupefacente all’interno di un edificio situato nelle immediate vicinanze di un bar, noto per essere un luogo di ritrovo per consumatori. Tale circostanza è stata interpretata dai giudici come un indicatore di un’attività non occasionale e di una certa pianificazione, escludendo così la possibilità di qualificare il fatto come di ‘lieve entità’.

L’Analisi della Corte e l’Inammissibilità del Ricorso Penale

La Corte di Cassazione, investita della questione, ha esaminato i motivi del ricorso e li ha ritenuti manifestamente infondati, giungendo a una declaratoria di inammissibilità del ricorso penale. La decisione della Suprema Corte non entra nel merito della vicenda, poiché l’inammissibilità preclude un esame approfondito dei fatti. Piuttosto, si concentra sui presupposti formali e sostanziali dell’impugnazione. La Corte ha implicitamente confermato la correttezza del ragionamento dei giudici di merito, i quali avevano desunto la non lieve entità del reato dagli elementi concreti emersi, quali le modalità di occultamento e il contesto ambientale in cui si svolgeva l’attività illecita.

Le Motivazioni della Decisione

La motivazione della Corte si fonda sull’applicazione dell’articolo 616 del Codice di Procedura Penale. Tale norma stabilisce che, in caso di rigetto o di inammissibilità del ricorso, la parte privata che lo ha proposto viene condannata al pagamento delle spese del procedimento. Inoltre, la Corte ha sottolineato che, non potendosi escludere una colpa del ricorrente nella proposizione di un’impugnazione priva di fondamento (richiamando una storica sentenza della Corte Costituzionale, la n. 186 del 2000), si impone anche la condanna al versamento di una somma in favore della Cassa delle ammende. L’importo di tremila euro è stato determinato in via equitativa, tenendo conto della natura dei motivi addotti. La decisione, quindi, non solo respinge le pretese del ricorrente ma lo sanziona per aver adito la Suprema Corte con un ricorso che, fin dall’origine, non presentava i requisiti per poter essere accolto.

Conclusioni

Questa ordinanza riafferma un principio fondamentale del nostro ordinamento processuale: l’accesso alla giustizia, specialmente in sede di legittimità, deve essere esercitato in modo responsabile. La presentazione di un ricorso palesemente infondato o privo dei presupposti di legge non è priva di conseguenze. La declaratoria di inammissibilità del ricorso penale comporta non solo la conferma della condanna subita, ma anche l’imposizione di ulteriori oneri economici a carico del ricorrente. La decisione serve da monito, evidenziando come l’analisi dei presupposti di un reato, quale la ‘lieve entità’, si basi su una valutazione complessiva di elementi fattuali che, se logicamente interpretati dai giudici di merito, difficilmente possono essere messi in discussione davanti alla Corte di Cassazione.

Per quale motivo il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché la Corte di Cassazione ha ritenuto che i motivi proposti non fossero idonei a contestare la decisione impugnata. La valutazione del fatto come non di ‘lieve entità’ era basata su elementi concreti (modalità di occultamento e luogo) correttamente interpretati dalla Corte d’Appello.

Quali sono le conseguenze economiche per il ricorrente?
A seguito della dichiarazione di inammissibilità, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

Perché il fatto non è stato considerato di ‘lieve entità’?
Il fatto non è stato ritenuto di ‘lieve entità’ a causa delle modalità organizzate dell’azione. L’occultamento dello stupefacente in un edificio vicino a un bar frequentato da assuntori è stato interpretato come un indice di una condotta strutturata e non meritevole del trattamento sanzionatorio più mite.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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