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Inammissibilità ricorso penale: i motivi infondati

La Corte di Cassazione dichiara l’inammissibilità di un ricorso penale avverso una condanna per ricettazione e detenzione di armi. I motivi del ricorso sono stati giudicati manifestamente infondati e riproduttivi di censure già esaminate nei gradi di merito. La Corte ha confermato la corretta applicazione della legge in materia di recidiva e la distinzione tra il reato di ricettazione e quello di detenzione dell’arma, condannando il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma alla Cassa delle Ammende.

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Pubblicato il 17 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità Ricorso Penale: Quando le Doglianze Sono Manifestamente Infondate

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, offre un chiaro esempio di come l’istituto della inammissibilità del ricorso penale funzioni da filtro per le impugnazioni che non presentano vizi di legittimità concreti. Il caso analizzato riguarda una condanna per ricettazione e detenzione illegale di armi, aggravata dalla recidiva, dove i motivi del ricorso sono stati giudicati una mera riproposizione di argomenti già vagliati e respinti.

I Fatti di Causa

Un imputato veniva condannato in primo grado, con rito abbreviato, dal Tribunale di Taranto per i reati di detenzione illegale di arma (capo a) e ricettazione della stessa (capo b). La condanna, che includeva l’aggravante della recidiva qualificata, ammontava a due anni, undici mesi e sedici giorni di reclusione, oltre a una multa di 3.111 euro. La sentenza veniva integralmente confermata dalla Corte di Appello di Lecce, sezione distaccata di Taranto. Avverso tale decisione, la difesa dell’imputato proponeva ricorso per Cassazione.

I Motivi del Ricorso e la Valutazione della Corte

La difesa basava il ricorso su due principali motivi:
1. Erronea applicazione dell’art. 648 c.p. (ricettazione) e vizio di motivazione.
2. Erronea applicazione dell’art. 99 c.p. (recidiva) e vizio di motivazione.

La Suprema Corte ha rigettato entrambi i punti, dichiarando il ricorso inammissibile.

La Decisione della Suprema Corte sull’Inammissibilità del Ricorso Penale

La Corte ha stabilito che i motivi presentati dalla difesa erano manifestamente infondati. Essi non facevano altro che riproporre le stesse argomentazioni già adeguatamente valutate e respinte con motivazioni puntuali e giuridicamente ineccepibili dai giudici di merito. Un ricorso in Cassazione non può trasformarsi in un terzo grado di giudizio sui fatti, ma deve evidenziare specifici errori di diritto.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha articolato le ragioni dell’inammissibilità su due fronti principali.

In primo luogo, riguardo alla recidiva, i giudici hanno osservato che la motivazione della Corte d’Appello era solida. Il diniego dell’esclusione dell’aggravante si basava sui numerosi e specifici precedenti penali dell’imputato, che coprivano un arco temporale significativo (dal 2000 al 2014) e denotavano una sua attuale e concreta pericolosità sociale. Il ricorso non ha saputo contrapporre argomenti giuridici validi a tale valutazione, limitandosi a una critica generica.

In secondo luogo, sul tema della ricettazione, la Corte ha confermato la correttezza della qualificazione giuridica data dai giudici di merito. Secondo la giurisprudenza di legittimità, affinché il reato di detenzione illegale di arma possa essere assorbito in quello di ricettazione, è necessario dimostrare la contestualità tra il momento in cui si riceve l’arma rubata e l’inizio della sua detenzione. Nel caso di specie, la detenzione è stata accertata in una data specifica (25 ottobre 2023), ma non vi era alcuna prova che la ricettazione fosse avvenuta nello stesso momento. Pertanto, la condanna per entrambi i reati è stata ritenuta corretta.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

La decisione sottolinea un principio fondamentale del processo penale: l’appello in Cassazione deve essere fondato su vizi di legittimità specifici e non sulla semplice riproposizione di argomenti di fatto già discussi. La manifesta infondatezza dei motivi conduce inevitabilmente all’inammissibilità del ricorso penale. Tale esito non solo rende definitiva la condanna, ma comporta anche ulteriori conseguenze economiche per il ricorrente. Infatti, in applicazione dell’art. 616 c.p.p., l’imputato è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle Ammende, a titolo sanzionatorio per aver promosso un’impugnazione priva di fondamento.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi presentati erano manifestamente infondati, limitandosi a riproporre argomenti già adeguatamente esaminati e respinti dai giudici di merito, senza individuare vizi di legittimità nella sentenza impugnata.

Qual è la differenza tra ricettazione e detenzione di un’arma rubata secondo la Corte?
Secondo la Corte, i due reati sono distinti a meno che non si dimostri una contestualità tra l’azione di ricevere l’arma (ricettazione) e l’inizio della sua detenzione. In assenza di tale prova, la condotta di detenere un’arma illegalmente costituisce un reato autonomo rispetto a quello di averla ricevuta sapendola di provenienza illecita.

Cosa comporta per il ricorrente la dichiarazione di inammissibilità?
La dichiarazione di inammissibilità rende definitiva la condanna. Inoltre, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro (in questo caso, 3.000 euro) a favore della Cassa delle Ammende, come sanzione per aver presentato un ricorso palesemente infondato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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