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Inammissibilità ricorso patteggiamento: la Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’inammissibilità del ricorso contro una sentenza di patteggiamento per spaccio di stupefacenti. La decisione sottolinea come i motivi di impugnazione siano tassativamente limitati dalla legge e non possano riguardare la motivazione sul trattamento sanzionatorio. Questo caso conferma la stretta interpretazione normativa sull’inammissibilità ricorso patteggiamento, con conseguente condanna del ricorrente al pagamento delle spese e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 11 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità Ricorso Patteggiamento: I Limiti Fissati dalla Cassazione

L’istituto del patteggiamento rappresenta una via processuale alternativa al dibattimento, ma le vie per impugnare la sentenza che ne deriva sono strette e ben definite. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce con forza il principio di inammissibilità del ricorso patteggiamento quando fondato su motivi non espressamente previsti dalla legge, fornendo un chiaro monito sulla necessità di rispettare i paletti normativi.

Il Caso: Dal Patteggiamento al Ricorso in Cassazione

Il caso in esame ha origine da una sentenza di applicazione della pena su richiesta delle parti (il cosiddetto ‘patteggiamento’) emessa dal GIP del Tribunale di Taranto. L’imputato aveva concordato una pena per il reato di concorso in spaccio di sostanze stupefacenti di lieve entità, aggravato da una recidiva reiterata, specifica e infraquinquennale.

Nonostante l’accordo raggiunto con la pubblica accusa e ratificato dal giudice, l’imputato ha deciso di proporre ricorso per Cassazione, lamentando una ‘omessa motivazione su prova contraria e su deduzioni difensive in merito al trattamento sanzionatorio’. In sostanza, il ricorrente contestava il modo in cui la pena era stata calibrata, ritenendo che il giudice non avesse adeguatamente considerato le sue argomentazioni.

I motivi di inammissibilità del ricorso patteggiamento

La questione centrale su cui la Suprema Corte è stata chiamata a pronunciarsi non riguarda il merito delle doglianze, ma la loro stessa ammissibilità. L’articolo 448, comma 2-bis, del codice di procedura penale, introdotto dalla cosiddetta ‘Riforma Orlando’ (legge n. 103/2017), elenca in modo tassativo i motivi per cui è possibile ricorrere in Cassazione contro una sentenza di patteggiamento. Questi includono, ad esempio, l’errata qualificazione giuridica del fatto o l’illegalità della pena, ma non la presunta inadeguatezza della motivazione sulla sua quantificazione, che è frutto di un accordo tra le parti.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte ha risolto la questione in modo rapido e senza formalità, come consentito dall’articolo 610, comma 5-bis, del codice di procedura penale per i casi di manifesta inammissibilità. I giudici hanno rilevato che i motivi addotti dal ricorrente – attinenti alla motivazione sul trattamento sanzionatorio – esulano completamente dal perimetro dei vizi deducibili ai sensi del citato art. 448, comma 2-bis. L’accordo sulla pena, per sua natura, implica una rinuncia a contestare la congruità della sanzione pattuita, salvo i casi di palese illegalità.

Di conseguenza, il ricorso è stato dichiarato inammissibile. La Corte ha applicato l’articolo 616 del codice di procedura penale, che prevede, in caso di inammissibilità del ricorso, la condanna del ricorrente non solo al pagamento delle spese processuali, ma anche di una somma in favore della Cassa delle ammende, quantificata nel caso di specie in 4.000,00 euro.

Le Conclusioni e le Conseguenze Pratiche

Questa ordinanza conferma un orientamento giurisprudenziale consolidato: la scelta del patteggiamento comporta una significativa limitazione del diritto di impugnazione. L’imputato che accede a questo rito alternativo deve essere consapevole che la sua possibilità di contestare la sentenza in Cassazione è circoscritta a vizi specifici e gravi, e non può estendersi a una riconsiderazione del merito della pena concordata. La decisione serve come promemoria dell’importanza di una valutazione attenta e consapevole prima di intraprendere la via del patteggiamento e delle limitate, ma precise, finestre di impugnazione previste dal legislatore.

È possibile impugnare una sentenza di patteggiamento per qualsiasi motivo?
No, non è possibile. L’articolo 448, comma 2-bis, del codice di procedura penale stabilisce un elenco tassativo di motivi per cui si può ricorrere, escludendo contestazioni generiche sulla motivazione o sulla congruità della pena concordata.

Quali sono le conseguenze di un ricorso dichiarato inammissibile?
In base all’articolo 616 del codice di procedura penale, la parte che ha proposto il ricorso inammissibile viene condannata al pagamento delle spese del procedimento e di una somma pecuniaria in favore della Cassa delle ammende.

Perché i motivi del ricorso in questo caso non erano validi?
I motivi non erano validi perché riguardavano l’omessa motivazione su aspetti legati al trattamento sanzionatorio. Questo tipo di doglianza non rientra tra quelle ammesse dalla legge per impugnare una sentenza di applicazione della pena su richiesta delle parti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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