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Inammissibilità ricorso patteggiamento: la Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’inammissibilità del ricorso contro una sentenza di patteggiamento per un reato legato a sostanze stupefacenti. Il ricorso, basato sulla presunta mancata valutazione di cause di proscioglimento, è stato giudicato generico e proposto al di fuori dei casi tassativamente previsti dalla legge, comportando la condanna del ricorrente al pagamento delle spese e di un’ammenda. Questo caso evidenzia i limiti stringenti per l’impugnazione di una sentenza emessa a seguito di accordo tra le parti, confermando la regola sull’inammissibilità ricorso patteggiamento.

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Pubblicato il 5 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità Ricorso Patteggiamento: Limiti e Criteri della Cassazione

L’istituto del patteggiamento rappresenta una delle vie principali per la definizione alternativa dei procedimenti penali. Tuttavia, le possibilità di impugnare la sentenza che ne deriva sono molto limitate. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce con chiarezza i confini di tale impugnazione, confermando il principio dell’inammissibilità ricorso patteggiamento quando non rientra nei casi tassativamente previsti dalla legge. Analizziamo insieme la decisione per comprenderne la portata.

I Fatti del Caso: Dal Patteggiamento al Ricorso

Il caso ha origine da una sentenza di patteggiamento emessa dal Tribunale di Genova. L’imputato, dopo aver raggiunto un accordo con il Pubblico Ministero, aveva ottenuto l’applicazione di una pena per il reato previsto dall’art. 73, comma 5, del Testo Unico sugli stupefacenti (D.P.R. 309/1990), relativo a fatti di lieve entità.

Nonostante l’accordo, l’imputato ha deciso di presentare ricorso per Cassazione contro tale sentenza, lamentando un vizio di motivazione. Nello specifico, sosteneva che il giudice di merito non avesse adeguatamente esaminato la possibile sussistenza di cause di proscioglimento, come previsto dall’articolo 129 del codice di procedura penale, che impone al giudice di dichiararle in ogni stato e grado del processo.

La Valutazione della Corte: Inammissibilità Ricorso Patteggiamento

La Corte di Cassazione, investita della questione, ha adottato una decisione netta e rapida, dichiarando il ricorso inammissibile attraverso la procedura semplificata “de plano”, ai sensi dell’art. 610, comma 5-bis, del codice di procedura penale. Questa procedura viene utilizzata quando l’inammissibilità appare manifesta, senza necessità di un’udienza pubblica.

I giudici di legittimità hanno fondato la loro decisione su due pilastri fondamentali:

1. Genericità del motivo: Il ricorso è stato ritenuto generico, in quanto non specificava in modo concreto quali cause di proscioglimento il giudice avrebbe dovuto considerare.
2. Violazione dei limiti di impugnazione: Il motivo addotto dal ricorrente non rientrava nel novero dei casi tassativamente elencati dall’articolo 448, comma 2-bis, del codice di procedura penale, che disciplina in modo restrittivo l’appello contro le sentenze di patteggiamento.

I Limiti Tassativi del Ricorso contro il Patteggiamento

L’articolo 448, comma 2-bis, c.p.p. è la norma chiave per comprendere la decisione. Essa stabilisce che il ricorso per cassazione contro una sentenza di patteggiamento può essere proposto solo per motivi specifici, come ad esempio un errore nella qualificazione giuridica del fatto, l’illegalità della pena applicata, o la mancata osservanza di norme processuali la cui violazione è sanzionata con la nullità.

La censura relativa alla mancata valutazione delle cause di proscioglimento, se formulata in modo generico, non rientra in questo elenco. La scelta di patteggiare implica una rinuncia a contestare nel merito l’accusa, salvo che emergano palesi cause di non punibilità che il giudice ha l’obbligo di rilevare immediatamente.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte sono state concise ma perentorie. L’inammissibilità è stata dichiarata perché il ricorso era stato proposto al di fuori dei casi consentiti. La legge pone dei paletti molto chiari per evitare che il patteggiamento, nato come strumento di economia processuale, venga vanificato da impugnazioni dilatorie o pretestuose. L’imputato, accettando il patteggiamento, accetta implicitamente un quadro probatorio a suo carico, e può contestare la sentenza solo per vizi di legalità ben definiti, non per un riesame del merito.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame conferma un orientamento consolidato: l’impugnazione di una sentenza di patteggiamento è un’eventualità eccezionale. Chi sceglie questa strada processuale deve essere consapevole che le possibilità di rimettere in discussione la decisione sono estremamente ridotte. Il ricorso generico, che si limita a lamentare una mancata valutazione di ipotetiche cause di assoluzione, è destinato a una sicura dichiarazione di inammissibilità, con la conseguente condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende.

È sempre possibile ricorrere in Cassazione contro una sentenza di patteggiamento?
No, non è sempre possibile. L’art. 448, comma 2-bis, del codice di procedura penale elenca tassativamente i motivi per cui si può ricorrere, e un ricorso presentato per ragioni diverse da quelle previste viene dichiarato inammissibile.

Perché il ricorso in questo caso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile per due ragioni principali: era generico e, soprattutto, era stato proposto per un motivo (il presunto mancato esame delle cause di proscioglimento) non rientrante nell’elenco tassativo dei casi previsti dall’art. 448, comma 2-bis, c.p.p. per impugnare una sentenza di patteggiamento.

Quali sono le conseguenze per il ricorrente quando un ricorso viene dichiarato inammissibile?
In base alla decisione, la dichiarazione di inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese del procedimento e di una somma in denaro (nel caso specifico, tremila euro) in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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