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Inammissibilità ricorso patteggiamento: i motivi

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’inammissibilità del ricorso patteggiamento presentato da due imputati condannati per spaccio. Il ricorso era basato su un presunto vizio di motivazione, legato all’assoluzione di altri coimputati. La Corte ha ribadito che i motivi di ricorso contro una sentenza di patteggiamento sono tassativamente previsti dalla legge e quello sollevato non rientra tra essi, condannando i ricorrenti al pagamento delle spese e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 4 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità Ricorso Patteggiamento: Quando l’Appello è Precluso

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha riaffermato i rigidi paletti che limitano la possibilità di impugnare una sentenza di patteggiamento. La decisione sottolinea come la scelta di questo rito speciale comporti una rinuncia a far valere determinate doglianze, portando a una dichiarazione di inammissibilità del ricorso patteggiamento se i motivi non sono tra quelli espressamente consentiti dalla legge.

I Fatti del Caso

Due soggetti, a seguito di un accordo con la pubblica accusa (patteggiamento), erano stati condannati dal Giudice dell’Udienza Preliminare per il reato di cessione continuata di sostanze stupefacenti. Nonostante l’accordo raggiunto, i difensori dei due imputati hanno proposto ricorso per Cassazione.

Il motivo principale del ricorso era un presunto ‘vizio della motivazione’. I ricorrenti sostenevano che la sentenza di condanna fosse contraddittoria, poiché, nello stesso procedimento, altri coimputati erano stati assolti con formula dubitativa. A loro avviso, questa circostanza minava la logicità della loro stessa condanna.

I Limiti Normativi al Ricorso contro il Patteggiamento

Il cuore della questione risiede nell’articolo 448, comma 2-bis, del codice di procedura penale. Questa norma, introdotta con la riforma del 2017, elenca in modo tassativo i motivi per cui è possibile ricorrere in Cassazione contro una sentenza di patteggiamento. L’obiettivo del legislatore era quello di definire e limitare le impugnazioni, per garantire la stabilità delle sentenze emesse a seguito di un accordo tra le parti.

I motivi ammessi riguardano, ad esempio, l’errata qualificazione giuridica del fatto, l’illegalità della pena o l’inosservanza di disposizioni processuali stabilite a pena di nullità. Non è invece contemplata la possibilità di contestare la motivazione della sentenza per una presunta contraddittorietà con decisioni assolutorie prese nei confronti di altri.

La Decisione della Cassazione e l’Inammissibilità del Ricorso Patteggiamento

La Suprema Corte ha ritenuto i ricorsi inammissibili senza necessità di una formale udienza, applicando l’articolo 610, comma 5-bis, del codice di procedura penale. La decisione si fonda su un’applicazione rigorosa della normativa vigente.

Le Motivazioni della Corte

I giudici hanno chiarito che il vizio di motivazione dedotto dai ricorrenti non rientrava in nessuna delle categorie previste dall’art. 448, comma 2-bis c.p.p. Di conseguenza, il ricorso era stato proposto per motivi non consentiti dalla legge.
La Corte ha implicitamente ribadito che il patteggiamento è un accordo processuale che si fonda sulla volontà dell’imputato di accettare una determinata pena in cambio di benefici, come la riduzione della sanzione. Tale scelta implica una sostanziale rinuncia a contestare l’accertamento di responsabilità, se non per i specifici e gravi vizi elencati dalla norma. Pertanto, l’argomento basato sull’esito del procedimento per altri soggetti è stato ritenuto irrilevante ai fini dell’impugnazione.

A seguito della declaratoria di inammissibilità, la Corte ha condannato entrambi i ricorrenti al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di quattromila euro ciascuno alla Cassa delle ammende, come sanzione per aver adito la Corte con un ricorso privo dei presupposti di legge.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza serve da monito: la via del patteggiamento, sebbene vantaggiosa sotto certi aspetti, chiude la porta a gran parte delle possibili contestazioni future. Prima di optare per questo rito, è fondamentale che l’imputato e il suo difensore valutino attentamente tutte le implicazioni, compresa la drastica limitazione del diritto di impugnazione. Qualsiasi tentativo di ricorrere per motivi non espressamente previsti dalla legge si tradurrà non solo in un insuccesso, ma anche in ulteriori conseguenze economiche a carico del ricorrente.

È possibile fare ricorso contro una sentenza di patteggiamento per qualsiasi motivo?
No. L’art. 448, comma 2-bis del codice di procedura penale elenca tassativamente i motivi per cui si può ricorrere. Motivi diversi da quelli previsti, come un presunto vizio di motivazione non riconducibile alle ipotesi di legge, rendono il ricorso inammissibile.

Cosa succede se un ricorso contro una sentenza di patteggiamento viene dichiarato inammissibile?
In base a questa ordinanza, la declaratoria di inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro (in questo caso, quattromila euro) a favore della Cassa delle ammende.

Il fatto che altri coimputati siano stati assolti può essere usato come motivo per impugnare la propria sentenza di patteggiamento?
No, la Corte ha stabilito che questo tipo di motivazione (vizio della motivazione in relazione all’assoluzione di altri) non rientra tra quelle deducibili ai sensi dell’art. 448, comma 2-bis c.p.p., e quindi non è un valido motivo per impugnare una sentenza di patteggiamento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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