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Inammissibilità ricorso patteggiamento: i limiti

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’inammissibilità del ricorso contro una sentenza di patteggiamento per reati legati a sostanze stupefacenti. Il ricorso, che contestava la sanzione concordata, è stato respinto poiché i motivi non rientravano nelle ipotesi tassative previste dall’art. 448, comma 2-bis, c.p.p. Questa decisione conferma la stretta limitazione all’impugnazione di tali sentenze, comportando per il ricorrente la condanna alle spese e a una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 9 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità Ricorso Patteggiamento: i Limiti Imposti dalla Cassazione

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha ribadito i confini stringenti per l’impugnazione di una sentenza emessa a seguito di patteggiamento. La decisione sottolinea come non ogni presunta violazione di legge possa aprire le porte al giudizio di legittimità, confermando l’orientamento consolidato in materia di inammissibilità del ricorso per patteggiamento. Questo caso offre uno spunto fondamentale per comprendere quando e come sia possibile contestare un accordo sulla pena.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine dal ricorso presentato da un imputato avverso una sentenza di applicazione della pena su richiesta delle parti (il cosiddetto patteggiamento), emessa dal GIP del Tribunale per un reato previsto dalla legge sugli stupefacenti (art. 73, d.P.R. 309/1990). L’imputato, tramite il suo difensore, ha adito la Corte di Cassazione lamentando un vizio di violazione di legge relativo al trattamento sanzionatorio che era stato concordato tra le parti e recepito nella sentenza.

L’impugnazione e l’Inammissibilità del Ricorso per Patteggiamento

Il cuore della questione giuridica risiede nella specifica disciplina che regola le impugnazioni delle sentenze di patteggiamento. La difesa del ricorrente ha tentato di far valere le proprie ragioni in Cassazione, ma si è scontrata con i limiti tassativi imposti dal legislatore. L’ordinamento processuale penale, infatti, non consente un’impugnazione generalizzata per questo tipo di sentenze, ma la circoscrive a un elenco ben definito di motivi. La Corte Suprema ha quindi proceduto a una verifica preliminare, valutando se le doglianze sollevate rientrassero o meno nel novero dei motivi ammessi.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile con una procedura semplificata, cosiddetta de plano, ovvero senza la necessità di un’udienza pubblica. La motivazione si fonda sull’articolo 448, comma 2-bis, del codice di procedura penale. Questa norma limita in modo esplicito la possibilità di ricorrere per cassazione contro una sentenza di patteggiamento alle sole ipotesi di violazione di legge in esso tassativamente indicate.

I giudici hanno chiarito che la contestazione relativa al trattamento sanzionatorio concordato tra accusa e difesa non rientra in tale elenco. In altre parole, una volta che le parti si sono accordate sulla pena e il giudice ha ratificato tale accordo, non è più possibile contestare in Cassazione la ‘giustezza’ o la ‘legalità’ della pena stessa, a meno che non si configuri una delle specifiche violazioni previste dalla norma. La Corte ha richiamato un proprio precedente (Sez. 6, n. 1032 del 07/11/2019), consolidando un principio ormai pacifico: l’accordo sulla pena preclude successive contestazioni sulla sua entità.

Di conseguenza, essendo i motivi del ricorso non consentiti dalla legge, l’impugnazione è stata dichiarata inammissibile. Questa declaratoria ha comportato per il ricorrente la condanna al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro alla Cassa delle ammende.

Conclusioni

La decisione in esame è un importante monito sulle conseguenze della scelta del patteggiamento. Se da un lato questo rito speciale offre indubbi vantaggi, come la riduzione della pena e la rapidità del processo, dall’altro comporta una significativa rinuncia al diritto di impugnazione. L’accordo tra imputato e pubblico ministero cristallizza la pena, rendendola quasi del tutto insindacabile in sede di legittimità. Chi opta per il patteggiamento deve essere pienamente consapevole che le possibilità di contestare la sentenza sono estremamente limitate e circoscritte a vizi specifici, tra cui non rientra, come chiarito dalla Suprema Corte, il dissenso postumo sulla misura della sanzione concordata.

È sempre possibile fare ricorso in Cassazione contro una sentenza di patteggiamento?
No, non è sempre possibile. L’art. 448, comma 2-bis, del codice di procedura penale limita la possibilità di ricorso a specifiche e tassative ipotesi di violazione di legge, escludendo la contestazione del trattamento sanzionatorio concordato tra le parti.

Per quale motivo il ricorso specifico di questo caso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi proposti, relativi a un presunto vizio di violazione di legge nel trattamento sanzionatorio concordato, non rientrano nell’elenco dei motivi per i quali la legge consente di impugnare una sentenza di patteggiamento.

Quali sono state le conseguenze per il ricorrente a seguito della decisione della Cassazione?
A seguito della dichiarazione di inammissibilità del ricorso, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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