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Inammissibilità ricorso: no alla pena a domicilio

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’inammissibilità del ricorso di un condannato contro il diniego dell’esecuzione della pena in domicilio. La decisione si fonda sulla genericità dei motivi di ricorso, che miravano a una rivalutazione dei fatti già esaminati dal Tribunale di Sorveglianza, il quale aveva ravvisato un concreto pericolo di recidiva basato su un recente arresto per spaccio e precedenti penali.

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Pubblicato il 15 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità del Ricorso: Quando i Motivi sono Generici la Cassazione non Entra nel Merito

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha ribadito un principio fondamentale del processo penale: l’inammissibilità del ricorso quando i motivi sono generici e mirano a una semplice rivalutazione dei fatti. Il caso riguarda la richiesta di un condannato di scontare la pena in detenzione domiciliare, negata dal Tribunale di Sorveglianza a causa di un elevato rischio di recidiva. Vediamo nel dettaglio la vicenda e le ragioni della decisione.

I Fatti di Causa

Un soggetto condannato presentava istanza per poter eseguire la pena presso il proprio domicilio, ai sensi della normativa vigente. Il Magistrato di Sorveglianza prima, e il Tribunale di Sorveglianza in sede di reclamo poi, rigettavano la richiesta. La ragione del diniego risiedeva nella sussistenza di una ‘causa ostativa’, ovvero il concreto pericolo che il soggetto potesse commettere altri reati.

Questa valutazione si basava su elementi specifici:

1. Arresto recente: Pochi mesi prima della decisione, il condannato era stato arrestato in flagranza per spaccio di sostanze stupefacenti, un reato della stessa natura di quelli per cui era già stato condannato.
2. Precedenti penali: La sua storia criminale confermava una tendenza a delinquere.
3. Mancanza di lavoro: L’assenza di un’attività lavorativa stabile era considerata un ulteriore fattore di rischio.
4. Inidoneità del domicilio: L’abitazione indicata non era stata ritenuta idonea a garantire le finalità di controllo richieste dalla misura.

Contro questa decisione, il condannato proponeva ricorso per Cassazione.

La Decisione della Corte: Focus sull’Inammissibilità del Ricorso

La Suprema Corte ha dichiarato l’inammissibilità del ricorso, senza entrare nel merito della questione. La decisione non valuta se fosse giusto o meno concedere la detenzione domiciliare, ma si concentra esclusivamente sulla struttura e sul contenuto dell’atto di impugnazione. Secondo i giudici, i motivi proposti erano eterogenei e non pertinenti rispetto alle argomentazioni dell’ordinanza impugnata. In sostanza, il ricorrente non contestava specifici errori di diritto commessi dal Tribunale, ma chiedeva ai giudici di legittimità di riesaminare i fatti e giungere a una conclusione diversa.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha motivato la sua decisione sottolineando che il ricorso per Cassazione non può trasformarsi in un terzo grado di giudizio sul fatto. Il compito della Suprema Corte è verificare la corretta applicazione della legge e la coerenza logica della motivazione del provvedimento impugnato, non rifare il processo.

Nel caso specifico, l’appello conteneva argomenti che tendevano a sollecitare una ‘rivalutazione in fatto’. Il ricorrente, pur annunciando una censura sulla presunta ‘assenza di corrispondenza fra devoluto e decisione’, non specificava quali argomenti del suo reclamo iniziale fossero stati ignorati o travisati dal Tribunale di Sorveglianza.

Le censure si sono rivelate generiche e non in grado di scalfire la logicità delle considerazioni del giudice di merito, il quale aveva ampiamente motivato il diniego sulla base di elementi concreti e attuali (l’arresto per spaccio, i precedenti, etc.). Di fronte a una motivazione così puntuale, il ricorso avrebbe dovuto individuare vizi logici o violazioni di legge precise, cosa che non è avvenuta. Da qui la declaratoria di inammissibilità per manifesta infondatezza e genericità dei motivi.

Conclusioni

La pronuncia conferma un principio cardine del nostro sistema processuale: il ricorso in Cassazione deve essere specifico e mirato a contestare errori di diritto, non può limitarsi a riproporre le stesse argomentazioni di fatto già respinte nei gradi di merito. La decisione ha comportato per il ricorrente non solo la conferma del diniego della misura alternativa, ma anche la condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria di tremila euro a favore della Cassa delle ammende, data l’assenza di elementi che potessero escludere una sua colpa nella proposizione di un ricorso palesemente inammissibile.

Perché il ricorso in Cassazione è stato dichiarato inammissibile?
È stato dichiarato inammissibile perché i motivi erano generici, non contestavano specifici errori di diritto e miravano a ottenere una nuova valutazione dei fatti, attività preclusa alla Corte di Cassazione.

Quali erano i motivi principali per cui era stata negata la detenzione domiciliare?
La detenzione domiciliare era stata negata per la presenza di una causa ostativa, ossia il concreto pericolo di commissione di nuovi reati, desunto da un recente arresto in flagranza per spaccio, dai precedenti penali e dalla mancanza di un’attività lavorativa.

Quali sono le conseguenze per il ricorrente quando un ricorso viene dichiarato inammissibile per sua colpa?
Il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, che in questo caso è stata fissata in tremila euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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