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Inammissibilità ricorso: motivi generici e condanna

La Corte di Cassazione dichiara l’inammissibilità di due ricorsi a causa della genericità dei motivi presentati. Gli appellanti contestavano il mancato riconoscimento di un’attenuante, ma le loro argomentazioni sono state ritenute prive della specificità richiesta dalla legge e non correlate alla decisione impugnata. Di conseguenza, i ricorsi non sono stati esaminati nel merito e i ricorrenti sono stati condannati al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 8 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità del Ricorso: Quando i Motivi non sono Abbastanza Specifici

Presentare un ricorso in Cassazione è l’ultimo grado di giudizio nel nostro ordinamento, ma per accedervi è necessario rispettare regole procedurali molto rigorose. Una recente ordinanza della Suprema Corte ci ricorda l’importanza della specificità dei motivi, pena una declaratoria di inammissibilità ricorso con conseguente condanna alle spese e a una sanzione pecuniaria. Analizziamo insieme questo caso per capire quali errori evitare.

I Fatti del Caso

Due imputati, condannati dalla Corte di Appello di Perugia, decidevano di presentare ricorso per Cassazione. Sebbene avessero proposto atti di impugnazione distinti, i motivi addotti erano sostanzialmente identici. Il punto centrale della loro doglianza era il mancato riconoscimento di un’attenuante, specificamente quella prevista per aver riparato interamente il danno prima del giudizio. La difesa sosteneva che la Corte d’Appello avesse errato nel negare tale beneficio.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione, con ordinanza del 21 giugno 2024, ha dichiarato entrambi i ricorsi inammissibili. La Corte non è entrata nel merito della questione (ovvero, se l’attenuante dovesse essere concessa o meno), ma si è fermata a un esame preliminare di carattere procedurale. La conseguenza di questa decisione è stata non solo la conferma della sentenza di condanna, ma anche l’imposizione ai ricorrenti del pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro ciascuno a favore della Cassa delle ammende.

Le motivazioni: i principi sull’inammissibilità ricorso

La decisione della Cassazione si fonda su principi consolidati del diritto processuale penale. Vediamo nel dettaglio le ragioni che hanno portato a questa conclusione.

In primo luogo, la Corte ha rilevato che l’unico motivo di ricorso era privo dei requisiti di specificità previsti dall’articolo 581 del codice di procedura penale. Questo requisito non implica solo che il motivo non debba essere generico, ma anche che debba esserci una stretta correlazione tra le critiche mosse dal ricorrente e le complesse argomentazioni sviluppate dal giudice nella sentenza impugnata. In altre parole, non è sufficiente lamentarsi genericamente di un errore, ma è necessario smontare punto per punto il ragionamento del giudice di merito, evidenziandone le falle logiche o giuridiche.

In secondo luogo, per uno dei due ricorrenti, è emerso un vizio ancora più grave. La questione relativa all’attenuante non era mai stata sollevata come specifico motivo di appello nel grado precedente. L’articolo 606, comma 3, del codice di procedura penale sancisce che non possono essere dedotte in Cassazione questioni non prospettate nei motivi di appello, a meno che non si tratti di questioni rilevabili d’ufficio in ogni stato e grado del procedimento. Questo principio serve a evitare che si ‘salti’ un grado di giudizio, presentando per la prima volta in Cassazione doglianze che dovevano essere esaminate dalla Corte d’Appello.

Infine, la Suprema Corte ha sottolineato che, in ogni caso, i giudici di merito avevano già ampiamente esaminato e motivatamente respinto le argomentazioni difensive con argomenti logici e giuridici corretti, come si evinceva dalla lettura della sentenza impugnata.

Le conclusioni: un monito per la redazione degli atti di impugnazione

Questa ordinanza ribadisce una lezione fondamentale per ogni avvocato: l’atto di impugnazione non è un mero esercizio formale. Un ricorso in Cassazione deve essere un atto ‘chirurgico’, capace di individuare con precisione i vizi della sentenza impugnata e di dialogare criticamente con la sua motivazione. La genericità e la mancata correlazione con le ragioni della decisione portano inevitabilmente all’inammissibilità ricorso, con conseguenze negative per l’assistito, che si vede preclusa la possibilità di un esame nel merito e viene condannato al pagamento di ulteriori somme. La cura nella redazione degli atti processuali non è solo un dovere deontologico, ma il presupposto essenziale per una difesa efficace.

Perché la Corte di Cassazione ha dichiarato i ricorsi inammissibili?
I ricorsi sono stati dichiarati inammissibili perché i motivi presentati erano privi dei requisiti di specificità richiesti dall’art. 581 del codice di procedura penale. Erano generici e non si confrontavano adeguatamente con le ragioni esposte nella sentenza impugnata.

Cosa significa che un motivo di ricorso manca di ‘specificità’?
Significa che il motivo è formulato in modo vago, indeterminato o non è correlato alla complessità delle argomentazioni della decisione che si intende impugnare. Non basta una critica generica, ma occorre indicare in modo preciso le ragioni di fatto e di diritto per cui si ritiene errata la sentenza.

Quali sono le conseguenze per i ricorrenti quando un ricorso viene dichiarato inammissibile?
La dichiarazione di inammissibilità comporta che la Corte non esamina il merito della questione. In questo caso, i ricorrenti sono stati anche condannati al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro ciascuno in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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