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Inammissibilità ricorso: la valutazione del giudice

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 14233/2024, ha dichiarato l’inammissibilità di un ricorso avverso una condanna per tentato furto aggravato. L’ordinanza sottolinea che la valutazione del giudice di merito sulle attenuanti generiche e sulla determinazione della pena costituisce un giudizio di fatto, insindacabile in sede di legittimità se la motivazione è logica e sufficiente. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende.

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Pubblicato il 12 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità Ricorso: Quando la Cassazione non entra nel merito

L’ordinanza in esame della Corte di Cassazione ci offre un’importante lezione sul funzionamento del processo penale, in particolare sui limiti del giudizio di legittimità. Il caso riguarda l’inammissibilità ricorso presentato da un imputato condannato per tentato furto aggravato, e chiarisce perché le valutazioni del giudice di merito su attenuanti e pena sono raramente modificabili in Cassazione. Analizziamo insieme la vicenda e i principi di diritto affermati.

I Fatti di Causa

La vicenda processuale ha origine da una sentenza di condanna emessa dal Tribunale di Bologna per reati di tentato furto aggravato e possesso ingiustificato di strumenti atti allo scasso. La Corte di Appello di Bologna, pur riformando parzialmente la sentenza di primo grado e rideterminando la pena, confermava la responsabilità penale dell’imputato. Contro questa decisione, l’imputato proponeva ricorso per Cassazione, affidandosi a due principali motivi di doglianza.

I Motivi del Ricorso e la dichiarata Inammissibilità

L’imputato lamentava, in primo luogo, la violazione della legge penale per il mancato riconoscimento delle circostanze attenuanti generiche. In secondo luogo, si doleva di un’errata applicazione della legge nella determinazione della pena inflitta. Entrambi i motivi, tuttavia, si sono scontrati con il muro dell’inammissibilità ricorso, una decisione che impedisce alla Corte di esaminare la fondatezza delle questioni sollevate.

La Valutazione sulle Attenuanti Generiche

Per quanto riguarda le attenuanti generiche, la Corte Suprema ha ribadito un principio consolidato: la loro concessione o esclusione rientra in un ‘giudizio di fatto’ che spetta esclusivamente al giudice di merito. Questo giudizio è insindacabile in sede di legittimità, a condizione che la motivazione sia logica, non contraddittoria e che dia conto degli elementi presi in considerazione (come quelli indicati dall’art. 133 del codice penale). Nel caso di specie, la Corte ha ritenuto che la motivazione della Corte d’Appello fosse adeguata, rendendo il motivo di ricorso inammissibile.

La Determinazione della Pena

Analogamente, anche il secondo motivo relativo alla quantificazione della pena è stato giudicato inammissibile. La Corte di Cassazione ha specificato che il trattamento sanzionatorio, se sorretto da una motivazione sufficiente e non illogica e se tiene conto delle argomentazioni difensive, non può essere oggetto di una nuova valutazione di merito. Il ruolo della Cassazione non è quello di scegliere una pena ‘migliore’, ma solo di verificare la correttezza giuridica del ragionamento che ha portato a quella determinata pena.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte ha fondato la sua decisione sul principio della netta separazione tra giudizio di fatto e giudizio di legittimità. I giudici di primo e secondo grado valutano le prove e ricostruiscono i fatti, giungendo a una conclusione sulla responsabilità e sulla pena. La Corte di Cassazione, invece, ha il compito di assicurare l’esatta osservanza e l’uniforme interpretazione della legge. Non può, quindi, sostituire la propria valutazione a quella del giudice di merito se questa è immune da vizi logici o giuridici. Dichiarare l’inammissibilità significa riconoscere che il ricorso non attacca un errore di diritto, ma tenta di ottenere un nuovo, e non consentito, esame del merito della vicenda.

Conclusioni

L’ordinanza conferma che la scelta di concedere le attenuanti generiche o di quantificare la pena rientra nel potere discrezionale del giudice di merito, un potere che, se esercitato con motivazione adeguata, diventa insindacabile in Cassazione. Per il ricorrente, la dichiarazione di inammissibilità ha comportato non solo la conferma della condanna, ma anche l’obbligo di pagare le spese processuali e una sanzione pecuniaria alla Cassa delle ammende, come previsto dall’art. 616 del codice di procedura penale. Questa decisione serve da monito sull’importanza di formulare ricorsi per Cassazione basati su reali vizi di legittimità e non su una mera speranza di riconsiderazione del fatto.

Perché la Corte di Cassazione può dichiarare inammissibile un ricorso sulle attenuanti generiche?
Perché la concessione o il diniego delle attenuanti generiche costituisce un ‘giudizio di fatto’ riservato al giudice del merito. La Corte di Cassazione può intervenire solo se la motivazione è palesemente contraddittoria o illogica, ma non può sostituire la propria valutazione a quella dei giudici dei gradi precedenti.

Cosa significa che la determinazione della pena è insindacabile in sede di legittimità?
Significa che la Corte di Cassazione non può riesaminare la congruità della pena decisa dal giudice di merito, a patto che questa sia supportata da una motivazione sufficiente, logica e che abbia adeguatamente considerato le argomentazioni della difesa. Il controllo della Cassazione è sulla legalità del ragionamento, non sull’opportunità della pena.

Quali sono le conseguenze per il ricorrente quando il ricorso viene dichiarato inammissibile?
Secondo quanto stabilito nell’ordinanza e dall’art. 616 c.p.p., il ricorrente il cui appello è dichiarato inammissibile viene condannato al pagamento delle spese del procedimento e di una somma in denaro, in questo caso fissata in 3.000,00 euro, in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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