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Inammissibilità ricorso: la Cassazione e la prescrizione

La Corte di Cassazione dichiara l’inammissibilità di un ricorso per riciclaggio a causa della sua genericità. L’ordinanza stabilisce un principio cruciale: l’inammissibilità del ricorso impedisce la declaratoria di prescrizione del reato, anche se questa matura dopo la sentenza di appello. La decisione si fonda sulla mancata instaurazione di un valido rapporto processuale, cristallizzando la situazione giuridica al momento della decisione di secondo grado.

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Pubblicato il 13 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità Ricorso: La Cassazione e lo Sbarramento alla Prescrizione

L’ordinanza in esame offre un importante chiarimento sul rapporto tra l’inammissibilità ricorso per Cassazione e la maturazione della prescrizione del reato. La Suprema Corte, nel respingere un ricorso avverso una condanna per riciclaggio, ha ribadito un principio fondamentale: se il ricorso è inammissibile, la Corte non può dichiarare estinto il reato per prescrizione, anche qualora il termine massimo scada dopo la sentenza d’appello. Questa decisione sottolinea il rigore formale richiesto per accedere al giudizio di legittimità e le gravi conseguenze di un’impugnazione carente.

I Fatti del Caso

Un soggetto veniva condannato in primo e secondo grado per il reato di riciclaggio, commesso il 2 settembre 2009. L’imputato proponeva ricorso per Cassazione contro la sentenza della Corte d’Appello, emessa il 6 febbraio 2024. I motivi del ricorso erano incentrati su tre aspetti principali: la presunta erronea affermazione della responsabilità penale, la contestazione del trattamento sanzionatorio e, infine, la richiesta di declaratoria di estinzione del reato per intervenuta prescrizione.

I Motivi del Ricorso e la Valutazione della Corte

L’imputato lamentava diversi vizi nella sentenza impugnata. In primo luogo, sosteneva una violazione di legge e un difetto di motivazione riguardo alla sua colpevolezza, ritenendo che i giudici d’appello si fossero limitati a riproporre le argomentazioni del primo grado. In secondo luogo, contestava la determinazione della pena e il diniego delle attenuanti generiche. Infine, il motivo più rilevante ai fini della decisione, riguardava la mancata declaratoria di estinzione del reato per prescrizione.

L’inammissibilità ricorso per genericità dei motivi

La Corte di Cassazione ha rapidamente liquidato i primi due motivi, definendoli rispettivamente “privo di specificità” e “del tutto generico”. La Corte ha osservato come l’appellante si fosse limitato a riproporre le stesse questioni già ampiamente e correttamente discusse dai giudici di merito, senza muovere critiche puntuali e pertinenti alla motivazione della sentenza d’appello. Questa carenza ha reso i motivi inidonei a superare il vaglio di ammissibilità, che richiede una confutazione specifica delle argomentazioni della decisione impugnata.

Prescrizione e Inammissibilità: un legame indissolubile

Il punto cruciale dell’ordinanza riguarda il terzo motivo. L’imputato sosteneva che il reato si sarebbe prescritto il 2 settembre 2024, data successiva alla sentenza d’appello (6 febbraio 2024) ma antecedente alla decisione della Cassazione. La Suprema Corte ha ritenuto il motivo manifestamente infondato, basando la propria decisione su un principio consolidato nella giurisprudenza di legittimità.

Le motivazioni

La Corte ha spiegato che, per calcolare la prescrizione, non si può tener conto della circostanza attenuante del riciclaggio di particolare tenuità (art. 648-bis, quarto comma, c.p.), in quanto non costituisce un reato autonomo. Il calcolo va fatto sulla pena massima del reato base.
Ma l’argomento decisivo è di natura processuale. Citando una fondamentale sentenza delle Sezioni Unite (n. 6903 del 2016, Aiello), la Corte ha ribadito che l’inammissibilità ricorso impedisce l’instaurazione di un valido rapporto processuale dinanzi al giudice di legittimità. Di conseguenza, la Corte non ha il potere di rilevare e dichiarare cause di estinzione del reato, come la prescrizione, maturate in un momento successivo alla pronuncia della sentenza impugnata. L’inammissibilità, in pratica, “congela” la situazione giuridica al momento della decisione d’appello, precludendo ogni ulteriore valutazione sul merito o su cause estintive sopravvenute.

Le conclusioni

Questa ordinanza conferma la necessità di redigere ricorsi per Cassazione con estrema precisione e specificità. Un’impugnazione generica o meramente ripetitiva non solo è destinata al fallimento, ma comporta anche la condanna alle spese e, soprattutto, la perdita della possibilità di beneficiare di cause estintive come la prescrizione. La decisione rafforza la funzione della Corte di Cassazione come giudice della legittimità e non del fatto, sanzionando con l’inammissibilità i tentativi di ottenere un terzo grado di giudizio di merito. Per gli operatori del diritto, è un monito a formulare critiche mirate e giuridicamente fondate, pena l’irrevocabilità della condanna.

Quando un ricorso in Cassazione è considerato inammissibile?
Secondo l’ordinanza, un ricorso è inammissibile quando è privo di specificità, generico e si limita a riproporre le stesse questioni già decise nei gradi di merito senza una valida e precisa confutazione delle argomentazioni della sentenza impugnata.

L’inammissibilità del ricorso impedisce di dichiarare la prescrizione del reato?
Sì. L’ordinanza afferma che l’inammissibilità del ricorso preclude alla Corte di Cassazione la possibilità di rilevare la prescrizione del reato maturata dopo la pronuncia della sentenza di appello, poiché non si instaura un valido rapporto processuale.

Come si calcola il termine di prescrizione in caso di riciclaggio attenuato?
L’ordinanza chiarisce che l’ipotesi attenuata di riciclaggio non costituisce una figura autonoma di reato. Pertanto, il termine di prescrizione deve essere calcolato con riferimento al limite massimo di pena previsto per il reato di riciclaggio nella sua forma base.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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