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Inammissibilità ricorso: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione dichiara l’inammissibilità ricorso per quattro imputati condannati per associazione a delinquere. La decisione si fonda sulla rinuncia a precedenti motivi di impugnazione da parte di alcuni ricorrenti e sulla natura meramente reiterativa dei motivi addotti da altri, confermando l’ampia discrezionalità del giudice di merito nella quantificazione della pena e nella valutazione delle circostanze attenuanti.

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Pubblicato il 12 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità Ricorso: Quando l’Appello in Cassazione non ha Speranze

L’accesso alla Corte di Cassazione rappresenta l’ultimo grado di giudizio nel nostro ordinamento, ma non è una porta aperta a qualsiasi tipo di doglianza. L’inammissibilità ricorso è un concetto cruciale che sancisce quando un’impugnazione non può nemmeno essere esaminata nel merito. Una recente ordinanza della Suprema Corte chiarisce ulteriormente i confini di questo istituto, respingendo i ricorsi di quattro imputati condannati per associazione a delinquere. Analizziamo insieme perché le loro istanze sono state respinte in partenza.

I Fatti del Caso

Quattro individui, condannati in secondo grado dalla Corte d’Appello di Bari per il reato di associazione per delinquere (art. 416 c.p.), hanno proposto ricorso per Cassazione. Le loro posizioni e i motivi di ricorso erano differenti:

* Due imputati lamentavano una violazione di legge in relazione alla loro richiesta di proscioglimento.
* Gli altri due contestavano il diniego delle circostanze attenuanti generiche e ritenevano la pena eccessiva.
* Uno di questi, in particolare, sollevava questioni specifiche sul calcolo della pena legata al riconoscimento del vincolo della continuazione tra più reati.

Nonostante la diversità dei motivi, l’esito per tutti è stato identico: la dichiarazione di inammissibilità.

La Decisione della Corte e l’Inammissibilità Ricorso

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha dichiarato inammissibili tutti i ricorsi presentati, condannando i ricorrenti al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della cassa delle ammende. La decisione si basa su principi procedurali solidi e distinti per ciascun gruppo di ricorrenti.

Motivazioni sulla Rinuncia e Reiterazione dei Motivi

Per i primi due ricorrenti, la Corte ha rilevato un ostacolo insormontabile: essi avevano precedentemente rinunciato al motivo di impugnazione relativo all’accertamento della loro responsabilità penale. In sede di appello, infatti, avevano ammesso le proprie responsabilità, manifestando una volontà di ravvedimento, al fine di ottenere una riduzione della pena. Presentare in Cassazione un motivo a cui si era già rinunciato rende il ricorso, su quel punto, palesemente inammissibile.

Per gli altri due imputati, l’inammissibilità ricorso è derivata dalla natura meramente reiterativa dei motivi. Essi avevano riproposto le stesse questioni già sollevate e puntualmente respinte dalla Corte d’Appello. La Cassazione non è un terzo grado di merito dove si possono rivalutare i fatti, ma un giudice di legittimità. Riproporre le medesime argomentazioni senza evidenziare vizi di legge o di motivazione nella sentenza impugnata equivale a chiedere una nuova valutazione del merito, non consentita in quella sede.

Le Motivazioni su Pena e Attenuanti

La Suprema Corte ha ribadito alcuni principi fondamentali in materia di determinazione della pena:

* Discrezionalità del Giudice: La graduazione della pena, inclusa la concessione o il diniego delle attenuanti generiche, rientra nella piena discrezionalità del giudice di merito. Tale discrezionalità è correttamente esercitata se ancorata ai criteri degli artt. 132 e 133 del codice penale (gravità del reato e capacità a delinquere).
* Motivazione non Analitica: Per negare le attenuanti generiche, non è necessario che il giudice analizzi e confuti ogni singolo elemento favorevole all’imputato. È sufficiente che la sua decisione sia basata sugli elementi ritenuti decisivi e rilevanti, implicitamente superando tutti gli altri.
* Pena Base e Aumenti: Un lieve scostamento della pena base dal minimo edittale non richiede una motivazione “rafforzata”. Allo stesso modo, per aumenti minimi relativi a numerosi reati in continuazione, la motivazione può ritenersi implicitamente soddisfatta dalla significatività del numero degli episodi.

Conclusioni

Questa ordinanza offre una lezione chiara sulla tecnica processuale e sui limiti del ricorso in Cassazione. Dimostra che le strategie difensive devono essere coerenti lungo tutto l’arco del processo: non si può rinunciare a un motivo in appello per poi riproporlo in sede di legittimità. Sottolinea, inoltre, che il ricorso per Cassazione deve basarsi su vizi specifici della sentenza impugnata (violazione di legge o vizio di motivazione) e non può essere una semplice riproposizione di argomenti già esaminati e respinti. La decisione finale sulla pena, se adeguatamente motivata nei suoi punti essenziali, rimane una prerogativa insindacabile del giudice di merito, confermando la natura del giudizio di Cassazione come un controllo di legittimità e non una terza istanza di merito.

Posso presentare un ricorso in Cassazione se in appello ho rinunciato a uno specifico motivo di impugnazione?
No. Secondo la decisione, se un imputato rinuncia a un motivo di impugnazione durante un grado di giudizio (ad esempio, per ottenere una riduzione di pena), non può riproporre lo stesso motivo in Cassazione. Un simile comportamento rende il ricorso inammissibile.

È sufficiente riproporre in Cassazione gli stessi motivi già respinti in Appello?
No. Il ricorso in Cassazione è inammissibile se si limita a reiterare motivi già dedotti in appello e puntualmente disattesi dalla corte di merito. La Cassazione non è un terzo grado di giudizio sui fatti, ma un giudice di legittimità che valuta vizi di legge o di motivazione.

Il giudice deve giustificare in modo dettagliato la mancata concessione delle attenuanti generiche?
Non necessariamente. La Corte ha chiarito che, per motivare il diniego delle attenuanti generiche, è sufficiente che il giudice faccia riferimento agli elementi ritenuti decisivi, senza dover prendere in considerazione e confutare analiticamente tutti gli elementi favorevoli dedotti dalle parti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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