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Inammissibilità ricorso in Cassazione: il caso

La Corte di Cassazione, con ordinanza del 08/01/2025, ha dichiarato l’inammissibilità del ricorso presentato contro una sentenza della Corte d’Appello di Palermo del 16/05/2024. La Suprema Corte ha ritenuto i motivi del ricorso non specifici e ha confermato la discrezionalità del giudice di merito nella valutazione dei fatti e nella determinazione della pena, condannando il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende. Questa decisione sottolinea l’importanza di formulare censure precise e non generiche per evitare l’inammissibilità del ricorso.

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Pubblicato il 9 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità ricorso in Cassazione: quando le motivazioni sono decisive

L’ordinanza della Corte di Cassazione, Sezione Penale, del 8 gennaio 2025, offre un chiaro esempio di come la specificità e la logicità delle censure siano fondamentali per superare il vaglio di legittimità. Il caso in esame, che ha portato alla dichiarazione di inammissibilità del ricorso, evidenzia il consolidato orientamento della Suprema Corte riguardo alla discrezionalità del giudice di merito e ai requisiti necessari per contestare efficacemente una sentenza di condanna.

I fatti del processo

Un individuo, condannato dalla Corte d’Appello di Palermo con sentenza del 16 maggio 2024, ha proposto ricorso per Cassazione. I motivi del ricorso miravano a contestare sia la valutazione dei fatti operata dalla Corte territoriale, sia il trattamento sanzionatorio applicato. Il ricorrente, nato a Castelvetrano nel 1988, ha cercato di ottenere un nuovo esame del merito della vicenda, sperando in un esito diverso da quello dei precedenti gradi di giudizio.

La decisione della Corte di Cassazione e l’inammissibilità del ricorso

La Suprema Corte ha respinto le doglianze del ricorrente, dichiarando il ricorso inammissibile. La decisione si fonda su due pilastri argomentativi principali. In primo luogo, i giudici di legittimità hanno osservato che le censure mosse contro la valutazione dei fatti erano state già adeguatamente esaminate e respinte dalla Corte d’Appello. La Corte ha richiamato le pagine 6, 7 e 8 della sentenza impugnata, sottolineando come le argomentazioni della difesa fossero state correttamente disattese. Questo punto ribadisce un principio cardine: la Cassazione non è un terzo grado di giudizio nel merito, ma un organo che valuta la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione.

Discrezionalità del giudice e trattamento sanzionatorio

In secondo luogo, riguardo alla contestazione sulla pena inflitta, la Corte ha riaffermato il principio della discrezionalità del giudice di merito. La determinazione della sanzione è, per sua natura, un’attività rimessa all’apprezzamento del giudice che ha esaminato direttamente le prove e gli elementi del caso. Tale valutazione diventa incensurabile in sede di legittimità, a meno che non sia palesemente arbitraria o supportata da una motivazione manifestamente illogica. Nel caso di specie, la Corte ha ritenuto che la motivazione fornita dalla Corte d’Appello (pagine 8 e 9 della sentenza) fosse esente da tali vizi, rendendo la censura infondata.

Le motivazioni

Le motivazioni alla base dell’ordinanza sono chiare e dirette. Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi presentati non superavano la soglia della genericità. La Corte ha implicitamente richiamato il principio secondo cui il ricorso in Cassazione deve contenere censure specifiche, che individuino con precisione gli errori di diritto o i vizi logici della sentenza impugnata, e non limitarsi a riproporre le stesse argomentazioni già sconfessate nei gradi di merito. La decisione di condannare il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende è la conseguenza diretta della dichiarata inammissibilità.

Le conclusioni

Questa pronuncia della Cassazione serve come monito sull’importanza della tecnica redazionale del ricorso di legittimità. Per evitare una declaratoria di inammissibilità del ricorso, è indispensabile articolare motivi che non si risolvano in una mera richiesta di rivalutazione del fatto, ma che attacchino specificamente la coerenza logica della motivazione o la corretta interpretazione delle norme giuridiche applicate dal giudice di merito. La discrezionalità del giudice nella commisurazione della pena rimane un caposaldo del sistema, sindacabile solo in presenza di palesi arbitrarietà, che devono essere rigorosamente dimostrate dal ricorrente.

Quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Un ricorso viene dichiarato inammissibile quando le censure sollevate sono generiche, non specifiche, o quando si limitano a chiedere una nuova valutazione dei fatti già esaminati nei gradi di merito, senza evidenziare vizi di legittimità o motivazioni manifestamente illogiche nella sentenza impugnata.

È possibile contestare in Cassazione la pena decisa dal giudice d’appello?
Sì, ma solo a condizioni molto precise. La determinazione della pena rientra nella discrezionalità del giudice di merito e la sua decisione è incensurabile in Cassazione, a meno che non si dimostri che essa sia frutto di puro arbitrio o basata su una motivazione palesemente illogica, come specificato nel provvedimento.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità del ricorso?
La dichiarazione di inammissibilità comporta che il ricorso non venga esaminato nel merito. Inoltre, come stabilito in questo caso, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma pecuniaria in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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