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Inammissibilità ricorso: il calcolo prescrizione

La Corte di Cassazione dichiara l’inammissibilità ricorso di un imputato contro una sentenza della Corte d’Appello. La decisione si fonda sul corretto calcolo dei termini di prescrizione del reato, che, tenendo conto delle sospensioni previste dalla legge, non risultavano ancora decorsi al momento della pronuncia. L’imputato è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende.

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Pubblicato il 6 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità Ricorso: Come il Calcolo della Prescrizione Determina l’Esito

L’inammissibilità ricorso è uno degli esiti più temuti nel processo penale, poiché impedisce al giudice di esaminare nel merito le ragioni dell’imputato. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci offre un chiaro esempio di come una corretta interpretazione delle norme sulla prescrizione possa essere decisiva. Il caso in esame dimostra come il calcolo dei termini, influenzato da specifiche normative transitorie, possa portare a una dichiarazione di inammissibilità con conseguenze economiche significative per il ricorrente.

I Fatti del Caso

Un individuo, a seguito di una condanna emessa dalla Corte d’appello di Lecce in data 13 maggio 2024, ha presentato ricorso per Cassazione. L’oggetto del contendere, sebbene non specificato nel dettaglio dall’estratto, verteva su questioni che la Suprema Corte ha ritenuto di non poter affrontare nel merito a causa di un ostacolo procedurale preliminare: la corretta determinazione del termine di prescrizione del reato contestato.

La Decisione della Corte sull’Inammissibilità del Ricorso

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha dichiarato l’inammissibilità ricorso. Questa decisione non è entrata nel merito delle argomentazioni difensive, ma si è fermata a una valutazione preliminare. La conseguenza diretta di tale pronuncia, come previsto dall’articolo 616 del codice di procedura penale, è stata la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

Le Motivazioni: Il Calcolo della Prescrizione e la Normativa Applicabile

Il cuore della decisione risiede nell’analisi delle norme che regolano la prescrizione, con particolare attenzione al regime applicabile ai reati commessi in un preciso arco temporale. La Corte ha chiarito che per i reati commessi tra il 3 agosto 2017 e il 31 dicembre 2019, continua a valere una specifica disciplina, anche a seguito dell’introduzione di successive modifiche legislative (come la Legge n. 134/2021).

Secondo i Giudici, al termine massimo di prescrizione (in questo caso quinquennale) deve essere aggiunto un ulteriore periodo di sospensione, come previsto dall’art. 159 del codice penale, nella versione modificata dalla Legge n. 103/2017. Tale periodo aggiuntivo può estendersi fino a un massimo di un anno e sei mesi. Effettuando questo calcolo, la Corte ha stabilito che il termine di prescrizione del reato sarebbe scaduto in una data successiva a quella della sentenza d’appello impugnata. Di conseguenza, il motivo del ricorso basato sulla presunta estinzione del reato per prescrizione è risultato infondato, portando all’inevitabile dichiarazione di inammissibilità ricorso.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale: l’analisi dei termini di prescrizione è un passaggio cruciale e complesso, che richiede una profonda conoscenza delle normative e della loro successione nel tempo. Un errore in questo calcolo può rendere vano qualsiasi sforzo difensivo sul merito della questione. Per gli operatori del diritto, emerge la necessità di una scrupolosa verifica dei termini applicabili, considerando non solo la data del commesso reato ma anche tutte le disposizioni transitorie e le modifiche legislative intervenute. Per l’imputato, la decisione sottolinea come un ricorso non adeguatamente fondato sotto il profilo procedurale possa trasformarsi in un ulteriore onere economico, oltre a confermare la precedente condanna.

Qual è il motivo principale che ha portato alla dichiarazione di inammissibilità del ricorso?
La ragione principale è stata che, a seguito di un corretto calcolo dei termini di prescrizione, il reato non era ancora estinto. La Corte ha determinato che la data di scadenza della prescrizione era successiva alla data della sentenza d’appello impugnata.

Quali sono le conseguenze economiche per chi presenta un ricorso dichiarato inammissibile?
Quando un ricorso viene dichiarato inammissibile, il ricorrente è condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma in favore della Cassa delle ammende, che in questo caso specifico è stata determinata in tremila euro, ai sensi dell’art. 616 del codice di procedura penale.

Quale norma è stata decisiva per estendere il termine di prescrizione nel caso esaminato?
La norma decisiva è stata l’articolo 159 del codice penale, come modificato dalla Legge n. 103 del 23 giugno 2017. Questa disposizione ha permesso di aggiungere al termine massimo di prescrizione un ulteriore periodo di sospensione fino a un massimo di un anno e sei mesi, posticipando così l’estinzione del reato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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