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Inammissibilità ricorso: i termini per l’impugnazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’inammissibilità del ricorso presentato da un Procuratore generale perché tardivo. La sentenza sottolinea che il termine di quindici giorni per l’impugnazione decorre dalla comunicazione del provvedimento e che il ricorso si considera proposto solo al momento del deposito presso la cancelleria del giudice che ha emesso la sentenza, non al momento del deposito presso l’ufficio del ricorrente. Questo caso, nato da un’accusa di furto di energia elettrica, si è concluso su una questione puramente procedurale, evidenziando l’importanza cruciale del rispetto dei termini processuali.

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Pubblicato il 7 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità Ricorso: Quando la Tempistica Diventa Cruciale nel Processo Penale

Nel mondo del diritto, il tempo non è un concetto relativo. La puntualità e il rispetto delle scadenze sono pilastri fondamentali su cui si regge l’intero sistema processuale. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ci offre un chiaro esempio di come la mancata osservanza dei termini possa determinare l’esito di un procedimento, portando a una dichiarazione di inammissibilità ricorso a prescindere dalla fondatezza delle argomentazioni. Questo caso evidenzia un principio cardine: la forma, a volte, prevale sulla sostanza.

I Fatti del Caso

La vicenda giudiziaria trae origine da un’accusa di furto aggravato di energia elettrica a carico di un’imputata. Il reato era aggravato dalla circostanza che il furto riguardava un bene destinato a pubblico servizio. Tuttavia, il contesto normativo era mutato a seguito della cosiddetta “riforma Cartabia”, che per il reato di furto semplice ha introdotto la necessità della querela della persona offesa per poter procedere.

Il Pubblico Ministero aveva contestato l’aggravante in un momento successivo, ma secondo il Tribunale di prima istanza, tale contestazione era avvenuta tardivamente. In particolare, era stata mossa quando era già scaduto il termine di tre mesi concesso alla persona offesa per presentare querela. Di conseguenza, il Tribunale aveva dichiarato il non doversi procedere per difetto di querela.

Contro questa decisione, il Procuratore generale presso la Corte d’appello ha proposto ricorso diretto per cassazione (cosiddetto ricorso per saltum), lamentando una violazione di legge, in quanto il Tribunale avrebbe illegittimamente impedito al Pubblico Ministero l’esercizio del suo potere di contestare le aggravanti.

La Decisione della Corte di Cassazione e l’Inammissibilità del Ricorso

La Corte Suprema non è entrata nel merito della questione sollevata dal Procuratore generale. L’attenzione dei giudici si è concentrata esclusivamente su un aspetto preliminare e dirimente: la tempestività dell’impugnazione. La sentenza impugnata era stata emessa il 14 giugno 2024 e comunicata al Procuratore generale il 20 giugno 2024.

Il ricorso per cassazione, invece, era stato depositato presso la segreteria del Procuratore generale il 1° luglio 2024 e trasmesso alla cancelleria del giudice che aveva emesso la sentenza solo il 18 luglio 2024. Questa tempistica è risultata fatale.

La Corte ha quindi dichiarato l’inammissibilità ricorso perché proposto oltre il termine perentorio previsto dalla legge. La decisione si fonda su un’interpretazione rigorosa delle norme procedurali che regolano i tempi e i modi delle impugnazioni.

Le Motivazioni

Il cuore della motivazione della Cassazione risiede nell’interpretazione degli articoli 585 e 582 del codice di procedura penale. La Corte ha ribadito i seguenti principi fondamentali:

1. Decorrenza del termine: Per una sentenza con motivazione depositata contestualmente in udienza, il termine per impugnare è di quindici giorni. Tale termine, per il pubblico ministero, decorre dalla data di comunicazione del provvedimento al suo ufficio. Nel caso di specie, essendo la comunicazione avvenuta il 20 giugno 2024, il termine scadeva inderogabilmente il 5 luglio 2024.

2. Momento della proposizione: Il punto cruciale è stabilire quando l’impugnazione si considera effettivamente “proposta”. La Corte ha chiarito, richiamando un proprio precedente consolidato, che l’atto di impugnazione deve pervenire presso la cancelleria del giudice che ha emesso il provvedimento impugnato entro il termine di legge. Non è sufficiente il semplice deposito presso l’ufficio del ricorrente (in questo caso, la segreteria del Procuratore generale). L’impugnazione è stata ricevuta dalla cancelleria del Tribunale il 18 luglio 2024, ben oltre la scadenza.

Di conseguenza, essendo l’appello giunto a destinazione fuori tempo massimo, la Corte non ha potuto fare altro che dichiararne l’inammissibilità, senza esaminare le ragioni di merito del ricorso.

Le Conclusioni

Questa pronuncia è un monito sull’importanza della diligenza procedurale. Dimostra come un errore nella gestione delle scadenze possa vanificare un’azione legale, indipendentemente dalla sua potenziale fondatezza. La decisione riafferma che i termini processuali sono perentori e la loro violazione comporta la perdita del diritto di esercitare un’azione o un’impugnazione. Per gli operatori del diritto, questa sentenza sottolinea la necessità di una gestione impeccabile delle tempistiche processuali, poiché un ritardo, anche minimo, può portare a conseguenze definitive come l’inammissibilità ricorso.

Perché il ricorso del Procuratore generale è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché è stato proposto oltre il termine perentorio di quindici giorni previsto dalla legge per l’impugnazione.

Da quando decorre il termine per impugnare la sentenza in questo specifico caso?
Il termine di quindici giorni per l’impugnazione ha iniziato a decorrere dal giorno della comunicazione della sentenza all’ufficio del Procuratore generale, avvenuta il 20 giugno 2024.

Qual è il momento in cui un’impugnazione si considera legalmente proposta?
Secondo la Corte, l’impugnazione si considera proposta non quando viene depositata presso l’ufficio di chi la presenta, ma solo quando perviene materialmente presso la cancelleria del giudice che ha emesso il provvedimento che si intende impugnare.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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