LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Inammissibilità ricorso: i requisiti di specificità

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 22068/2024, ha dichiarato l’inammissibilità di un ricorso in materia penale. La decisione si fonda sulla mancanza dei requisiti di specificità dei motivi, considerati generici e non correlati alla sentenza impugnata. La Corte ha ribadito che la contestazione sulla misura della pena è insindacabile in sede di legittimità se non palesemente illogica, confermando la condanna dell’imputato al pagamento delle spese e di una sanzione pecuniaria.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 24 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità ricorso: quando i motivi sono troppo generici

L’ordinanza n. 22068 del 2024 della Corte di Cassazione offre un’importante lezione sui requisiti formali dell’atto di impugnazione, chiarendo perché un’argomentazione difensiva vaga può portare a una pronuncia di inammissibilità ricorso. Questo principio è fondamentale per comprendere come strutturare efficacemente un’impugnazione e quali sono i limiti del sindacato della Suprema Corte.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un individuo avverso una sentenza di condanna emessa dalla Corte d’Appello di Milano. Il ricorrente sollevava due principali motivi di doglianza: il primo relativo alla valutazione della prova sulla sua responsabilità penale e il secondo inerente alla congruità del trattamento sanzionatorio, ovvero la pena inflittagli.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha esaminato il ricorso e lo ha dichiarato inammissibile. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende. La decisione si fonda su una rigorosa applicazione dei principi che regolano il giudizio di legittimità.

Le Motivazioni: L’Inammissibilità Ricorso per Genericità

La Corte ha analizzato separatamente i due motivi di ricorso, riscontrando in entrambi vizi insanabili che ne hanno precluso l’esame nel merito.

Il Difetto di Specificità del Primo Motivo

Il primo motivo, con cui si contestava la responsabilità penale, è stato giudicato privo dei requisiti di specificità richiesti dall’articolo 581 del codice di procedura penale. La Suprema Corte ha sottolineato che la mancanza di specificità non si manifesta solo nella genericità o indeterminatezza delle censure, ma anche nell’assenza di una reale correlazione tra le argomentazioni difensive e le motivazioni della sentenza impugnata. Un ricorso efficace non può ignorare le ragioni esposte dal giudice precedente, ma deve confrontarsi criticamente con esse. Inoltre, la Corte ha ribadito un principio cardine del giudizio di cassazione: non è una sede per una nuova valutazione delle prove o per una ricostruzione alternativa dei fatti. Le censure del ricorrente miravano proprio a questo, proponendo una lettura delle fonti probatorie diversa da quella, logicamente argomentata, dei giudici di merito.

L’Insindacabilità del Trattamento Sanzionatorio

Anche il secondo motivo, relativo alla quantificazione della pena, è stato ritenuto inammissibile. La Corte ha ricordato che la determinazione della pena rientra nel potere discrezionale del giudice di merito. Tale potere può essere sindacato in sede di legittimità solo se la decisione è frutto di mero arbitrio o di un ragionamento manifestamente illogico, circostanze non riscontrate nel caso di specie. Il giudice d’appello aveva adempiuto al suo onere motivazionale facendo riferimento ai criteri dell’articolo 133 del codice penale e utilizzando espressioni come “pena congrua”. Secondo la Cassazione, una motivazione così strutturata è sufficiente, soprattutto quando la pena irrogata è inferiore alla media prevista dalla legge per quel reato.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame consolida due principi fondamentali della procedura penale. In primo luogo, evidenzia l’importanza cruciale di redigere un ricorso per cassazione in modo specifico e pertinente, dialogando criticamente con la sentenza impugnata senza limitarsi a riproporre le stesse argomentazioni o a chiedere una rivalutazione dei fatti. In secondo luogo, riafferma l’ampia discrezionalità del giudice di merito nella commisurazione della pena, limitando il controllo di legittimità ai soli casi di palese irragionevolezza. La pronuncia di inammissibilità ricorso non è una mera formalità, ma la conseguenza diretta del mancato rispetto di queste regole, con l’effetto di rendere definitiva la condanna e di imporre al ricorrente ulteriori oneri economici.

Perché un ricorso in Cassazione può essere dichiarato inammissibile?
Un ricorso viene dichiarato inammissibile quando manca dei requisiti di specificità previsti dalla legge, ad esempio se i motivi sono generici, non si confrontano con le argomentazioni della sentenza impugnata o tentano di ottenere una nuova valutazione delle prove, non consentita in sede di legittimità.

È possibile contestare davanti alla Corte di Cassazione la misura della pena decisa dal giudice?
La contestazione della misura della pena è consentita solo in casi eccezionali, ovvero quando la decisione del giudice di merito è frutto di puro arbitrio o di un ragionamento palesemente illogico. La determinazione della pena è, per regola generale, un’attività discrezionale del giudice di merito.

Quali sono le conseguenze di un ricorso dichiarato inammissibile?
Quando un ricorso viene dichiarato inammissibile, la sentenza impugnata diventa definitiva. Inoltre, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di denaro a favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati