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Inammissibilità ricorso: i motivi non consentiti

La Corte di Cassazione dichiara l’inammissibilità del ricorso presentato da due imputati contro una sentenza del Tribunale di merito. La decisione si fonda sulla constatazione che i motivi addotti non rientravano tra quelli tassativamente previsti dalla legge, comportando la condanna dei ricorrenti al pagamento delle spese processuali e di una cospicua sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 8 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità del Ricorso: Quando la Cassazione Chiude le Porte

L’ordinanza in esame offre un chiaro esempio di come le riforme procedurali possano incidere sull’esito dei processi, sottolineando l’importanza di una corretta formulazione dei motivi di impugnazione. La Suprema Corte ha dichiarato l’inammissibilità del ricorso di due imputati, condannandoli a pesanti sanzioni pecuniarie. Vediamo perché.

Il Contesto Processuale

La vicenda trae origine dal ricorso presentato da due individui avverso una sentenza emessa da un Tribunale di primo grado. Gli imputati, tramite i loro difensori, hanno adito la Corte di Cassazione sperando di ottenere una riforma della decisione a loro sfavorevole. Tuttavia, il loro tentativo si è scontrato con le rigide barriere procedurali introdotte dalla legislazione recente.

La Decisione della Corte e l’Inammissibilità del Ricorso

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza numero 15584 del 2025, ha tagliato corto, dichiarando inammissibili entrambi i ricorsi. Questa decisione non entra nel merito delle questioni sollevate dai ricorrenti, ma si ferma a un livello preliminare, quello dei requisiti di ammissibilità. La conseguenza diretta è la conferma della sentenza impugnata e la condanna dei ricorrenti al pagamento delle spese processuali e di una somma di quattromila euro ciascuno a favore della Cassa delle ammende.

Le Motivazioni della Corte: i Limiti Imposti dalla Legge

Il cuore della decisione risiede nell’interpretazione e applicazione delle norme introdotte con la legge n. 103 del 2017. Questa riforma ha introdotto limiti specifici e tassativi ai motivi per cui è possibile presentare ricorso in determinate circostanze procedurali.

La Corte ha rilevato che le doglianze sollevate dai ricorrenti non rientravano in nessuna delle categorie ammesse, ovvero:

1. Espressione della volontà dell’imputato: Questioni relative a un vizio nel consenso o nella volontà espressa dall’imputato.
2. Difetto di correlazione tra richiesta e sentenza: Quando il giudice si pronuncia su qualcosa di diverso da quanto richiesto dalle parti.
3. Erronea qualificazione giuridica del fatto: Se il fatto storico è stato inquadrato in una fattispecie di reato errata.
4. Illegalità della pena o della misura di sicurezza: Nel caso in cui la sanzione applicata sia contraria alla legge.

Poiché i motivi del ricorso esulavano da questo perimetro, la Corte non ha potuto fare altro che dichiararne l’inammissibilità, richiamando anche un precedente orientamento giurisprudenziale (Cass. n. 28742/2020) che conferma questa linea interpretativa rigorosa.

Le Conclusioni: Attenzione ai Requisiti Formali

Questa ordinanza è un monito per gli operatori del diritto: l’impugnazione di un provvedimento giudiziario non è un’azione da prendere alla leggera. La riforma del 2017 ha reso ancora più cruciale la fase di redazione del ricorso, che deve essere meticolosamente ancorato ai motivi specifici consentiti dalla legge. Un ricorso basato su motivi generici o non contemplati dalla normativa non solo è destinato al fallimento, ma espone il cliente a conseguenze economiche significative. La dichiarazione di inammissibilità del ricorso non è una semplice formalità, ma una decisione che preclude l’accesso al giudizio di merito e comporta sanzioni pecuniarie che possono essere anche molto elevate.

Perché i ricorsi sono stati dichiarati inammissibili?
I ricorsi sono stati dichiarati inammissibili perché i motivi presentati non rientravano nell’elenco tassativo delle ragioni di impugnazione previste dalla legge n. 103 del 2017 per questo tipo di procedimento.

Quali sono le conseguenze per i ricorrenti?
A seguito della dichiarazione di inammissibilità, i ricorrenti sono stati condannati al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di quattromila euro ciascuno in favore della Cassa delle ammende.

Quali sono alcuni dei motivi di ricorso validi secondo la legge citata?
La legge permette di presentare ricorso per motivi specifici, tra cui quelli attinenti all’espressione della volontà dell’imputato, al difetto di correlazione tra la richiesta e la sentenza, all’erronea qualificazione giuridica del fatto e all’illegalità della pena o della misura di sicurezza applicata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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