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Inammissibilità ricorso: i motivi generici o di fatto

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’inammissibilità di un ricorso presentato contro una condanna per invasione di edifici e furto. La decisione si fonda sul fatto che i motivi erano o una semplice ripetizione di questioni di fatto, non riesaminabili in sede di legittimità, oppure troppo generici. Questa pronuncia chiarisce i requisiti formali per un valido ricorso, evidenziando come l’inammissibilità del ricorso sia una conseguenza diretta della non corretta formulazione dei motivi.

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Pubblicato il 10 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità ricorso: quando le contestazioni non superano il vaglio della Cassazione

L’esito di un processo non si decide solo nel merito, ma anche attraverso il rigoroso rispetto delle regole procedurali. Un esempio lampante ci viene fornito da una recente ordinanza della Corte di Cassazione, che ha dichiarato l’inammissibilità di un ricorso per motivi che meritano un’attenta analisi. Questa decisione sottolinea un principio fondamentale: il ricorso per Cassazione non è un terzo grado di giudizio dove si possono ridiscutere i fatti, ma un controllo sulla corretta applicazione della legge.

I Fatti alla base del Ricorso

Due individui venivano condannati sia in primo grado sia in appello per il concorso in reati di invasione di edifici (art. 633 c.p.) e furto (art. 624 c.p.), aggravato ai sensi dell’art. 625 c.p. Non accettando la sentenza della Corte d’Appello, decidevano di presentare ricorso per Cassazione, affidandosi a due principali motivi di contestazione.

Analisi dell’Inammissibilità del Ricorso e le sue Cause

Il ricorso presentato dagli imputati è stato respinto nella sua interezza, con entrambi i motivi dichiarati inammissibili dalla Suprema Corte. Vediamo nel dettaglio le ragioni di questa decisione, che offrono importanti spunti sulla redazione di un efficace atto di impugnazione.

Il Primo Motivo: Una Questione di Fatto, non di Diritto

La prima doglianza riguardava un presunto errore nell’applicazione della legge penale in relazione al reato di invasione di edificio. I ricorrenti sostenevano la mancanza di prove certe sulla loro effettiva presenza all’interno dell’abitazione occupata.

La Corte ha ritenuto questo motivo inammissibile perché “versato in fatto”. In altre parole, i ricorrenti non stavano contestando una violazione di legge, ma stavano chiedendo alla Cassazione di rivalutare le prove, un’attività riservata ai giudici di primo e secondo grado (giudici di merito). Inoltre, il motivo è stato considerato una “pedissequa reiterazione” di argomenti già presentati e respinti in appello.

Il Secondo Motivo: Genericità e Mancanza di Specificità

Il secondo motivo lamentava la mancata applicazione dell’art. 131-bis del codice penale, che prevede la non punibilità per particolare tenuità del fatto. Anche questa censura è stata giudicata inammissibile, ma per una ragione diversa: la genericità.

Secondo la Corte, il ricorso era privo dei requisiti richiesti dall’art. 581 del codice di procedura penale. Non indicava in modo specifico gli elementi su cui si basava la richiesta, impedendo al giudice di comprendere appieno i rilievi mossi contro la sentenza d’appello e di esercitare il proprio controllo di legittimità.

Le Motivazioni della Corte

La Corte di Cassazione ha motivato la sua decisione di inammissibilità basandosi su due pilastri fondamentali della procedura penale.
Per il primo motivo, ha ribadito la sua funzione di giudice di legittimità, non di merito. Non può sostituire la propria valutazione dei fatti a quella, logicamente motivata, dei giudici dei gradi precedenti. Tentare di ottenere una nuova valutazione delle prove in Cassazione è un errore che porta inevitabilmente all’inammissibilità.
Per il secondo motivo, ha sottolineato l’onere di specificità che grava su chi propone un ricorso. Non è sufficiente lamentare genericamente una violazione di legge, ma è necessario indicare con precisione le ragioni della censura, confrontandosi criticamente con la motivazione della sentenza impugnata. La genericità equivale a non proporre un motivo valido.

Le Conclusioni

La decisione in esame è un monito chiaro: il successo di un ricorso per Cassazione dipende dalla sua capacità di sollevare questioni di puro diritto, formulate in modo specifico e non ripetitivo. L’inammissibilità del ricorso non è solo una sanzione processuale, ma la logica conseguenza di un’impugnazione che non rispetta i confini del giudizio di legittimità. Di conseguenza, i ricorrenti non solo hanno visto respinta la loro istanza, ma sono stati anche condannati al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende, a testimonianza della serietà con cui l’ordinamento tratta i ricorsi infondati o mal formulati.

Perché il ricorso per Cassazione è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi erano errati nella forma e nella sostanza: il primo motivo chiedeva una rivalutazione dei fatti, attività non consentita in Cassazione, e il secondo era troppo generico e non specificava in modo adeguato le critiche alla sentenza d’appello, come richiesto dalla legge.

È possibile contestare la valutazione delle prove davanti alla Corte di Cassazione?
No, la Corte di Cassazione è un giudice di legittimità, non di merito. Il suo compito è verificare la corretta applicazione delle norme di legge e la coerenza logica della motivazione della sentenza, ma non può riesaminare le prove o ricostruire i fatti del processo.

Cosa si intende quando un motivo di ricorso è definito ‘generico’?
Un motivo di ricorso è ‘generico’ quando non indica in modo chiaro e specifico le parti della sentenza che si contestano e le ragioni giuridiche di tale contestazione. Deve consentire al giudice di individuare precisamente i rilievi mossi, altrimenti viene considerato inammissibile per indeterminatezza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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