LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Inammissibilità ricorso: i motivi generici in Cassazione

Un imputato, condannato per resistenza a pubblico ufficiale, ricorre in Cassazione lamentando il mancato riconoscimento della particolare tenuità del fatto. La Corte dichiara l’inammissibilità del ricorso, sottolineando che un motivo d’appello generico e assertivo non può essere sanato, rendendo vana ogni successiva doglianza per omessa motivazione.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 13 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità Ricorso: Perché i Motivi Generici non Hanno Speranza in Cassazione

Nel processo penale, la precisione e la specificità dei motivi di impugnazione non sono un mero formalismo, ma un requisito fondamentale per garantire un esame efficace della decisione del giudice. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha ribadito con forza questo principio, dichiarando l’inammissibilità del ricorso di un imputato a causa della genericità dei motivi presentati in appello. Questa decisione offre spunti cruciali su come formulare correttamente un’impugnazione e sulle conseguenze di un approccio superficiale.

Il caso: dalla condanna per resistenza all’appello

Il caso in esame riguarda un cittadino condannato in primo grado e in appello per il reato di resistenza a pubblico ufficiale. La difesa, non soddisfatta della conferma della condanna da parte della Corte di Appello, ha deciso di presentare ricorso per Cassazione, basandolo su due argomenti principali:

1. Errato computo della recidiva: si contestava che i giudici non avessero considerato la distanza temporale dei precedenti penali e la scarsa gravità del nuovo reato.
2. Mancato riconoscimento della particolare tenuità del fatto: si lamentava che, nonostante il fatto fosse di ‘scarso rilievo criminale’, non fosse stata applicata la causa di non punibilità prevista dalla legge.

La difesa sosteneva che elementi come la concessione delle attenuanti generiche e una pena vicina al minimo edittale dimostrassero la tenuità del fatto. Tuttavia, la Suprema Corte ha respinto completamente queste argomentazioni.

L’inammissibilità del ricorso secondo la Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’intero ricorso inammissibile, analizzando separatamente i due motivi e trovandoli entrambi viziati da difetti procedurali insuperabili. Questo esito sottolinea l’importanza di una strategia difensiva attenta sin dai primi gradi di giudizio.

Il motivo sulla recidiva: una questione mai sollevata

Il primo motivo è stato considerato inammissibile perché sollevato per la prima volta in Cassazione. La Corte ha osservato che nell’atto d’appello, la difesa si era limitata a contestare l’eccessività della pena e il bilanciamento delle circostanze, senza mai mettere in discussione il computo della recidiva in sé. La legge processuale (art. 606, comma 3, cod. proc. pen.) vieta di presentare in Cassazione motivi che non siano già stati sottoposti al giudice dell’appello. Di conseguenza, questa doglianza era proceduralmente preclusa.

Il motivo sulla tenuità del fatto: la genericità che costa cara

Anche il secondo motivo, pur essendo stato presentato in appello, è stato giudicato inammissibile. La Cassazione ha ritenuto che il motivo d’appello sulla particolare tenuità del fatto fosse ‘del tutto generico, puramente assertivo’. La difesa si era limitata a deduzioni eccentriche, come il richiamo a una precedente riabilitazione o alla pena mite, senza argomentare sui presupposti specifici richiesti dalla norma: la non abitualità della condotta e la minima offensività del fatto. Poiché il motivo originario era viziato da inammissibilità per genericità, la Cassazione ha stabilito che l’eventuale omissione di motivazione da parte della Corte d’Appello su quel punto non può essere contestata. Un motivo inammissibile all’origine resta tale, anche se il giudice precedente non lo dichiara esplicitamente.

Le motivazioni

La Corte Suprema ha chiarito un principio fondamentale del diritto processuale penale: i motivi di ricorso devono essere specifici e non meramente assertivi. Nel caso della particolare tenuità del fatto, non basta affermare che il reato è di scarsa gravità. È onere della difesa dimostrare concretamente perché la condotta non sia abituale e perché l’offesa sia talmente minima da non richiedere una punizione penale. Affermazioni generiche, non supportate da un’analisi puntuale del caso, rendono il motivo d’appello inammissibile ‘ab origine’.

Inoltre, la decisione ribadisce che il giudizio di Cassazione non è un terzo grado di merito, ma un controllo di legittimità. Non si possono introdurre questioni nuove che non siano state discusse nei gradi precedenti. La struttura del processo per impugnazioni richiede che ogni questione sia sollevata al momento e nel modo opportuno. Un errore strategico nell’atto di appello non può essere corretto in sede di legittimità.

Le conclusioni

La sentenza rappresenta un monito per gli operatori del diritto sull’importanza di redigere atti di impugnazione dettagliati, specifici e pertinenti. L’inammissibilità del ricorso non è solo una sanzione processuale, ma la conseguenza diretta di una difesa che non ha saputo articolare le proprie ragioni in modo giuridicamente rilevante. Questa pronuncia insegna che la genericità è un vizio che contamina l’impugnazione sin dalla sua origine, rendendo inutile ogni sforzo successivo. Per l’imputato, ciò si è tradotto non solo nella conferma della condanna, ma anche nel pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria, a dimostrazione che gli errori procedurali hanno costi concreti.

È possibile presentare un motivo di ricorso per la prima volta in Cassazione?
No, la legge (art. 606, comma 3, c.p.p.) vieta di dedurre con il ricorso per cassazione motivi diversi da quelli enunciati nei motivi di appello. Una questione non sottoposta al giudice dell’appello non può essere sollevata per la prima volta in sede di legittimità.

Cosa si intende per “motivo generico” e quali sono le sue conseguenze?
Un motivo è generico quando è puramente assertivo, non specifico e non si confronta criticamente con la decisione impugnata. Nella sentenza, il motivo sulla tenuità del fatto è stato ritenuto generico perché non argomentava sui presupposti di legge (minima offensività e non abitualità), limitandosi a deduzioni non pertinenti. La conseguenza è l’inammissibilità del motivo stesso.

Il giudice d’appello è tenuto a motivare su un motivo di ricorso palesemente generico?
No. La Cassazione chiarisce che il difetto di motivazione della sentenza di appello su un motivo generico non può essere oggetto di ricorso, poiché i motivi generici restano viziati da inammissibilità originaria anche se il giudice dell’impugnazione non pronuncia in concreto tale sanzione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati