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Inammissibilità ricorso: i motivi generici in Cassazione

La Corte di Cassazione dichiara l’inammissibilità del ricorso di un imputato contro una sentenza della Corte d’Appello. I motivi sono stati giudicati generici, riproduttivi di censure già respinte e non in grado di confutare la logica motivazione della sentenza impugnata, confermando la condanna e aggiungendo il pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 2 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità del Ricorso: Quando i Motivi di Appello sono Insufficienti

L’ordinanza in esame della Corte di Cassazione offre un chiaro esempio di come la genericità dei motivi possa portare alla dichiarazione di inammissibilità del ricorso, un esito che preclude l’esame nel merito delle questioni sollevate. Comprendere i requisiti di specificità richiesti per un’impugnazione è fondamentale per chiunque si approcci al processo penale. Questo caso specifico riguarda un ricorso avverso una sentenza della Corte d’Appello, rigettato per la sua incapacità di confrontarsi efficacemente con le motivazioni della decisione impugnata.

I Fatti e lo Svolgimento del Processo

Un individuo, condannato in secondo grado dalla Corte d’Appello di Reggio Calabria, ha proposto ricorso per cassazione. La difesa ha articolato l’impugnazione su tre motivi principali. In primo luogo, ha lamentato un’omessa risposta su plurimi motivi di gravame presentati in appello, tra cui la sussistenza della scriminante dello stato di necessità (art. 54 c.p.), la mancanza di dolo, e l’irrilevanza penale di un’assenza inferiore alle dodici ore. In secondo luogo, ha criticato la mancata applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.). Infine, ha contestato l’eccessività del trattamento sanzionatorio e la mancata concessione delle circostanze attenuanti generiche.

Analisi dei Motivi di Ricorso

La Corte di Cassazione ha esaminato ciascun motivo, riscontrando in tutti un vizio di fondo che ne ha determinato il rigetto complessivo.

Il Primo Motivo: Genericità e Mancato Confronto

La Corte ha ritenuto il primo motivo generico per due ragioni. Da un lato, non evidenziava un vizio concreto della decisione, ma si limitava a riproporre le stesse argomentazioni già esaminate e respinte dalla Corte d’Appello. Dall’altro, non si confrontava con la motivazione della sentenza impugnata, la quale aveva già dato conto in modo completo e logico delle ragioni per cui la condotta del ricorrente (allontanatosi per due volte dall’abitazione) non poteva essere giustificata dalla scriminante dello stato di necessità. La Cassazione ha sottolineato come la tesi difensiva sull’irrilevanza di un allontanamento inferiore alle dodici ore fosse, inoltre, manifestamente infondata.

Secondo e Terzo Motivo: Argomenti Riproduttivi e Adeguata Motivazione

Anche il secondo motivo, relativo all’art. 131-bis c.p., è stato giudicato meramente riproduttivo di una censura già adeguatamente confutata in appello. La Corte territoriale aveva infatti motivato la non applicabilità della causa di non punibilità valorizzando sia l’abitualità della condotta sia la sua gravità. Il ricorrente, nel suo atto, non ha mosso critiche specifiche a tale ragionamento.

Similmente, il terzo motivo, riguardante le attenuanti generiche e la presunta eccessività della pena, è stato respinto. La Corte d’Appello aveva fornito una motivazione completa e logica anche su questi aspetti, rinviando alla valutazione sulla gravità della condotta. Il ricorso in Cassazione si è limitato a una censura generica senza scalfire la coerenza del percorso argomentativo del giudice di secondo grado.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione sulla Inammissibilità del Ricorso

Il fulcro della decisione risiede nel principio secondo cui un ricorso per cassazione, per essere ammissibile, non può limitarsi a riproporre le medesime questioni già decise in appello. È necessario che il ricorrente articoli critiche specifiche e puntuali contro la ratio decidendi (la ragione della decisione) della sentenza impugnata, dimostrando l’esistenza di vizi logici o di violazioni di legge. Nel caso di specie, tutti i motivi sono stati considerati privi di questa specificità. La Corte ha riscontrato che il ricorrente non si è confrontato con le argomentazioni della Corte d’Appello, che erano state ritenute complete, logiche e non sindacabili in sede di legittimità. Di conseguenza, il ricorso è stato dichiarato inammissibile.

Le Conclusioni: Conseguenze Pratiche della Decisione

La dichiarazione di inammissibilità ha conseguenze significative. In primo luogo, la sentenza di condanna della Corte d’Appello diventa definitiva. In secondo luogo, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali. Infine, come previsto in questi casi, viene condannato anche al versamento di una somma in favore della Cassa delle ammende, qui quantificata in tremila euro. Questa pronuncia ribadisce un importante monito per la difesa: un ricorso in Cassazione deve essere un atto di critica mirata e tecnicamente fondata contro la sentenza di secondo grado, non una semplice riproposizione di argomenti già vagliati e respinti.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi presentati erano generici, non si confrontavano con la motivazione logica e completa della sentenza della Corte d’Appello e si limitavano a riprodurre censure già adeguatamente respinte nel precedente grado di giudizio.

La Corte di Cassazione ha esaminato nel merito se l’imputato fosse colpevole o innocente?
No. La dichiarazione di inammissibilità significa che la Corte non è entrata nel merito della questione (cioè non ha riesaminato i fatti), ma si è fermata a una valutazione preliminare sulla correttezza formale e sostanziale dei motivi del ricorso, giudicandoli non idonei a procedere.

Quali sono le conseguenze per il ricorrente dopo la dichiarazione di inammissibilità?
Il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende. Inoltre, la sentenza di condanna emessa dalla Corte d’Appello è diventata definitiva.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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