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Inammissibilità ricorso: i motivi devono essere specifici

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha dichiarato l’inammissibilità del ricorso presentato da un imputato condannato per furto. I giudici hanno ritenuto i motivi di appello manifestamente infondati e meramente ripetitivi delle argomentazioni già respinte in secondo grado. In particolare, la Corte ha sottolineato che per ottenere l’esclusione della punibilità per particolare tenuità del fatto, non basta contestare genericamente la decisione, ma occorre confrontarsi con le specifiche ragioni addotte dal giudice di merito, quali i precedenti penali e il valore del bene sottratto.

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Pubblicato il 1 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità del Ricorso: Quando la Genericità Costa Cara

La Corte di Cassazione ci offre un importante spunto di riflessione sull’importanza della specificità dei motivi di impugnazione. Con una recente ordinanza, i giudici hanno dichiarato l’inammissibilità del ricorso di un imputato, condannandolo al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria. Questo caso evidenzia come la mera ripetizione di argomenti già discussi e respinti nei gradi precedenti di giudizio non costituisca un valido motivo di ricorso, ma conduca a una pronuncia di inammissibilità.

Il Caso in Analisi

Un soggetto, condannato in Corte d’Appello per un reato contro il patrimonio, decideva di presentare ricorso per Cassazione. I motivi addotti erano principalmente due: il primo contestava l’affermazione di responsabilità basata, a suo dire, su prove non utilizzabili e su una motivazione viziata; il secondo criticava il diniego della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, prevista dall’art. 131-bis del codice penale.

La Corte Suprema, tuttavia, ha rigettato in toto le doglianze, ritenendole non meritevoli di un esame nel merito.

Analisi dei Motivi di Inammissibilità del Ricorso

La decisione della Corte si fonda su una valutazione netta della qualità dei motivi presentati. Entrambi sono stati ritenuti non idonei a superare il vaglio di ammissibilità, seppur per ragioni leggermente diverse.

Il Primo Motivo: La Prova e la Motivazione

L’imputato contestava la sua condanna sostenendo un vizio di motivazione e l’errata valutazione delle prove. La Cassazione ha bollato questo motivo come ‘manifestamente infondato’. La ragione è semplice e istruttiva: il ricorrente non si è confrontato con la reale motivazione della sentenza d’appello. La Corte di merito, infatti, aveva chiarito che la condanna non si basava esclusivamente su un atto specifico (la CNR), ma trovava solido fondamento nel riconoscimento del bene sottratto (una betoniera) da parte della persona offesa. Questo elemento, da solo, era stato ritenuto sufficiente a fondare il giudizio di colpevolezza. Il ricorso, ignorando questo snodo cruciale, si è rivelato inefficace.

Il Secondo Motivo sull’Art. 131-bis e l’Inammissibilità del Ricorso

Ancora più netto il giudizio sul secondo motivo, relativo alla mancata applicazione dell’art. 131-bis c.p. La Cassazione lo ha definito ‘indeducibile’ perché si limitava a una ‘pedissequa reiterazione’ di argomenti già esaminati e respinti dalla Corte d’Appello. Il giudice di secondo grado aveva negato il beneficio sulla base di una valutazione di fatto, non sindacabile in sede di legittimità, che teneva conto di:

* Il valore del bene sottratto.
* Il contegno tenuto dall’imputato.
* I suoi precedenti penali specifici per reati di furto e rapina.

In assenza di elementi positivi da valutare, la Corte d’Appello aveva concluso per l’insussistenza dei presupposti per la non punibilità. Il ricorso, non offrendo una critica argomentata e specifica contro questa valutazione, è risultato solo apparente e quindi inammissibile.

Le Motivazioni della Corte

La Suprema Corte ha ribadito un principio fondamentale del processo penale: il ricorso per Cassazione non è un terzo grado di giudizio nel merito. Il suo scopo è controllare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione, non rivalutare i fatti. Quando i motivi di ricorso sono generici, non si confrontano con le effettive ragioni della decisione impugnata o si limitano a riproporre le stesse questioni già decise, essi mancano della ‘specificità’ richiesta dalla legge. Questa carenza porta inevitabilmente a una dichiarazione di inammissibilità del ricorso.

Conclusioni

La pronuncia in esame è un monito per chi intende adire la Corte di Cassazione. È essenziale formulare motivi di ricorso che non siano una semplice riproposizione delle difese svolte in appello, ma che costituiscano una critica mirata, puntuale e argomentata dei vizi di legittimità (violazione di legge o vizio di motivazione) della sentenza impugnata. In caso contrario, il rischio concreto è quello di vedersi dichiarare il ricorso inammissibile, con conseguente condanna al pagamento delle spese e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende, come avvenuto nel caso di specie.

Quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Un ricorso viene dichiarato inammissibile quando i motivi sono manifestamente infondati, non specifici, si limitano a ripetere argomentazioni già respinte nei precedenti gradi di giudizio, oppure non si confrontano criticamente con le ragioni esposte nella sentenza impugnata.

Il riconoscimento di un oggetto da parte della vittima è una prova sufficiente per una condanna?
Sì, secondo quanto emerge dalla decisione, il riconoscimento di un bene sottratto da parte della persona offesa può essere considerato un elemento di prova idoneo e sufficiente a fondare un giudizio di responsabilità penale a carico dell’imputato.

Avere precedenti penali impedisce di beneficiare della non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.)?
Sì, i precedenti penali, specialmente se specifici per reati della stessa indole (in questo caso, furto e rapina), insieme ad altri elementi come il valore del bene e il contegno dell’imputato, sono fattori che il giudice valuta negativamente e possono portare a escludere l’applicazione della causa di non punibilità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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