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Inammissibilità ricorso: i limiti del giudizio di Cassazione

La Corte di Cassazione dichiara l’inammissibilità di un ricorso avverso una condanna per furto aggravato. I giudici hanno stabilito che i motivi di appello non possono essere una mera riproduzione di argomenti già valutati, ma devono contenere critiche specifiche alla sentenza impugnata. Inoltre, la Corte ha ribadito che la valutazione del bilanciamento tra circostanze attenuanti e aggravanti rientra nel potere discrezionale del giudice di merito e non è sindacabile in sede di legittimità se adeguatamente motivata.

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Pubblicato il 13 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità Ricorso: Quando la Cassazione Respinge l’Appello

L’ordinanza in commento offre un’importante lezione sulla redazione dei ricorsi per Cassazione, sottolineando la necessità di specificità e critica argomentata. Un caso di inammissibilità del ricorso dimostra come la Suprema Corte delimiti il proprio campo d’azione, rispettando la discrezionalità dei giudici di merito su aspetti fondamentali come il bilanciamento delle circostanze. Analizziamo insieme la decisione per comprendere i principi che guidano i giudici di legittimità.

I Fatti del Caso

Un soggetto, condannato in primo grado e in appello per reati di furto aggravato ai sensi degli articoli 624 e 625 del codice penale, ha proposto ricorso per Cassazione. La Corte d’Appello di Palermo aveva confermato la sua responsabilità penale, inclusa la sussistenza di circostanze aggravanti e il riconoscimento della recidiva.
L’imputato ha basato il suo ricorso su quattro motivi principali:
1. Contestazioni sulla sua responsabilità penale.
2. Critiche relative alla sussistenza della circostanza aggravante prevista dall’art. 625 n. 2 c.p.
3. Argomentazioni contro il riconoscimento della recidiva.
4. Richiesta di un giudizio di prevalenza delle circostanze attenuanti generiche sulle aggravanti contestate, ai sensi dell’art. 69 c.p.

L’Analisi della Corte e l’Inammissibilità del Ricorso

La Corte di Cassazione ha esaminato i primi tre motivi del ricorso, dichiarandoli immediatamente inammissibili. La ragione di tale decisione risiede nel fatto che le argomentazioni presentate non erano originali né specifiche, ma si limitavano a riproporre profili di censura già adeguatamente esaminati e respinti con motivazioni corrette dal giudice di merito. Per la Suprema Corte, un ricorso è inammissibile se non contiene una critica specifica e puntuale delle argomentazioni della sentenza impugnata, ma si limita a una generica riproposizione delle stesse difese.

Il Bilanciamento delle Circostanze: Potere Discrezionale del Giudice

Anche il quarto motivo, relativo al bilanciamento delle circostanze, è stato giudicato infondato. L’imputato chiedeva che le attenuanti generiche venissero considerate prevalenti sulle aggravanti. La Corte ha chiarito che il cosiddetto ‘giudizio di comparazione’ tra circostanze di segno opposto è una valutazione tipicamente discrezionale del giudice di merito. Questo giudizio sfugge al sindacato di legittimità, a meno che non sia palesemente arbitrario o frutto di un ragionamento illogico. Nel caso di specie, la Corte d’Appello aveva motivato la scelta dell’equivalenza tra attenuanti e aggravanti, ritenendola la soluzione più idonea a garantire una pena adeguata e proporzionata al fatto concreto. Tale motivazione, seppur sintetica, è stata considerata sufficiente e non censurabile dalla Cassazione.

Le Motivazioni della Decisione

Le motivazioni della Corte di Cassazione si fondano su due pilastri fondamentali del diritto processuale penale. In primo luogo, il principio della specificità dei motivi di ricorso: non basta lamentarsi della sentenza, occorre spiegare perché e dove il giudice di merito ha sbagliato, confrontandosi direttamente con le sue argomentazioni. La mera ripetizione di doglianze già respinte rende l’impugnazione un esercizio sterile, destinato all’inammissibilità del ricorso. In secondo luogo, il rispetto per la valutazione discrezionale del giudice di merito in materia di commisurazione della pena. La scelta di concedere la prevalenza, l’equivalenza o la soccombenza delle attenuanti è un’attività che implica un’analisi del fatto e della personalità dell’imputato che solo il giudice che ha trattato il processo può compiere compiutamente. La Cassazione interviene solo in caso di vizi macroscopici della motivazione, non per sostituire la propria valutazione a quella del giudice inferiore.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza riafferma con chiarezza i confini del giudizio di legittimità. Per gli operatori del diritto, emerge la lezione fondamentale di redigere ricorsi che siano vere e proprie critiche ragionate della sentenza impugnata, evitando di riproporre le stesse argomentazioni. Per i cittadini, la decisione chiarisce che la determinazione della pena, inclusa la gestione delle circostanze, è un’area in cui il giudice di primo e secondo grado gode di ampia autonomia, purché le sue decisioni siano logiche e motivate. La declaratoria di inammissibilità comporta, inoltre, conseguenze economiche per il ricorrente, condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende, a sanzione di un’impugnazione ritenuta non meritevole di esame.

Quando un ricorso in Cassazione può essere dichiarato inammissibile?
Un ricorso viene dichiarato inammissibile quando è riproduttivo di censure già esaminate e respinte dal giudice di merito, senza contenere una critica specifica e puntuale alle argomentazioni della sentenza impugnata.

Il giudizio di bilanciamento tra attenuanti e aggravanti è sempre sindacabile dalla Corte di Cassazione?
No, non è sindacabile qualora non sia frutto di mero arbitrio o di un ragionamento illogico e sia sorretto da una motivazione sufficiente. Si tratta di una valutazione discrezionale tipica del giudice di merito.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità del ricorso?
Comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro (in questo caso, tremila euro) in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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