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Inammissibilità ricorso: i limiti del giudizio

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’inammissibilità del ricorso presentato da un imputato condannato per sostituzione di persona. Il motivo dell’appello, incentrato sulla presunta assenza di motivazione, è stato ritenuto generico e volto a una non consentita rivalutazione dei fatti. La Suprema Corte ha ribadito che il suo compito non è riesaminare le prove, ma verificare la coerenza logica della sentenza impugnata, confermando la condanna al pagamento delle spese e di un’ammenda.

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Pubblicato il 23 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità ricorso: Quando la Cassazione non entra nel merito

L’ordinanza in esame offre un chiaro esempio di come funziona il giudizio di legittimità e quali sono i limiti invalicabili per chi si rivolge alla Corte di Cassazione. Il caso riguarda l’inammissibilità del ricorso presentato da un cittadino contro una condanna per il reato di sostituzione di persona. La Suprema Corte ha rigettato l’istanza, non perché l’imputato fosse necessariamente colpevole, ma perché il modo in cui è stato formulato il ricorso non rispettava i requisiti previsti dalla legge. Questa decisione sottolinea un principio fondamentale: la Cassazione non è un terzo grado di giudizio dove si possono ridiscutere i fatti, ma un organo che vigila sulla corretta applicazione del diritto.

I fatti del processo

Un individuo veniva condannato in primo grado dal Tribunale di Torre Annunziata per il reato previsto dall’art. 494 del codice penale, ovvero sostituzione di persona. La sentenza di condanna veniva successivamente confermata dalla Corte d’Appello di Napoli. Non accettando la decisione, l’imputato decideva di presentare ricorso per Cassazione, affidandosi a un unico motivo: la presunta assenza di motivazione da parte dei giudici di secondo grado riguardo all’affermazione della sua responsabilità penale.

La decisione della Corte di Cassazione sull’inammissibilità del ricorso

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile. I giudici hanno chiarito che il vizio di motivazione che può essere fatto valere in Cassazione, ai sensi dell’art. 606, comma 1, lett. e) del codice di procedura penale, è un difetto specifico. Riguarda il contrasto tra lo sviluppo argomentativo della sentenza e le massime di esperienza o altre affermazioni contenute nel provvedimento stesso. Non consente, invece, di contestare la valutazione delle prove fatta dal giudice di merito.

I limiti del sindacato di legittimità

La Corte ha richiamato un importante principio, consolidato dalla giurisprudenza delle Sezioni Unite (sentenza Petrella, n. 47289/2003): il suo compito è limitato. Deve verificare l’esistenza di un apparato argomentativo logico e coerente nella sentenza impugnata, senza poter controllare se tale motivazione corrisponda effettivamente alle acquisizioni processuali. In altre parole, la Cassazione non può sostituire la propria valutazione dei fatti a quella dei giudici di primo e secondo grado. Il ricorso è stato quindi giudicato generico e rivalutativo, poiché mirava a ottenere un nuovo esame del merito della vicenda, cosa preclusa in sede di legittimità.

Le motivazioni

La motivazione della Suprema Corte si fonda sulla natura del giudizio di legittimità. Il ricorso è stato considerato manifestamente infondato perché il vizio lamentato non rientrava tra quelli censurabili. L’orizzonte del sindacato della Corte è circoscritto, per espressa volontà del legislatore, a un controllo sulla logicità della struttura argomentativa della sentenza. La motivazione della Corte d’Appello, secondo la Cassazione, non presentava alcun vizio riconducibile alla nozione di ‘motivazione mancante, contraddittoria o manifestamente illogica’. Di conseguenza, il motivo di ricorso è stato qualificato come generico e volto a una rivalutazione dei fatti, una richiesta che esula dalle competenze della Corte.

Le conclusioni

La decisione ha due conseguenze pratiche immediate. La prima è la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende, una sanzione prevista proprio per i casi di inammissibilità del ricorso. La seconda, di più ampio respiro, è un monito per chi intende adire la Suprema Corte: i motivi di ricorso devono essere specifici, pertinenti ai vizi tassativamente indicati dalla legge e non possono mai risolversi in una semplice richiesta di riconsiderare i fatti. È essenziale che l’atto di impugnazione individui con precisione il punto debole della logica del giudice di merito, senza limitarsi a proporre una diversa lettura delle prove.

Cosa significa che un ricorso per Cassazione è inammissibile?
Significa che la Corte lo respinge senza esaminare il merito della questione, perché il ricorso presenta difetti procedurali, come l’essere basato su motivi generici o non consentiti dalla legge.

La Corte di Cassazione può riesaminare le prove di un processo?
No, la Corte di Cassazione non può riesaminare le prove o i fatti. Il suo compito è limitato a verificare la corretta applicazione della legge e la coerenza logica della motivazione della sentenza impugnata.

Quali sono le conseguenze economiche di un ricorso dichiarato inammissibile?
La parte che ha presentato il ricorso inammissibile viene condannata al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria (in questo caso, tremila euro) da versare alla Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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