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Inammissibilità ricorso: i criteri per la pena

La Corte di Cassazione dichiara l’inammissibilità di un ricorso contro una sentenza della Corte d’Appello di Napoli. Il caso verteva sulla corretta rideterminazione della pena a seguito di un precedente annullamento, con particolare riguardo all’aggravante mafiosa e all’applicazione delle attenuanti su pene congiunte. La Corte ha ritenuto il ricorso manifestamente infondato, confermando la decisione impugnata e condannando la ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 18 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità Ricorso: la Cassazione sui Criteri di Calcolo della Pena

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha affrontato il tema della inammissibilità del ricorso quando i motivi proposti sono manifestamente infondati. Il caso specifico offre spunti importanti sui criteri che il giudice deve seguire nel rideterminare una pena dopo un annullamento con rinvio, specialmente in presenza dell’aggravante mafiosa e di pene congiunte. Questa decisione ribadisce la necessità di presentare censure specifiche e giuridicamente fondate per evitare una declaratoria di inammissibilità e le relative conseguenze economiche.

I Fatti del Processo

La vicenda processuale trae origine da un ricorso presentato avverso una sentenza della Corte d’Appello di Napoli. Quest’ultima era stata chiamata a rideterminare la pena nei confronti di un’imputata a seguito di un precedente annullamento da parte della stessa Corte di Cassazione. La ricorrente lamentava, con tre distinti motivi, un’errata applicazione dei criteri di calcolo della sanzione da parte dei giudici di merito.

In particolare, venivano contestati:
1. La modalità di calcolo della pena base e degli aumenti e diminuzioni applicati, in particolare con riferimento all’aggravante mafiosa, ritenuta non bilanciabile con le attenuanti generiche.
2. Una presunta violazione del divieto di reformatio in pejus, ovvero il divieto di peggiorare la condizione dell’imputato in assenza di un appello del pubblico ministero.
3. L’errata applicazione della riduzione per le attenuanti sulla pena pecuniaria, applicata in misura diversa rispetto alla pena detentiva.

L’Inammissibilità del Ricorso e la Decisione della Cassazione

La Suprema Corte ha respinto tutte le doglianze, dichiarando il ricorso inammissibile per manifesta infondatezza. Gli Ermellini hanno fornito chiarimenti precisi su ciascuno dei punti sollevati, confermando la correttezza dell’operato della Corte d’Appello.

La Corretta Rideterminazione della Pena

Per quanto riguarda i primi due motivi, la Cassazione ha evidenziato come la Corte d’Appello avesse seguito pedissequamente le indicazioni fornite nella precedente sentenza di annullamento. I giudici di merito avevano correttamente motivato la pena inflitta, tenendo conto dei criteri per l’aumento dovuto all’aggravante mafiosa (non bilanciabile con le attenuanti) e delle successive diminuzioni, senza violare il divieto di reformatio in pejus. La motivazione è stata giudicata coerente e adeguata rispetto alla gravità dei fatti contestati.

L’Applicazione delle Attenuanti su Pene Congiunte

Anche il terzo motivo è stato giudicato infondato. La Corte ha richiamato un principio consolidato (Cass. Pen. Sez. 3, n. 37849/2015), secondo cui, in caso di reati puniti con pene congiunte (detentive e pecuniarie), la riduzione derivante da circostanze attenuanti deve essere operata su entrambe. Tuttavia, il giudice non è obbligato a utilizzare il medesimo criterio quantitativo per la sanzione detentiva e per quella pecuniaria. Gode, infatti, di un potere discrezionale nel determinare l’entità della riduzione per ciascuna pena, purché la sua decisione sia logicamente motivata.

Le Motivazioni

Le motivazioni alla base della decisione della Suprema Corte risiedono nella manifesta infondatezza di tutti i motivi di ricorso. La Corte ha ritenuto che la sentenza impugnata fosse giuridicamente corretta e adeguatamente motivata. I giudici di secondo grado avevano applicato correttamente i principi di diritto indicati dalla Cassazione stessa in sede di annullamento, senza incorrere in alcuna violazione di legge. La decisione sulla non obbligatorietà di un criterio identico per la riduzione delle pene detentive e pecuniarie ha ulteriormente rafforzato la valutazione di infondatezza del ricorso, ribadendo la discrezionalità del giudice di merito in tale ambito.

Le Conclusioni

La declaratoria di inammissibilità del ricorso ha comportato, ai sensi dell’art. 616 del codice di procedura penale, la condanna della ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di 3.000 euro in favore della cassa delle ammende. Questa pronuncia sottolinea l’importanza di presentare ricorsi basati su motivi solidi e pertinenti. Un’impugnazione fondata su argomentazioni manifestamente infondate non solo non ottiene il risultato sperato, ma comporta anche significative conseguenze economiche per il proponente, rendendo definitiva la condanna.

Quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Un ricorso viene dichiarato inammissibile, come nel caso di specie, quando i motivi proposti sono ritenuti ‘manifestamente infondati’, ovvero privi di qualsiasi pregio giuridico.

In caso di annullamento con rinvio, il nuovo giudice può peggiorare la pena dell’imputato?
No, il giudice del rinvio non può peggiorare la pena se l’unico a impugnare è stato l’imputato. La Corte ha infatti specificato che nel caso esaminato non vi è stata alcuna violazione del ‘divieto di reformatio in pejus’.

Se un reato prevede sia carcere che multa, la riduzione per le attenuanti deve essere identica per entrambe le pene?
No. La Corte ha chiarito che, sebbene la riduzione debba essere operata su entrambe le pene (congiunte), il giudice non è obbligato a seguire il medesimo criterio di calcolo per la sanzione detentiva e per quella pecuniaria.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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