LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Inammissibilità ricorso generico: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’inammissibilità del ricorso generico presentato da un imputato condannato per evasione. Il ricorso si limitava a riproporre le stesse doglianze già respinte in appello, senza argomentazioni specifiche. La Corte ha confermato sia la gravità del fatto, che escludeva la particolare tenuità, sia l’applicazione della recidiva, poiché il nuovo reato era stato commesso durante l’esecuzione di una misura alternativa per una precedente condanna.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 30 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità ricorso generico: la Cassazione chiarisce i limiti dell’impugnazione

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha affrontato il tema dell’inammissibilità del ricorso generico, ribadendo principi fondamentali del processo penale. La decisione sottolinea come un’impugnazione, per essere valida, non possa limitarsi a una sterile ripetizione di argomenti già vagliati e respinti nei precedenti gradi di giudizio. Questo caso offre spunti cruciali sulla corretta formulazione dei ricorsi e sulle conseguenze della recidiva.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine dalla condanna di un individuo per il reato di evasione, previsto dall’art. 385 del codice penale. La sentenza, emessa dal Tribunale e confermata dalla Corte d’Appello, aveva inflitto una pena di un anno di reclusione. La pena era stata aumentata in virtù della contestata recidiva semplice, poiché l’imputato aveva già precedenti penali.

Contro la decisione della Corte d’Appello, l’imputato ha proposto ricorso per Cassazione, basando la sua difesa su due punti principali:
1. L’erronea applicazione della legge penale per non aver riconosciuto la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.).
2. La mancata esclusione della recidiva.

La questione dell’inammissibilità del ricorso generico

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. Il motivo centrale di questa decisione risiede nella natura stessa dell’impugnazione. I giudici hanno rilevato che il ricorrente si era limitato a “reiterare assertivamente profili di doglianza già adeguatamente vagliati e disattesi dalle conformi decisioni di merito”.

In sostanza, il ricorso non presentava nuovi e specifici motivi di critica contro la sentenza d’appello, ma si configurava come una mera riproposizione di argomenti già esaminati e motivatamente respinti. Questo comportamento processuale porta alla formulazione di un ricorso definito “generico”, che per legge non può essere esaminato nel merito.

La recidiva e la gravità della condotta

La Corte ha inoltre confermato la correttezza delle decisioni dei giudici di merito riguardo agli altri punti sollevati. Per quanto riguarda la particolare tenuità del fatto, i giudici di merito avevano già fornito una motivazione logica e priva di vizi per escluderla, sottolineando la gravità della condotta dell’imputato.

Anche la decisione di applicare la recidiva è stata ritenuta corretta. La Corte ha valorizzato una circostanza di fatto dirimente: il nuovo reato di evasione era stato commesso a breve distanza temporale dal passaggio in giudicato di una precedente condanna e, soprattutto, durante il periodo in cui l’imputato stava eseguendo una misura alternativa alla detenzione. Questo dimostrava, secondo i giudici, una totale assenza di effetti deterrenti della pena precedente, giustificando pienamente l’aumento di pena per la recidiva.

Le Motivazioni della Corte

Le motivazioni della Corte si fondano su un principio consolidato della procedura penale: il ricorso per Cassazione non è un terzo grado di giudizio nel quale si possono riesaminare i fatti, ma un controllo di legittimità sulla corretta applicazione della legge e sulla logicità della motivazione delle sentenze precedenti. Un ricorso che non individua vizi specifici ma si limita a contestare genericamente la valutazione dei fatti è, per sua natura, inammissibile.

La Corte ha specificato che i giudici di merito avevano esposto in modo coerente le ragioni per cui la condotta non poteva essere considerata di lieve entità e perché la recidiva dovesse essere applicata. Il fatto che il reato fosse stato commesso durante l’esecuzione di una misura alternativa è stato considerato un elemento di particolare gravità, indicativo di una spiccata tendenza a delinquere e di un disprezzo per le decisioni dell’autorità giudiziaria.

Le Conclusioni

In conclusione, l’ordinanza stabilisce che la mera riproposizione di argomenti già respinti, senza una critica puntuale e specifica della sentenza impugnata, rende il ricorso generico e quindi inammissibile. La conseguenza diretta dell’inammissibilità è la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle Ammende. La decisione riafferma l’importanza di redigere atti di impugnazione tecnicamente validi e fondati su precise censure giuridiche, evitando di trasformare il giudizio di legittimità in un’ulteriore istanza di merito.

Quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile per genericità?
Un ricorso è dichiarato inammissibile per genericità quando si limita a ripetere le stesse argomentazioni già presentate e respinte nei precedenti gradi di giudizio, senza formulare critiche specifiche e puntuali contro la logica o la legalità della sentenza impugnata.

Perché la Corte ha ritenuto corretta l’applicazione della recidiva in questo caso?
La Corte ha confermato l’applicazione della recidiva perché il nuovo reato era stato commesso poco dopo una precedente condanna definitiva e, in particolare, mentre l’imputato stava eseguendo una misura alternativa alla detenzione. Ciò dimostrava la mancanza di un effetto deterrente della pena precedente.

Quali sono le conseguenze per chi propone un ricorso dichiarato inammissibile?
La declaratoria di inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro a titolo di sanzione a favore della Cassa delle Ammende, in questo caso fissata in tremila euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati