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Inammissibilità ricorso generico: la Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per tentata truffa. La Corte ha stabilito che l’impugnazione era generica, poiché non specificava in modo argomentato i punti della sentenza di appello che si intendevano contestare. Questo caso sottolinea il principio di specificità dei motivi di ricorso, confermando che l’inammissibilità del ricorso generico è una sanzione processuale inevitabile quando le critiche alla decisione impugnata non sono puntuali e dettagliate.

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Pubblicato il 8 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità Ricorso Generico: La Cassazione Conferma Condanna per Truffa

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 11767 del 2024, ribadisce un principio fondamentale del diritto processuale penale: la necessità di specificità nei motivi di ricorso. Il caso analizzato offre uno spunto prezioso per comprendere le ragioni che portano alla dichiarazione di inammissibilità del ricorso generico, un esito che impedisce alla Corte di esaminare il merito della questione. La vicenda riguarda una condanna per tentata truffa, confermata in appello e divenuta definitiva a seguito della decisione della Suprema Corte.

I Fatti del Caso: La Tentata Truffa dei Vasi Preziosi

La vicenda ha origine da un elaborato tentativo di truffa ai danni di una commerciante. Un individuo, complice dell’imputato, aveva consegnato alla negoziante due vasi di valore, per un costo dichiarato di tredicimila euro ciascuno, con la formula del conto vendita.

Successivamente, l’imputato si era presentato presso l’esercizio commerciale, sostenendo che la vendita fosse in realtà fittizia e chiedendo alla commerciante la somma di settemila euro in contanti a titolo di ‘compenso’. L’operazione criminale non andava a buon fine per ragioni indipendenti dalla volontà dell’imputato: la vittima designata, insospettita, si rifiutava di cedere alle richieste di denaro e allertava le forze dell’ordine.

Il Percorso Giudiziario e i Motivi del Ricorso

Sia in primo grado che in appello, l’imputato veniva condannato per il reato di tentata truffa. La difesa decideva quindi di presentare ricorso per cassazione, lamentando una violazione di legge e un vizio di motivazione. In particolare, il ricorrente sosteneva che la Corte d’Appello non avesse adeguatamente considerato la presunta carenza di prove a sostegno della sua responsabilità e la necessità di compiere ulteriori accertamenti per definire gli elementi integrativi del reato.

L’argomentazione difensiva si concentrava sulla presunta debolezza delle prove relative al ‘concorso’ dell’imputato nel reato, ovvero la sua partecipazione attiva e consapevole al piano criminoso ideato con il complice.

La Decisione della Cassazione: L’inammissibilità del ricorso generico

La Corte di Cassazione ha rigettato le argomentazioni della difesa, dichiarando il ricorso inammissibile. La decisione si fonda su un consolidato orientamento giurisprudenziale, richiamato anche dalle Sezioni Unite, secondo cui un atto di impugnazione, per superare il vaglio di ammissibilità, non può essere generico. L’inammissibilità del ricorso generico scatta quando i motivi non sono specifici, ovvero non individuano con precisione il ‘punto’ della decisione impugnata che si intende criticare.

Le Motivazioni della Corte

La Suprema Corte ha spiegato che l’impugnante ha l’onere di enunciare e argomentare in modo esplicito i rilievi critici rispetto alle ragioni di fatto e di diritto poste a fondamento della sentenza contestata. Nel caso di specie, il ricorrente si era limitato a dolersi genericamente della carenza di motivazione riguardo al suo ‘concorso’ nel reato, senza però confrontarsi analiticamente con le argomentazioni sviluppate dai giudici di merito.

I giudici della Cassazione hanno evidenziato come le due sentenze conformi dei gradi precedenti avessero, al contrario, indicato chiaramente gli elementi a sostegno della responsabilità dell’imputato. La motivazione era ritenuta logica e coerente, basandosi sull’interpretazione delle prove che dimostravano un sicuro collegamento tra l’imputato e il suo complice. In particolare, la stringente sequenza temporale della condotta (consegna dei vasi, quasi immediata visita dell’imputato, richiesta di denaro e successiva irreperibilità di entrambi i soggetti) costituiva un quadro probatorio solido, che il ricorso non era riuscito a scalfire con critiche specifiche e pertinenti.

Le doglianze proposte sono state quindi qualificate come generiche e, come tali, non idonee a superare la soglia di ammissibilità.

Conclusioni

La sentenza in commento rappresenta un’importante conferma del rigore richiesto nella redazione degli atti di impugnazione. Non è sufficiente manifestare un generico dissenso rispetto alla decisione del giudice, ma è necessario articolare critiche puntuali, specifiche e argomentate, in grado di dialogare criticamente con la motivazione della sentenza impugnata. In assenza di tali requisiti, l’esito processuale è segnato: l’inammissibilità del ricorso, con la conseguente condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria, rende la sentenza di condanna definitiva senza che si entri nel merito delle questioni sollevate.

Perché il ricorso per cassazione è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché ritenuto generico. La difesa non ha specificato in modo puntuale e argomentato i motivi di critica contro la sentenza della Corte d’Appello, limitandosi a lamentare una generica carenza di prove senza contestare analiticamente le ragioni esposte dai giudici di merito.

Cosa significa che un motivo di ricorso è ‘generico’?
Un motivo di ricorso è considerato ‘generico’ quando non individua con precisione il punto della decisione che si contesta e non espone critiche specifiche e argomentate rispetto alle ragioni di fatto e di diritto della sentenza impugnata. In pratica, non basta affermare di non essere d’accordo, ma bisogna spiegare perché la motivazione del giudice sarebbe errata, illogica o illegittima.

Su quali elementi si basava la prova del coinvolgimento dell’imputato nella tentata truffa?
La prova del suo coinvolgimento (definito ‘concorso’ nel reato) si basava principalmente sulla ‘stringente sequenza temporale’ degli eventi. I giudici hanno ritenuto che la successione ravvicinata tra la consegna dei vasi da parte del complice, la visita dell’imputato con la richiesta di denaro e la successiva irreperibilità di entrambi, dimostrasse in modo logico e coerente un piano criminoso condiviso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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