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Inammissibilità ricorso generico: il caso della recidiva

La Corte di Cassazione dichiara l’inammissibilità di un ricorso generico contro l’applicazione della recidiva. L’ordinanza sottolinea che l’impugnazione deve contenere una critica argomentata e puntuale delle motivazioni della sentenza precedente, non un mero dissenso. La mancanza di specificità ha comportato la condanna della ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 28 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità Ricorso Generico: La Cassazione sulla Recidiva

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha ribadito un principio fondamentale del diritto processuale penale: l’inammissibilità del ricorso generico. Questa decisione sottolinea come un’impugnazione, per essere valida, debba consistere in una critica puntuale e argomentata della sentenza contestata, e non in una semplice manifestazione di dissenso. Il caso specifico riguardava la contestazione dell’aggravante della recidiva, ma i principi espressi hanno una valenza generale per ogni tipo di impugnazione.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un’imputata avverso una sentenza della Corte d’Appello che l’aveva condannata, riconoscendo anche la circostanza aggravante della recidiva. La difesa della ricorrente aveva incentrato il proprio gravame proprio sulla contestazione di tale aggravante, chiedendone l’esclusione. Il ricorso è quindi giunto all’esame della Suprema Corte per la valutazione della sua fondatezza.

La Decisione della Corte: Focus sull’Inammissibilità del Ricorso Generico

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile senza entrare nel merito della questione. La ragione di tale decisione risiede interamente nella modalità con cui il ricorso è stato formulato. Secondo gli Ermellini, i motivi presentati erano del tutto generici, poiché non si confrontavano specificamente con le argomentazioni dettagliate che la Corte d’Appello aveva esposto nella sua sentenza per giustificare l’applicazione della recidiva.

La funzione tipica dell’impugnazione, come ricordato dalla Corte citando un proprio precedente consolidato (Sez. 6, n. 8700 del 21/1/2013), è quella di una “critica argomentata”. Ciò impone al ricorrente l’onere di indicare in modo specifico le ragioni di diritto e gli elementi di fatto che sostengono la propria tesi, creando un confronto diretto e puntuale con le motivazioni del provvedimento che si intende contestare.

Le Motivazioni della Corte

La Corte ha spiegato che la pronuncia d’appello aveva adeguatamente motivato la scelta di applicare l’aggravante della recidiva. I giudici di secondo grado avevano infatti considerato diversi elementi:

* L’indole dei reati: i nuovi reati erano della stessa natura dei precedenti.
* Il fattore temporale: era trascorso un breve lasso di tempo tra la precedente condanna e la commissione del nuovo reato.
* I precedenti di polizia: la presenza di altri precedenti rendeva impossibile formulare una prognosi favorevole circa la futura astensione dal commettere reati.
* L’accresciuta pericolosità: la nuova azione delittuosa era sintomatica di una maggiore capacità a delinquere e di una più elevata pericolosità sociale della ricorrente.

Di fronte a questa solida motivazione, il ricorso si era limitato a contestare la recidiva in modo astratto, senza smontare punto per punto le argomentazioni della Corte territoriale. Questa mancanza di specificità ha violato i requisiti previsti dagli articoli 581 e 591 del codice di procedura penale, rendendo l’impugnazione inevitabilmente inammissibile.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

L’ordinanza in esame è un monito importante per gli operatori del diritto. La redazione di un atto di impugnazione richiede un’analisi meticolosa e approfondita della sentenza che si intende criticare. Non è sufficiente esprimere un generico disaccordo, ma è necessario costruire un’argomentazione logico-giuridica che si confronti direttamente con le motivazioni del giudice, evidenziandone eventuali vizi, omissioni o errori. Un ricorso generico non solo è destinato al fallimento, ma comporta anche conseguenze negative per l’assistito, come la condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria, che in questo caso è stata quantificata in tremila euro. La specificità dei motivi non è un mero formalismo, ma l’essenza stessa del diritto di impugnazione.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché ritenuto generico. La ricorrente non ha contestato in modo specifico le argomentazioni della sentenza d’appello relative all’applicazione della recidiva, mancando di instaurare un confronto puntuale con le motivazioni del provvedimento impugnato.

Quali sono i requisiti essenziali di un ricorso secondo la Cassazione?
Un ricorso, per essere ammissibile, deve realizzare una “critica argomentata” della decisione contestata. Deve indicare specificamente le ragioni di diritto e gli elementi di fatto che fondano il dissenso, confrontandosi direttamente con le argomentazioni della sentenza che si intende riformare.

Quali sono state le conseguenze economiche dell’inammissibilità per la ricorrente?
A seguito della dichiarazione di inammissibilità, la ricorrente è stata condannata al pagamento delle spese processuali e al versamento della somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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