LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Inammissibilità ricorso generico: analisi della Cass.

La Corte di Cassazione dichiara l’inammissibilità di un ricorso in materia di stupefacenti a causa della sua natura generica. L’imputato aveva lamentato una mancata motivazione sulle cause di proscioglimento senza specificarle. La Corte ha confermato la condanna, sottolineando che un appello deve contenere critiche specifiche e non può limitarsi a una richiesta generica di riesame, confermando così il principio dell’inammissibilità ricorso generico.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 8 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità Ricorso Generico: La Cassazione Sottolinea la Necessità di Motivi Specifici

L’ordinanza in esame della Corte di Cassazione offre un’importante lezione sulla redazione degli atti di impugnazione nel processo penale. Il caso riguarda una condanna per detenzione di sostanze stupefacenti, ma il principio affermato ha una portata generale: un ricorso che non articola critiche precise e dettagliate contro la sentenza impugnata è destinato all’inammissibilità ricorso generico. Questa decisione ribadisce come non sia sufficiente lamentare un vizio di motivazione in astratto, ma sia indispensabile confrontarsi puntualmente con le argomentazioni del giudice di merito.

I Fatti del Caso

Un individuo veniva condannato in primo e in secondo grado per il reato di detenzione di stupefacenti, previsto dall’art. 73, comma 5, del D.P.R. 309/90. La Corte d’Appello di Bari, con sentenza del 27 settembre 2024, confermava la decisione del Tribunale, che lo aveva condannato a 1 anno e 4 mesi di reclusione e 2.800,00 euro di multa. Le prove a suo carico erano significative: il possesso di 20 grammi di cocaina ad elevata purezza (quasi 80%), il confezionamento in dosi, il tentativo di fuga all’arrivo delle forze dell’ordine e una confessione resa in sede di interrogatorio.

Contro questa decisione, l’imputato proponeva ricorso per Cassazione, affidandosi a un unico motivo: la mancanza di motivazione in riferimento alla possibile esistenza di cause di proscioglimento, secondo quanto previsto dall’art. 129 del codice di procedura penale.

La Decisione della Corte di Cassazione e l’Inammissibilità del Ricorso

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato e, di conseguenza, inammissibile. Il fulcro della decisione risiede nella genericità del motivo di ricorso. I giudici hanno evidenziato come il ricorrente si sia limitato a enunciare una presunta “mancanza di motivazione” senza indicare quali specifiche cause di proscioglimento la Corte d’Appello avrebbe omesso di considerare.

Questo approccio, secondo la Cassazione, si traduce in una richiesta inammissibile di rivalutazione del materiale probatorio, un compito che non spetta al giudice di legittimità. La Corte non può riesaminare i fatti, ma solo verificare la corretta applicazione della legge e la coerenza logica della motivazione della sentenza impugnata.

Le Motivazioni: la Specificità come Requisito Essenziale del Ricorso

La Corte ha spiegato che la motivazione della sentenza d’appello era completa e approfondita. I giudici di merito avevano analiticamente esaminato tutti gli elementi probatori, valorizzando la quantità e qualità dello stupefacente, le modalità di confezionamento e il comportamento dell’imputato. Questi elementi, correttamente valutati, escludevano in radice l’applicabilità di cause di non punibilità.

Inoltre, la Corte territoriale aveva già affrontato e disatteso temi come la “particolare tenuità del fatto”, la recidiva e le attenuanti, dimostrando di aver compiuto un esame completo della vicenda. Di fronte a una motivazione così strutturata, il ricorrente avrebbe dovuto muovere critiche specifiche, indicando le lacune o le illogicità del ragionamento seguito dalla Corte d’Appello. La mera evocazione dell’art. 129 c.p.p. si è rivelata una sollecitazione inefficace e, in ultima analisi, inammissibile.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche della Decisione

Questa ordinanza è un monito per la difesa: un ricorso per Cassazione deve essere uno strumento di critica puntuale e argomentata, non una generica contestazione. L’inammissibilità ricorso generico non è solo una sanzione processuale, ma la logica conseguenza di un’impugnazione che non si confronta con le ragioni della decisione che intende contestare. La pronuncia di inammissibilità comporta, ai sensi dell’art. 616 c.p.p., la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali, rendendo l’esito non solo sfavorevole dal punto di vista giudiziario, ma anche oneroso.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile dalla Corte di Cassazione?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché era generico. L’appellante ha lamentato una ‘mancanza di motivazione’ riguardo alle possibili cause di proscioglimento senza specificare quali di queste la Corte d’Appello avrebbe dovuto considerare.

Quali prove sono state usate per condannare l’imputato nei gradi di merito?
La condanna si è basata su una serie di elementi: la quantità della sostanza stupefacente (20 grammi di cocaina), l’elevato principio attivo (purezza quasi all’80%), il confezionamento in dosi, il tentativo di fuga dell’imputato e la sua confessione durante l’interrogatorio di garanzia.

Qual è la conseguenza di un ricorso dichiarato inammissibile?
In base all’ordinanza e ai sensi dell’art. 616 del codice di procedura penale, la dichiarazione di inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati