LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Inammissibilità ricorso generico: analisi Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’inammissibilità del ricorso generico presentato da un imputato contro la quantificazione della pena. Il ricorso è stato ritenuto vago per non aver specificato i presunti vizi della motivazione. La Corte ha confermato che la gravità della condotta, ovvero guida senza patente in regime di sorveglianza speciale e fuga alla vista delle forze dell’ordine, giustificava pienamente la sanzione inflitta in appello.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 19 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità Ricorso Generico: la Cassazione ribadisce i requisiti di specificità

Con l’ordinanza n. 20929/2024, la Corte di Cassazione torna a pronunciarsi su un tema cruciale della procedura penale: l’inammissibilità del ricorso generico. La decisione sottolinea come un’impugnazione, per essere valida, non possa limitarsi a una critica vaga e superficiale della sentenza di secondo grado, ma debba indicare con precisione le ragioni di fatto e di diritto che la sostengono. Questo caso offre uno spunto fondamentale per comprendere i doveri del ricorrente e i limiti del sindacato di legittimità.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine dal ricorso presentato da un imputato avverso la sentenza della Corte di Appello che aveva confermato la sua condanna. L’imputato era stato sanzionato per aver guidato un ciclomotore pur essendo privo di patente, in quanto revocatagli a seguito della sottoposizione alla misura della sorveglianza speciale di Pubblica Sicurezza. A rendere la condotta più grave, l’uomo, alla sola vista di una pattuglia dei carabinieri, si era dileguato rapidamente, rifugiandosi in una strada secondaria.

Nel suo ricorso per Cassazione, il difensore si doleva della violazione degli articoli 132 e 133 del codice penale e del vizio di motivazione in merito alla quantificazione della pena, sostenendo che la Corte di Appello si fosse limitata a confermare la decisione di primo grado senza un’autonoma valutazione.

La Decisione della Corte: Focus sull’Inammissibilità del Ricorso Generico

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. La motivazione di tale decisione è netta: il ricorso è stato giudicato “assolutamente generico”. Secondo i giudici di legittimità, il ricorrente si era limitato a denunciare un mero “appiattimento” sulla sentenza di primo grado, omettendo però di specificare in cosa consistesse l’omissione motivazionale e quali elementi fattuali sarebbero stati trascurati dalla Corte territoriale.

La Corte ha quindi condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende, come previsto dall’articolo 616 del codice di procedura penale in caso di inammissibilità del ricorso.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Suprema Corte sono chiare e si articolano su due livelli. In primo luogo, viene ribadito che un ricorso non può essere una sterile riproposizione di doglianze generiche. È necessario che l’atto di impugnazione contenga una critica specifica e puntuale al provvedimento impugnato, evidenziando le ragioni per cui la motivazione del giudice d’appello sarebbe carente, illogica o contraddittoria.

In secondo luogo, la Cassazione ha ritenuto che la decisione della Corte di Appello fosse, in realtà, sorretta da una “sufficiente motivazione”. I giudici di merito avevano correttamente escluso le attenuanti generiche e confermato il trattamento sanzionatorio basandosi su elementi concreti: la gravità della condotta e le caratteristiche dell’imputato. La fuga alla vista delle forze dell’ordine e la guida senza patente, nonostante il regime di sorveglianza speciale, sono stati considerati indici di una particolare gravità del fatto, sufficienti a giustificare la pena inflitta. Infine, la Corte ha ricordato un principio di diritto consolidato: il giudice di merito, nell’esercitare il suo potere discrezionale nella determinazione della pena ai sensi dell’art. 133 c.p., non è tenuto a esaminare analiticamente ogni singolo parametro, ma è sufficiente che la sua valutazione sia logica, congrua e coerente.

Le Conclusioni

Questa ordinanza riafferma l’importanza dei motivi di ricorso in Cassazione. Non è sufficiente lamentare un’errata valutazione da parte del giudice di merito; è indispensabile argomentare in modo specifico e dettagliato, pena l’inammissibilità del ricorso generico. Per gli operatori del diritto, la lezione è chiara: l’atto di impugnazione deve essere un dialogo critico con la sentenza impugnata, non una lamentela astratta. Per i cittadini, la decisione conferma che il sistema giudiziario richiede rigore e precisione a ogni livello, e che la gravità del comportamento tenuto dall’imputato è un fattore determinante nella commisurazione della pena.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché ritenuto ‘assolutamente generico’. Il ricorrente si è limitato a criticare la sentenza d’appello come una mera conferma di quella di primo grado, senza specificare quali fossero le omissioni o i vizi nella motivazione.

Quali elementi ha considerato la Corte d’Appello per confermare la pena?
La Corte d’Appello ha basato la sua decisione sulla gravità della condotta e sulle caratteristiche della stessa. In particolare, ha valorizzato il fatto che l’imputato, già sottoposto a sorveglianza speciale e con patente ritirata, si sia messo alla guida di un ciclomotore e si sia dileguato alla vista dei carabinieri.

Il giudice è obbligato a esaminare tutti i parametri dell’art. 133 c.p. per decidere la pena?
No. Secondo la Corte, l’onere motivazionale del giudice non richiede necessariamente l’esame analitico di tutti i parametri elencati nell’art. 133 del codice penale. È sufficiente che la valutazione sia esercitata in modo congruo, logico e coerente, anche facendo riferimento a pochi, ma significativi, elementi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati