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Inammissibilità ricorso e Riforma Cartabia: la Cassazione

La Corte di Cassazione dichiara l’inammissibilità del ricorso di un imputato condannato per truffa e furto. La Corte stabilisce che, a causa dell’inammissibilità, non è possibile applicare le nuove norme sulla procedibilità a querela introdotte dalla Riforma Cartabia per il reato di furto. Viene inoltre ribadito che non si possono presentare in Cassazione motivi non sollevati nel precedente grado di appello.

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Pubblicato il 8 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso in Cassazione: le conseguenze dell’inammissibilità sulla Riforma Cartabia

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione torna a pronunciarsi su un tema di grande rilevanza processuale: le conseguenze derivanti dalla inammissibilità del ricorso. Il caso in esame offre lo spunto per analizzare due principi fondamentali del nostro ordinamento: il divieto di presentare motivi nuovi in sede di legittimità e l’impossibilità di applicare le novità legislative, come quelle introdotte dalla Riforma Cartabia sulla procedibilità a querela, quando l’impugnazione non supera il vaglio preliminare di ammissibilità.

I Fatti del Caso

La vicenda processuale trae origine da una sentenza della Corte di Appello che, in parziale riforma di una pronuncia di primo grado, aveva condannato un imputato per i reati di truffa e furto aggravato. Per un terzo capo d’imputazione, invece, era stata dichiarata l’estinzione del reato per intervenuta prescrizione. L’imputato, tramite il suo difensore, decideva di presentare ricorso per cassazione, affidandolo a tre distinti motivi.

I Motivi del Ricorso e la Decisione della Corte

I tre motivi sollevati dalla difesa erano i seguenti:
1. La richiesta di dichiarare l’estinzione del reato di furto per mancanza di querela, in applicazione delle nuove disposizioni introdotte dalla Riforma Cartabia, che hanno modificato il regime di procedibilità per tale fattispecie.
2. La contestazione sulla procedibilità del reato di truffa, lamentando l’assenza di una valida querela da parte della persona offesa.
3. L’eccezione di intervenuta prescrizione per una parte delle condotte relative al reato di truffa.

La Corte di Cassazione, tuttavia, ha dichiarato l’intero ricorso inammissibile, respingendo tutte le doglianze della difesa.

La regola sull’inammissibilità del ricorso per motivi nuovi

Il secondo motivo di ricorso, relativo alla presunta mancanza di querela per la truffa, è stato giudicato inammissibile in quanto motivo nuovo. La Corte ha sottolineato un principio consolidato nella giurisprudenza di legittimità: non possono essere portate all’attenzione della Cassazione questioni che non siano state precedentemente sottoposte al vaglio del giudice d’appello. Questa regola serve a evitare che le parti possano sottrarre intenzionalmente delle questioni al secondo grado di giudizio per poi ‘giocarsele’ per la prima volta in Cassazione, minando la logica e la progressione del processo.

Anche il terzo motivo, sulla prescrizione, è stato ritenuto manifestamente infondato, poiché i termini non erano ancora decorsi al momento della celebrazione del giudizio d’appello.

Riforma Cartabia e Inammissibilità: un nesso inscindibile

La parte più interessante della decisione riguarda il primo motivo. La Corte ha chiarito che, una volta accertata l’inammissibilità del ricorso sulla base degli altri motivi (uno nuovo, l’altro infondato), si determina una barriera processuale insormontabile. Questa barriera impedisce la costituzione di un valido rapporto processuale dinanzi alla Corte di Cassazione e, di conseguenza, preclude l’esame di qualsiasi altra questione, incluse quelle relative alla procedibilità del reato sorte in un momento successivo alla sentenza impugnata.

Le motivazioni della Corte

La Suprema Corte ha spiegato che l’inammissibilità del ricorso ‘cristallizza’ la situazione giuridica al momento della decisione di secondo grado. Pertanto, le modifiche normative favorevoli all’imputato, come l’estensione del regime di procedibilità a querela per il furto introdotta dalla Riforma Cartabia, non possono essere applicate se l’impugnazione è viziata da cause di inammissibilità originarie. Citando un importante precedente delle Sezioni Unite (sent. Salatino), la Corte ribadisce che un ricorso inammissibile non può fungere da veicolo per introdurre nel giudizio di legittimità questioni di procedibilità sopravvenute. In altre parole, se il ricorso non è valido fin dall’inizio, il giudice non ha neppure il potere di esaminare se le nuove leggi potrebbero trovare applicazione.

Conclusioni

L’ordinanza in commento ribadisce con forza due principi cardine del processo penale. In primo luogo, il ricorso per cassazione non è una terza istanza di merito, ma un giudizio di legittimità in cui possono essere fatte valere solo le questioni già dibattute nei gradi precedenti. In secondo luogo, e con implicazioni pratiche di notevole portata, l’ammissibilità del ricorso è la ‘chiave d’accesso’ al giudizio di Cassazione. Senza questa chiave, la porta rimane chiusa a qualsiasi questione, comprese le potenziali applicazioni di norme favorevoli sopravvenute come quelle della Riforma Cartabia. La decisione impone quindi agli operatori del diritto la massima attenzione nella formulazione dei motivi di ricorso, poiché un errore iniziale può precludere definitivamente la possibilità di beneficiare di importanti cambiamenti legislativi.

È possibile sollevare per la prima volta in Cassazione un motivo di ricorso non presentato in appello?
No. La Corte Suprema ha ribadito che non sono ammessi ‘motivi nuovi’. Un motivo non dedotto in appello non può essere esaminato in sede di legittimità, perché altrimenti si annullerebbe una decisione su un punto che non è mai stato sottoposto al giudice precedente.

Se un ricorso per cassazione è inammissibile, il giudice può comunque applicare le nuove norme sulla procedibilità a querela introdotte dalla Riforma Cartabia?
No. L’inammissibilità del ricorso impedisce la formazione di un valido rapporto processuale. Di conseguenza, la Corte non può esaminare questioni, come la procedibilità a querela, emerse normativamente dopo la sentenza impugnata, perché il ricorso non ha superato il vaglio preliminare di validità.

Quali sono le conseguenze della dichiarazione di inammissibilità del ricorso?
Il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria (in questo caso, 3.000 euro) a favore della Cassa delle ammende. La sentenza impugnata diventa definitiva e non può più essere contestata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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