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Inammissibilità ricorso: condanna alle spese e sanzione

La Corte di Cassazione dichiara l’inammissibilità del ricorso presentato contro una sentenza della Corte d’Appello. A seguito di questa decisione, basata sulla manifesta infondatezza o sulla presenza di vizi formali, il ricorrente è stato condannato non solo al pagamento delle spese processuali, ma anche al versamento di una sanzione pecuniaria di 3.000 euro, in applicazione dell’art. 616 del codice di procedura penale.

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Pubblicato il 4 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità del Ricorso: Le Conseguenze Economiche per il Ricorrente

L’inammissibilità del ricorso per Cassazione rappresenta uno degli esiti più severi per chi impugna una sentenza, non solo perché preclude una revisione del merito della decisione, ma anche per le significative conseguenze economiche che ne derivano. Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione ci offre lo spunto per analizzare questo istituto e le sue implicazioni pratiche, confermando un orientamento rigoroso a tutela dell’efficienza del sistema giudiziario.

I Fatti alla Base della Decisione

Il caso in esame trae origine da un ricorso presentato avverso una sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Torino. Il ricorrente, ritenendo la decisione di secondo grado viziata, ha deciso di adire la Suprema Corte di Cassazione, l’ultimo grado di giudizio nel nostro ordinamento. Tuttavia, l’iter processuale si è concluso prima ancora di entrare nel vivo delle questioni sollevate.

La Decisione della Corte e l’Inammissibilità del Ricorso

La Corte di Cassazione, dopo aver esaminato il ricorso, lo ha dichiarato inammissibile. Questa declaratoria non entra nel merito dei motivi (non ci dice se il ricorrente avesse torto o ragione sui fatti), ma si ferma a un livello preliminare, riscontrando la mancanza dei presupposti richiesti dalla legge per poter procedere a un esame più approfondito. Le cause di inammissibilità possono essere molteplici: vizi di forma, presentazione fuori termine, motivi non consentiti dalla legge, o manifesta infondatezza.

Le Conseguenze Economiche: Spese e Sanzione Pecuniaria

La conseguenza diretta e più tangibile della declaratoria di inammissibilità del ricorso è stata la condanna del ricorrente a sostenere due distinti oneri economici, come previsto dall’articolo 616 del codice di procedura penale:
1. Pagamento delle spese processuali: il ricorrente è stato condannato a rimborsare i costi del procedimento.
2. Pagamento di una sanzione pecuniaria: la Corte ha inflitto una sanzione di 3.000 euro da versare alla Cassa delle ammende.

Le Motivazioni

La motivazione della Corte si fonda su un principio cardine della procedura penale: la responsabilità processuale. L’articolo 616 c.p.p. stabilisce che, in caso di inammissibilità, il ricorrente deve essere condannato alle spese e al pagamento di una sanzione, a meno che non si dimostri l’assenza di colpa nella determinazione della causa di inammissibilità. La Corte, richiamando anche una storica sentenza della Corte Costituzionale (n. 186/2000), ha ribadito che questa previsione non è una punizione fine a sé stessa, ma serve a scoraggiare impugnazioni dilatorie, avventate o tecnicamente errate che appesantiscono inutilmente il lavoro della Suprema Corte. Nel caso specifico, i giudici non hanno ravvisato alcuna scusante per il ricorrente, ritenendo quindi la sua condotta colposa e applicando la sanzione nella misura ritenuta equa di 3.000 euro.

Le Conclusioni

La decisione in commento è un monito chiaro: l’accesso alla Corte di Cassazione è un rimedio straordinario e non uno strumento da utilizzare con leggerezza. L’inammissibilità del ricorso non è un mero tecnicismo, ma un filtro di legalità che, se superato negativamente, comporta costi certi e talvolta ingenti. Questa ordinanza rafforza l’idea che la proposizione di un ricorso debba essere sempre preceduta da un’attenta e scrupolosa valutazione dei suoi presupposti formali e sostanziali, per evitare di incorrere in una declaratoria di inammissibilità e nelle relative sanzioni economiche, che rendono la sconfitta processuale ancora più amara.

Cosa succede quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Quando un ricorso è dichiarato inammissibile, la Corte non esamina il merito della questione. Di conseguenza, la sentenza impugnata diventa definitiva e il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e, se ritenuto in colpa, di una sanzione pecuniaria.

Perché il ricorrente è stato condannato anche a una sanzione di 3.000 euro?
Il ricorrente è stato condannato a pagare la sanzione perché la legge (art. 616 c.p.p.) lo prevede come conseguenza automatica dell’inammissibilità, a meno che non si provi l’assenza di colpa. La Corte ha ritenuto che la causa di inammissibilità fosse imputabile al ricorrente e ha stabilito l’importo di 3.000 euro come misura equa.

È possibile evitare la condanna alle spese e alla sanzione in caso di inammissibilità?
Sì, ma solo in casi eccezionali. È possibile evitare tali condanne solo se si dimostra che la causa che ha portato all’inammissibilità non è in alcun modo attribuibile a una colpa del ricorrente, una circostanza che, come specificato dalla Corte, non si è verificata nel caso di specie.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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