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Inammissibilità ricorso: condanna alle spese

La Corte di Cassazione dichiara l’inammissibilità di un ricorso avverso una sentenza della Corte d’Appello di Napoli. A seguito di tale pronuncia, il ricorrente viene condannato, ai sensi dell’art. 616 c.p.p., al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria di tremila euro in favore della Cassa delle ammende. La decisione sottolinea le conseguenze automatiche dell’inammissibilità ricorso.

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Pubblicato il 28 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità Ricorso in Cassazione: le Conseguenze Economiche

Quando un ricorso per Cassazione viene respinto per una questione di forma o di procedura, si parla di inammissibilità ricorso. Questa decisione, come chiarito da una recente ordinanza della Suprema Corte, non entra nel merito della vicenda ma produce conseguenze dirette e onerose per chi ha proposto l’impugnazione. Comprendere questo meccanismo è fondamentale per chiunque si affacci al terzo grado di giudizio.

I Fatti del Caso

Il caso in esame trae origine da un ricorso presentato alla Corte di Cassazione contro una sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Napoli. Il ricorrente, nato nel 2001, ha cercato di ottenere l’annullamento della decisione di secondo grado. Tuttavia, l’iter del suo ricorso si è interrotto prima ancora che i giudici potessero analizzare le ragioni di fondo della sua richiesta.

La Decisione della Corte sull’Inammissibilità Ricorso

Con l’ordinanza numero 22753 del 2025, la settima sezione penale della Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. Questa pronuncia non significa che la Corte abbia dato torto o ragione al ricorrente nel merito, ma semplicemente che l’atto di impugnazione non possedeva i requisiti di legge necessari per essere esaminato. La conseguenza immediata di questa declaratoria è stata l’applicazione di specifiche sanzioni economiche a carico del ricorrente.

Le Motivazioni

La Corte Suprema ha agito in stretta conformità con quanto previsto dall’articolo 616 del Codice di Procedura Penale. Questa norma stabilisce che, in caso di rigetto o di inammissibilità del ricorso, la parte privata che lo ha proposto è condannata per legge al pagamento delle spese del procedimento.

In aggiunta, la legge prevede un’ulteriore sanzione: il pagamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende. L’importo di tale sanzione pecuniaria viene stabilito discrezionalmente dalla Corte, tenendo conto delle circostanze del caso. Nella fattispecie, i giudici hanno ritenuto di non ravvisare alcuna ragione che potesse giustificare un esonero da tale pagamento e hanno fissato la somma in tremila euro. La decisione si fonda sull’esigenza di sanzionare l’utilizzo improprio dello strumento processuale, che impegna inutilmente le risorse della giustizia.

Le Conclusioni

L’ordinanza ribadisce un principio cruciale della procedura penale: l’impugnazione in Cassazione non è un atto privo di conseguenze. Un’inammissibilità ricorso, anche se basata su vizi meramente procedurali, comporta una condanna automatica al pagamento non solo delle spese processuali, ma anche di una significativa sanzione pecuniaria. Questa disposizione funge da deterrente contro la presentazione di ricorsi infondati o redatti senza la necessaria perizia tecnica, garantendo che l’accesso al massimo organo della giurisdizione sia riservato a questioni di legittimità serie e fondate.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità di un ricorso in Cassazione?
Comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende.

Qual è la norma di riferimento per la condanna alle spese in caso di ricorso inammissibile?
La norma di riferimento è l’articolo 616 del Codice di Procedura Penale.

A quanto ammontava la sanzione pecuniaria nel caso specifico deciso dalla Corte?
Nel caso specifico, la Corte ha condannato il ricorrente al pagamento di una somma di tremila euro a titolo di sanzione pecuniaria.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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