LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Inammissibilità ricorso: censure generiche e ripetitive

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’inammissibilità del ricorso presentato da tre individui contro una sentenza della Corte d’Appello di Napoli. La Suprema Corte ha ritenuto i motivi di ricorso, in particolare quello relativo alla richiesta di non punibilità per particolare tenuità del fatto, come estremamente generici e meramente riproduttivi di censure già esaminate e respinte nel grado precedente. Di conseguenza, i ricorrenti sono stati condannati al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 30 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità del Ricorso: Quando i Motivi Sono Generici e Ripetitivi

L’ordinanza della Corte di Cassazione in esame offre un importante chiarimento sui requisiti di ammissibilità dei ricorsi, sottolineando la necessità di presentare censure specifiche e non meramente ripetitive. Comprendere i motivi che portano a una dichiarazione di inammissibilità del ricorso è fondamentale per chiunque si approcci al giudizio di legittimità. Questo provvedimento evidenzia come la genericità dei motivi e la riproposizione di argomenti già vagliati nei gradi di merito costituiscano un ostacolo insormontabile per l’accesso al giudizio della Suprema Corte.

I Fatti del Caso: Il Ricorso in Cassazione

Tre individui hanno proposto ricorso per Cassazione avverso una sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Napoli. La decisione di secondo grado aveva confermato la loro responsabilità penale. Uno dei ricorrenti, in particolare, lamentava il mancato riconoscimento della causa di esclusione della punibilità per particolare tenuità del fatto, un istituto che consente di evitare la pena per reati di lieve entità.

La Questione Giuridica: L’Inammissibilità del Ricorso

Il nucleo della questione giuridica affrontata dalla Suprema Corte non riguarda il merito delle accuse, ma la stessa validità del ricorso presentato. Il punto focale è la qualità dei motivi addotti dai ricorrenti. La Corte è stata chiamata a valutare se le censure formulate fossero sufficientemente specifiche da giustificare un esame nel merito o se, al contrario, fossero talmente generiche e ripetitive da dover essere dichiarate inammissibili.

La Corte ha rilevato che i motivi presentati erano caratterizzati da censure estremamente generiche e riproduttive di profili già adeguatamente vagliati dalla Corte d’Appello. Questo vizio procedurale impedisce alla Cassazione di svolgere la sua funzione di giudice di legittimità, che non è quella di riesaminare i fatti, ma di controllare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione della sentenza impugnata.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza del 26 marzo 2025, ha dichiarato l’inammissibilità del ricorso per tutti e tre gli imputati. La motivazione della decisione si fonda su principi consolidati della procedura penale.

In primo luogo, per quanto riguarda la richiesta di uno dei ricorrenti di vedersi riconosciuta la non punibilità per particolare tenuità del fatto, i Giudici hanno definito il motivo di ricorso inammissibile. Le argomentazioni erano una mera riproposizione di quanto già sostenuto e respinto in appello. La Corte territoriale, infatti, aveva già specificato in modo chiaro che la commissione pregressa di un fatto della medesima indole era di per sé ostativa alla concessione del beneficio. Riproporre la stessa identica doglianza senza criticare specificamente la logica della decisione d’appello si traduce in una censura generica.

In secondo luogo, la Corte ha esteso il giudizio di inammissibilità a tutti i ricorsi, ritenendoli privi dei requisiti minimi per un esame nel merito. La decisione sottolinea un principio fondamentale: il ricorso in Cassazione non può essere una semplice ripetizione delle argomentazioni difensive già presentate, ma deve contenere una critica puntuale e argomentata dei vizi logici o giuridici presenti nella sentenza impugnata. Di conseguenza, i ricorrenti sono stati condannati non solo al pagamento delle spese processuali, ma anche al versamento di una somma di tremila euro ciascuno in favore della Cassa delle ammende, una sanzione pecuniaria che consegue alla declaratoria di inammissibilità per colpa del ricorrente.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche della Decisione

Questa ordinanza ribadisce un monito essenziale per la pratica forense: la redazione di un ricorso per Cassazione richiede rigore, specificità e un’analisi critica della decisione che si intende impugnare. Non è sufficiente esprimere dissenso rispetto alla sentenza di secondo grado; è necessario individuare e argomentare con precisione i vizi di legittimità che la inficiano. La conseguenza di un ricorso formulato in maniera generica o ripetitiva non è solo il mancato esame nel merito della questione, ma anche l’imposizione di sanzioni economiche a carico del ricorrente. La decisione serve quindi a scoraggiare impugnazioni dilatorie o palesemente infondate, preservando la funzione nomofilattica della Suprema Corte.

Quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Un ricorso viene dichiarato inammissibile quando le censure sollevate sono estremamente generiche e si limitano a riprodurre profili già adeguatamente esaminati e respinti dalla corte del grado precedente, senza una critica specifica alla motivazione della sentenza impugnata.

Perché il motivo relativo alla ‘particolare tenuità del fatto’ è stato respinto in questo caso?
È stato respinto perché la Corte d’Appello aveva già motivato il diniego specificando che la commissione di un precedente fatto della medesima indole era ostativa alla concessione del beneficio. Il ricorso si è limitato a riproporre la richiesta senza contestare tale specifica motivazione, risultando così generico e ripetitivo.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità del ricorso per i ricorrenti?
La dichiarazione di inammissibilità comporta la condanna dei ricorrenti al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro (in questo caso, tremila euro) in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati