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Inammissibilità ricorso Cassazione: quando è infondato

La Corte di Cassazione dichiara l’inammissibilità di un ricorso avverso una sentenza di assoluzione per particolare tenuità del fatto. La Corte ha stabilito che le censure proposte dalla difesa costituivano mere doglianze di fatto, non ammesse in sede di legittimità, confermando la correttezza della valutazione probatoria del giudice di merito. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 19 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità ricorso Cassazione: quando le censure si limitano ai fatti

L’ordinanza in esame offre un chiaro esempio pratico del principio di inammissibilità del ricorso in Cassazione quando le motivazioni addotte dall’appellante non contestano la corretta applicazione della legge, ma mirano a una nuova valutazione del merito dei fatti. La Suprema Corte ha rigettato il ricorso contro una sentenza di assoluzione per ‘particolare tenuità del fatto’, ribadendo i confini invalicabili del giudizio di legittimità.

I fatti di causa

Il caso ha origine da un controllo di polizia presso l’abitazione di un soggetto, durante il quale venivano rinvenuti alcuni proiettili all’interno di un cestino appoggiato su un mobile. A seguito di ciò, l’individuo veniva imputato per il reato previsto dall’art. 697 del codice penale (detenzione abusiva di munizioni).

Il Tribunale di primo grado, in composizione monocratica, pur riconoscendo la sussistenza del fatto e la sua attribuibilità all’imputato sulla base del verbale di sequestro e della testimonianza dell’agente di polizia giudiziaria, decideva di assolverlo. La motivazione? L’applicazione della causa di non punibilità per ‘particolare tenuità del fatto’, prevista dall’articolo 131-bis del codice penale, ritenendo l’offesa minima.

Dal primo grado al ricorso in Cassazione

Nonostante l’esito assolutorio, la difesa dell’imputato decideva di impugnare la sentenza, sostenendo che dall’istruttoria dibattimentale non fosse emersa la colpevolezza del proprio assistito ‘al di là di ogni ragionevole dubbio’. L’appello veniva correttamente riqualificato dalla Corte d’Appello come ricorso per cassazione.

L’analisi della Corte sull’inammissibilità del ricorso in Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile basandosi su una linea argomentativa netta e consolidata. I giudici hanno evidenziato come le censure mosse dalla difesa non riguardassero vizi di legittimità (cioè errori nell’applicazione delle norme giuridiche), bensì si risolvessero in ‘doglianze di fatto’.

In pratica, la difesa chiedeva alla Cassazione di effettuare una nuova e diversa valutazione delle prove raccolte in primo grado (il verbale di sequestro e la testimonianza), un’attività preclusa al giudice di legittimità. Il ricorso è stato inoltre giudicato aspecifico e manifestamente infondato.

Le motivazioni

La Corte ha sottolineato che la sentenza impugnata aveva chiaramente indicato gli elementi di prova a fondamento della responsabilità dell’imputato: il rinvenimento dei proiettili nella sua abitazione, confermato sia dal verbale di sequestro che dalla deposizione del teste di polizia. Questi elementi, secondo il giudice di merito e confermato dalla Cassazione, erano sufficienti a provare la responsabilità penale, sebbene poi neutralizzata dalla causa di non punibilità.

Di fronte a una motivazione logica e coerente del giudice di primo grado, le critiche del ricorrente si sono rivelate un tentativo, non consentito, di sostituire la valutazione del Tribunale con una propria interpretazione dei fatti. Pertanto, constatata la natura fattuale e l’infondatezza delle censure, il ricorso è stato dichiarato inammissibile.

Le conclusioni

La decisione finale è stata la dichiarazione di inammissibilità del ricorso. Come conseguenza diretta, ai sensi dell’art. 616 del codice di procedura penale, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali. Inoltre, non ravvisando ipotesi di esonero, la Corte ha disposto il versamento di una somma di tremila euro alla Cassa delle ammende. Questa pronuncia ribadisce un principio cardine del nostro sistema processuale: la Corte di Cassazione è giudice della legge, non del fatto. I ricorsi che tentano di ottenere un terzo grado di giudizio sul merito sono destinati all’inammissibilità, con le relative conseguenze economiche per il ricorrente.

Perché il ricorso alla Corte di Cassazione è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché le obiezioni sollevate dalla difesa non riguardavano errori di diritto, ma contestavano la valutazione delle prove e la ricostruzione dei fatti (cosiddette ‘doglianze di fatto’), attività che non è permessa nel giudizio di Cassazione. Inoltre, le censure sono state ritenute aspecifiche e manifestamente infondate.

Cosa significa essere assolti per ‘particolare tenuità del fatto’?
Significa che il giudice ha accertato che l’imputato ha commesso il reato, ma ha ritenuto che il danno o il pericolo causato fosse talmente esiguo e il comportamento non abituale, da non giustificare l’applicazione di una pena. È un’assoluzione che riconosce la responsabilità ma esclude la punibilità.

Quali sono le conseguenze economiche di un ricorso inammissibile?
Quando un ricorso penale viene dichiarato inammissibile, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese del procedimento e, salvo rari casi di esonero, al versamento di una somma di denaro alla Cassa delle ammende. In questo caso specifico, la somma è stata fissata in 3.000 euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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